Capitolo 27

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Capitolo 27

"James Potter! Ascoltami bene, perché non lo ripeterò un'altra volta.. Parla con Sirius, e io accetterò il tuo invito ad Hogsmeade".

Le parole della Caposcuola rimbombarono per tutto lo stadio, irrealmente piombato in un silenzio colmo di aspettativa, sorpresa ed incredulità.

Ogni singolo sguardo era puntato sulla figura esile di Lily Evans, in bilico sul segnapunti, aggrappata coraggiosamente solo con una mano, mentre il vento gelido di gennaio le sferzava le gote senza sosta, facendo mulinare i corti capelli di fiamma intorno al viso pallido di porcellana.
Ma gli occhi... i due smeraldi luccicavano ancor più delle gemme preziose di cui portavano il colore.

James Potter non vedeva altro che lei, la sua Grifondoro, Lily Evans, la ragazzina so-tutto-io che si era trasformata da un giorno all'altro in un'indomabile donna, fiera, orgogliosa, magnifica.
La osservava, là, nel punto più altro del campo, occhi negli occhi, in una lotta silenziosa che, sapeva, non sarebbe mai stato in grado di vincere.
Non contro di lei.

Lily Evans lo stava guardando davvero, una delle rare volte in sette anni. Nelle sue iridi verdi come i prati di primavera non esisteva altro che l'immagine riflessa del giovane Cercatore.

Era pazzesco, era completamente folle.
La mente di James non riusciva a ragionare con lei vicino.Nelle orecchie, continuava a rimbombare la frase della Grifondoro urlata attraverso il microfono dello stadio:

"Accetterò il tuo invito ad Hogsmeade".

Per anni aveva sperato in quel momento. Lo aveva desiderato, sognato, pensato, aspettato e voluto così tanto che ad un certo punto aveva creduto che sarebbe impazzito, ma in quell'istante la sua mente non era in grado di elaborare una risposta.
Come suo solito, la Evans lo aveva sorpreso.

Nella sua mente aveva sempre immaginato la scena con lui davanti al camino della Sala Comune ed appoggiato con una spalla all'immensa libreria colma di libri.
Lily scendeva silenziosamente dalle scale, i lunghi capelli fiammeggianti che danzavano ipnotici lungo i fianchi snelli. Portava un libro, stretto al petto, ed un sorriso spontaneo le incurvava le labbra sottili.
James si passava una mano tra i capelli, per nulla nervoso e con tono delicato e naturale le chiedeva di uscire ad Hogsmeade.
E lei sorrideva, sorrideva a lui, senza doppi fini, senza preoccupazioni, senza astio, né risentimento. Gli sorrideva perché le andava, perché capiva che James Potter era il ragazzo giusto, quello che avrebbe dato la vita per lei, che l'avrebbe amata con tutta l'anima, che sarebbe stato sempre pronto per lei, qualsiasi cosa fosse successa.

Avrebbe dovuto immaginarlo.
Lily Evans non era una ragazza da manuale; lei non avrebbe mai permesso che qualcuno potesse prevedere le sue mosse, perché era una donna complicata, misteriosa, sempre pronta a sorprendere la gente. Le cose semplici non le piacevano e diffidava delle persone, prima di permettere loro di conoscerla.

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"Che cosa?!!".

La voce di Marlene McKinnon proruppe dalla bocca della giovane ancor più forte di una cannonata.

Nello stesso istante, Sirius Black, ancora immobile di fianco alla Caposcuola, spalancò gli occhi e spalancò le braccia in un gesto fin troppo tragico: "Comeee?!" strillò, incredulo, spostando gli occhi da Lily a James con velocità psichedelica.

Anche l'espressione della McGranitt, dapprima lastra ghiacciata e scocciata, si dipinse di stupore e, con una mano stretta al cuore, osservò Lily, stranita, come se avesse appena annunciato di voler si intrufolare nella tomba di Merlino e staccargli i denti uno per uno: "Ma.. ma.. signorina Evans..." balbettò, "Lei ha appena... il signor Potter!" sibilò, quasi per farle notare l'immensa idiozia che aveva appena commesso.

The Marauders - The seventh yearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora