Capitolo 12

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Chapter 12

Frank scese le scale, controllando per l'ennesima volta che la propria cravatta fosse in ordine.
Gli eventi degli ultimi giorni gli avevano dato troppo da pensare: non aveva passato un minuto senza tornare con la mente ai terribili istanti ad Hogsmeade, quando aveva seriamente pensato di poter morire.
Se respirava profondamente, ancora gli sembrava di poter sentire l'acre odore del fumo e del legno carbonizzato e, in fondo alla gola, il sapore acido della bile gli provocava conati di vomito.
Serrò gli occhi con forza, deglutendo.
No. Era a Hogwarts e quello che era accaduto era ormai passato. Aveva promesso che non ci avrebbe più pensato, che avrebbe forzato la sua mente a cancellare quei tremendi ricordi, ma l'immagine di Alice a terra e coperta di sangue gli si presentava prepotentemente davanti alle palpebre.
Chiuse la porta del dormitorio dietro di sé e alzò lo sguardo, rabbrividendo. Tutti i presenti, di qualsiasi età, lo fissavano con espressioni che andavano dal sorpreso all'ammirato. Forse qualcuno era pure spaventato e non a torto – : il ragazzo sfoggiava ancora i ricordi dello scontro.
Le ferite causate da maledizioni o da oggetti maledetti faticavano a rimarginarsi e neppure una maga potente come Madama Chips era stata in grado di curarglieli.
Frank strinse le labbra in una linea sottile per evitare che queste incominciassero a tremare. Non poteva mostrarsi debole.
Due paia di occhi richiamarono la sua attenzione; Lily e James, vicini alla libreria, erano immobili e lo osservavano con la stessa espressione che sapeva di aver dipinta sul volto.
Non era commiserazione. Non era neanche paura: era qualcosa che non si poteva descrivere facilmente, un misto di sollievo, rassegnazione, comprensione e profonda consapevolezza. Sapevano che sarebbero stati dannati, da quel momento in avanti, ma almeno erano insieme.
Il malandrino abbozzò un sorriso, uno di quelli che solo Il Capitano riusciva a regalare. Lui sapeva come rincuorare la gente anche quando non c'era nulla da festeggiare: gli innumerevoli anni di Quidditch lo avevano plasmato nel profondo.
Frank notò che la Caposcuola gli appoggiava una mano sull'avambraccio, come per trattenerlo o per non lasciarlo andare via.
Da quando quei due erano entrati così in confidenza?
"La guerra avvicina anche i più lontani nemici" aveva letto su qualche libro. Sopravvissuti, anche loro.
Uscì dal ritratto, per dirigersi verso la Sala Grande, dove da lì a poco sarebbe incominciato il Ballo d'Inverno.
Gli sembrava davvero assurdo che, dopo tutto quello che era successo, ancora qualcuno era in vena di festeggiamenti. Capì, però, che se tutti si fossero lasciati andare alla disperazione, Lui avrebbe vinto.
Ancora più forte della morte, è la paura.
Non potevano impedirsi di lasciarsi prendere dal panico. Non era quello che avrebbe voluto Silente. Non era quello che avrebbe voluto nessuno.
Per i corridoi, ancora le persone lo fissavano. Qualcuno si avvicinò per salutarlo e altri addirittura gli diedero delle pacche solidali sulle spalle.
Un ragazzo di una bellezza troppo particolare per essere ignorato gli passò di fianco senza sollevare gli occhi dal suolo.
Tutto, sul suo viso, rifletteva il conflitto interiore che lo stava consumando da giorni. Ecco, forse più di tutti, Sirius Black ne era uscito distrutto. Tentava di non darlo a vedere, ma persone che lo conoscevano perfettamente da sette anni non avrebbero potuto ignorare il suo comportamento schivo, il suo isolarsi dal resto del mondo.
Frank fece per voltarsi e seguirlo, ma dentro di sé seppe che Sirius non avrebbe voluto.
Sospirò e proseguì.
"Frank". Una voce, quella voce, lo bloccò al posto.
Cercò di impedirlo, ma una cascata di immagini gli invase la mente e gli mozzò il respiro. Sangue, macerie e polvere ovunque, ecco ciò che focalizzò davanti ai propri occhi.
Non c'era più nessun castello, nessuna persona, nessun Ballo d'Inverno.
"Frank" lo chiamò ancora Alice. Le dita sottili della ragazza gli sfiorarono delicate uno zigomo e, d'improvviso, tutto tornò al proprio posto.
"Alice".
La giovane stirò un sorriso stanco, ma felice. "Stai bene?".
Tra i due cadde il silenzio. Frank si chiese se avrebbe dovuto mentirle, ma si rese conto che lei, più di chiunque altro, lo avrebbe capito.
"No" ammise a bassa voce, "Non credo starò mai più come prima".
"Nessuno lo sarà. Ma siamo insieme ed è una cosa che Lui non potrà toglierci. Potrà attaccare quante volte vorrà; potrà distruggere; potrà uccidere, ma non riuscirà mai a metterci gli uni contro gli altri. È in momenti come questo che dobbiamo essere forti, più forti che in tutto il resto della nostra vita" disse Alice.

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