Capitolo 13

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Chapter 13

Dopo sette giorni ancora le cicatrici brillavano pallide alla luce del dormitorio. La maggior parte non ricordava neppure come se le fosse procurate.
Nonostante sembrasse incredibile, era tutto terminato; la tragedia era ormai diventata un pezzo del passato.
Inspirò profondamente e deglutì.
Scoccò un'occhiata alla sua immagine riflessa e notò come la giacca del completo gli cadesse troppo ampia sulle spalle. L'ansia e la preoccupazione per i suoi amici lo avevano consumato. Cercò di sistemarla, ma dovette rinunciare dopo poco.
Diede un'occhiata intorno a sé nel dormitorio: gli altri erano già usciti e lo aspettavano nella Sala Grande. Lui era rimasto l'ultimo a lasciare il dormitorio. Non aveva granché voglia di raggiungere gli amici: dopo ciò che era successo con Emmeline non se la sentiva proprio di incontrare la Grifondoro.
Infine, si decise a uscire. Si sistemò la bacchetta all'interno della giacca e sospirò. Poi, si chiuse la porta alle spalle.
Incontrò alcuni ragazzi mentre camminava. Come si sarebbe aspettato, lo fissarono con occhi spalancati e si aprirono per lasciarlo passare; nei suoi confronti parevano avere un atteggiamento di reverenza, ammirazione, paura... Ormai tutti avevano paura di qualsiasi cosa, anche delle persone che si avevano avute affianco per tutta la vita. Il sospetto si era insinuato nel cuore di ciascuno di loro.
Aspettò pazientemente che le scale prendessero la direzione giusta e lanciò uno sguardo distratto al proprio orologio, regalo di compleanno per i diciassette anni.
Finalmente, una scala si mosse pigramente nella sua direzione con un cigolio cupo.
Un movimento alla sua destra lo ridestò: due grandi occhi viola contornati da lunghissime ciglia nere come la pece lo scrutarono curiosi.
Remus aggrottò le sopracciglia. Era assolutamente sicuro di non aver mai visto una ragazza più particolare e meravigliosa di lei. Non solo per le curiose iridi d'ametista, ma per il suo intero essere: era piccola, magra, con lunghi capelli corvini che ricadevano a boccoli morbidi intorno al volto dolce. Le gote erano leggermente arrossate e risplendevano nell'incarnato niveo. Era stretta in un elegante abito nero ornato da piccoli intrecci dorati.
"Ciao!" la salutò. Non era una studentessa; era troppo appariscente per non essere mai stata notata.
La ragazza sorrise e si portò una ciocca di capelli dietro l'orecchio: "Ciao! Scusami, non avrei voluto comparirti alle spalle, ma penso di essermi persa. Sto cercando la Sala Grande".
"Non ti preoccupare, ci perdiamo sempre anche noi" la confortò il Malandrino, "Se ti serve una mano, ti accompagno. Ci sto andando anche io".
Lei sorrise di nuovo: "Grazie, sei molto gentile. Sono Faith".

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Sei giorni prima

"Devono sempre rimanere da soli" borbottò Sirius, camminando fianco a fianco con Marlene. 

La ragazza alzò gli occhi al cielo: "Sembri quasi geloso" lo punzecchiò. 

"Non sono geloso! Non mi piace la Evans, punto" disse schietto. 
Perché nessuno capiva? Lily Evans era il demonio travestito da ragazza... e stava abbindolando il suo migliore amico!

Marlene ridacchiò osservandolo sottecchi.

"Aah, che tranquillità" Felpato respirò profondamente, allacciando le mani dietro la nuca e affondando le dita nei capelli di pece, "Mi piace Hogsmeade a Natale" le rivelò. 

In quel preciso istante, una grossa palla di neve e ghiaccio lo colpì in pieno volto e il malandrino stramazzò a terra.

La McKinnon scoppiò a ridere nel notare l'espressione arcigna del ragazzo.

"Ma chi è l'asino che..." ma le parole gli morirono in gola. 

Davanti a loro, a qualche metro di distanza, una bambina di circa sette anni li fissava con gli occhi strabuzzati e le guance paonazze. Era completamente bagnata e ricoperta di neve e le manine coperte da soffici e caldi guanti di lana erano ancora nascoste dietro la schiena: "Io... io non ho fatto apposta" disse con voce tremante.

The Marauders - The seventh yearDove le storie prendono vita. Scoprilo ora