49° CAPITOLO

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Sono appena le nove di mattina e mi sono già lavata, vestita ed ho fatto una colazione veloce.

Sono molto tesa, è da qualche anno che non vedo mia zia, e l'idea di parlarci per di più di mia madre non aiuta affatto.

<<Sono pronto scendiamo>>.

Nella hall troviamo Sophie e Noah ad aspettarci, saliamo sull'auto che abbiamo noleggiato e partiamo.

<<So che sei nervosa quindi lascia parlare me ok?>> dice Noah ed io annuisco.
Il viaggio trascorre in silenzio, evidentemente siamo tutti molto tesi e credo sia più che normale.

Dopo dieci minuti ci fermiamo di fronte alla casa nella quale sono cresciuta, non è cambiata affatto, il giardino è sempre curato con tanti fiori colorati e sotto la veranda c'è il solito dondolo, è come un tuffo nel passato... rivivevere l'illusione della mia vita perfetta.

Ero talmente immersa nei miei pensieri che non mi sono neanche accorta che Noah ha suonato il campanello; ed eccola lì la donna che mi ha cresciuto e dalla quale sono voluta andare via, i suoi capelli biondi sono legati in una coda, ha gli occhiali da vista, un aspetto sempre curato e ordinato proprio come ricordavo.

La sua espressione è indecifrabile non proferisce parola per alcuni minuti ma poi domanda:

<<Mio dio, cosa ci fate qui?>>

<<Dobbiamo parlarti>> dice mio fratello, lei apre di più la porta per farci entrare e ci fa accomodare nel soggiorno.

Il primo a prendere parola è Noah:

<<Andrò dritto al punto: vogliamo sapere dov'è nostra madre, se si è risposata e magari vedere una sua foto di adesso se ne hai>>

<<Perché?>>

<<Emh.. Perché si.. Abbiamo il diritto di saperlo.. Allora?>> mia zia fa un sorriso amaro poi incomincia a parlare.

<<È sempre sposata con vostro padre, quel drogato ubriacone, per quanto ne so non hanno altri figli e credo si trovino a Los Angeles... Ma perché volete trovarli dopo tutto quello che hanno fatto, soprattutto te - mi guarda - non ci hanno pensato più di un secondo a man...>>

<<Basta>> tuona Noah.

<<No voglio sapere continua>> dico io.

<<Non ti sei mai chiesto perché ti ho cresciuta io? Loro non ti volevano, tua madre voleva abortire, ma quando ha scoperto che era incinta era tardi per farlo, eri solo un peso, loro volevano mandarti in orfanotrofio ma ti ho preso io.... Per come sono andate le cose era meglio se mi facevo gli affari miei e ti lasciavo al tuo destino>> dice tutto ciò con un tale disprezzo nei miei confronti che quasi fa paura, mi sta facendo sentire uno schifo.

Le lacrime iniziano a scendere e mi sento soffocare qui dentro:

<<Scusate esco un attimo..>> mi alzo e a grandi passi esco da quella casa.

Inizio a correre, non so dove sto andando, voglio solo scappare da qui.

Qualcuno mi afferra il polso e riconosco subito chi è, mi getto nelle sue braccia e piango sul suo petto.

Lui mi abbraccia dandomi qualche bacio in testa.

<<Voglio farti vedere un p-posto>> dico ancora scossa dai singhiozzi, Ryan mi fa un sorriso e mi prende per mano.

Gli faccio vedere alcuni posti della mia infanzia come il parco, la mia scuola, dove facevo danza ed altri posti dove passavo le mie giornate.
È strano rivedere questi luoghi dopo mesi di assenza,ma stranamente non mi mancano qui ho tanti ricordi molti dei quali brutti; ma avere Ryan al mio fianco mi fa sentire più forte.

&quot;An Angel at Sunset&quot;Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora