Capitolo 41

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Quando rientriamo, Harry chiude la porta così che i ragazzi si accorgano del nostro arrivo. La tavola è già apparecchiata e mi meraviglio che non manchi niente. Chiamo i ragazzi che mi raggiungono a grandi passi in cucina.

«Finalmente» dice Louis passando una mano sullo stomaco informandoci della sua fame.
«Quel cazzo di supermercato era pienissimo» dice Harry sospirando e lasciando le ultime buste sul lavandino.

Mi giro dando le spalle ai ragazzi ed inizio a cucinare. Dei ragazzi ci hanno consigliato una cotoletta con delle patatine nel caso avessimo voluto fare qualcosa di facile e veloce. Prendo le cotolette e le infilo nel microonde e metto in una padella delle patatine surgelate mentre aspetto che si friggano.

Quando tutto è pronto, metto tutto in sei piatti posizionandoli ognuno davanti ai ragazzi. Gli occhi di Niall assumono la forma di un cuore mentre guarda ciò che gli ho messo davanti. È sempre stato quello che mangia più di tutti.

«Cosa facciamo stasera?» dice Liam mentre si versa un bicchiere d'acqua. Io ho la bocca piena e preferisco non parlare ma ascolto attentamente.
«Io ho un'idea: stasera direi di riposare e di iniziare la nostra vera e propria vacanza domani.» Annuisco alle parole di Louis e lo fanno anche gli altri. È stata una giornata pesante e ci sono ancora le valige da sistemare ed i piatti da lavare. Per non parlare del fatto che le camere siano piene di polvere e bisogna pulirle almeno un po. Non voglio vivere in una topaia.

Lavo i piatti mentre Harry è accanto a me che li asciuga. Mi lancia qualche occhiata divertita e so che sta pensando a qualcosa ma non riesco ad intuire cosa. Quando mi schizza con l'acqua, finalmente, lo capisco. Ricambio asciugando le mie mani sul suo viso ma smetto quando mi alza su una spalla e mi porta in giro per casa. I ragazzi ridono alla scena e li schiaffeggerei uno per uno.

«Mettimi giù» comincio a dargli dei pugni nella schiena che non sembrano toccarlo minimamente. Ride come se non potesse più smettere mentre sento il sangue affluire al mio cervello a causa del fatto che sia a testa in giù. Quando mi mette giù gli colpisco giocosamente la spalla per poi ritornare al lavandino. Harry sistema gli ultimi piatti e chiude le ante della credenza. Quando guardo l'orologio, sussulto per quanto sia tardi.

Io ed Harry diamo la buonanotte ai ragazzi prima di recarci nella nostra stanza. La luce è spenta ed è buio pesto. Rido quando Harry quasi inciampa sulla sua valigia. Impreca sotto voce ma ridacchia qualche secondo dopo. Accendo la luce ed Harry inizia a sfilarsi la maglietta. Nonostante l'abbia già visto, non posso fare a meno di sussultare al suo corpo tonico e ad i suoi muscoli che diventano tesi a causa dei suoi movimenti. Faccio scorrere lo sguardo sulle rondini sul petto, sulla farfalla sullo stomaco fino a raggiungere le felci sul basso ventre. Resta in boxer e ride quando mi becca a fissarlo. Distolgo lo sguardo arrossendo ma si avvicina e toglie le mani dal mio viso. Lo guardo negli occhi e mi ci perdo per la milionesima volta.

È la prima volta che vedo Harry in boxer e non posso non permettere al rossore di farsi spazio sulle mie guance. Non è mai stato così esposto davanti a me ma per lui non sembra un problema. Il solo pensiero che altre ragazze all'infuori di me l'abbiano già visto così mi attraversa la mente ma lo accantono. In fondo lui è qui, in Sardegna, con me e non posso permettermi di pensare a qualcosa che mi renda triste in questa nostra breve permanenza. Devo cercare di godermi ogni singolo secondo di questi giorni.

Faccio scorrere le mie dita sui suoi tatuaggi, su ogni traccia di inchiostro e penso a come, prima di lui, non mi piacessero affatto e a come li avrei odiati su una persona qualunque. Harry mette la mia mano sulla mia, quando fermo i miei movimenti, per riportarla su di sé. Continuo quando lo sento respirare profondamente capendo che si è addormentato. Lo faccio anch'io con la sensazione delle mie dita sulla sua pelle tatuata.



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