Capitolo 50

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Qualche raggio di sole irrompe dalla grande finestra di questa stanza che mi... ci ha ospitati per una settimana. Mi ci vuole qualche minuto per abituarmi alla luce. Allungo una mano verso la parte di Harry, ma non c'è. Sono rimasta in piedi ad aspettarlo fino a tardi ma non è tornato. Cosa mi aspettavo? Che sarebbe tornato e che avesse dormito con me? Magari stringendomi come ha fatto fino ad ieri? Fino a che io non ho rovinato tutto. Quanto sono stupida. Spero solo che non gli sia capitato niente ma so che lo sentirei se non stesse bene. È arrabbiato e non posso far altro che capirlo. Spero che quando torneremo a casa, riuscirò a sistemare le cose. Devo riuscirci perché non riesco ad immaginare di non avere Harry con me. Non l'ho mai preso in considerazione di vivere senza di lui e non voglio farlo adesso. Se c'è una cosa per cui sono fiera dei miei genitori, è quella di non arrendermi e di essere determinata. Non bisogna rinunciare alle cose che si amano e bisogna lottare affinché le teniamo più strette possibile.

Mi alzo dal letto e fisso l'orologio. Tra un'ora dovremmo essere in aeroporto. Il mio sguardo cade sulla valigia di Harry che è esattamente dov'era ieri sera. Forse aspetterà che lasci la stanza prima di venirla a prendere. Mi vesto in fretta ed entro in bagno sperando che un po del mio dolore vada via con l'acqua nel canale di scolo mentre mi strofino la faccia e lavo i denti. Alzo i capelli in una crocchia disordinata. Il mio aspetto rispecchia a pieno il mio stato d'animo. Non posso fare a meno di sentire la mancanza per i commenti mattutini di Harry. Mi avrebbe detto che sono bellissima e mi avrebbe baciata. Apro la porta della camera per poi chiuderla alle mie spalle e quasi mi scontro con Louis. Mi guarda ma non dice nulla. Nel suo sguardo c'è compassione e dolore. Gli cammino vicino e prendo posto al tavolo.

«Hei» dice Niall con un sorriso compassionevole. Faccio un cenno con la testa per ricambiare.
«Harry dov'è?» gli chiedo mentre faccio girare il cucchiaio nel caffè.

«Harry non torna a casa» mi dice evitando il mio sguardo. Il cucchiaio mi cade dalle mani schizzando il pavimento col caffè ma non mi importa. Sono paralizzata e sono consapevole delle lacrime che stanno scorrendo sul mio viso.

«Non è possibile» dico. «Harry deve tornare con noi, con me a casa. Chiariremo tutto ed ogni cosa sarà come prima» urlo e scuoto la testa non potendo credere che lo sto perdendo davvero.

«Ha prolungato la sua permanenza qui ed ha strappato il suo biglietto» mi dice mentre si alza nel tentativo di abbracciarmi, ma lo spingo via.

«Non è vero. Non è possibile. Non posso andarmene senza di lui, non posso lasciarlo qui. È con me che deve stare. Come avete potuto lasciargli strappare il biglietto e prolungare la sua permanenza. Come avete potuto?» lo colpisco con le mani ripetutamente mentre piango come non ho mai fatto in tutta la mia vita. Non riesco a crederci. Niall mi stringe a sé ed, esausta, mi lascio andare.

«Come avete potuto?» ripeto in un sussurro. Fa scendere le mani sulla mia schiena muovendole in cerchi per confortarmi ma non ci riesce. Nessuno saprebbe confortarmi in questo momento a parte Harry.

«Abbiamo insistito nel farlo tornare ma ha detto che aveva bisogno di tempo per stare da solo e che poi sarebbe tornato. Non ho potuto fare di più. Mi dispiace..»

Sono così prosciugata che non ho più parole. La mia voce è spezzata dai singhiozzi mentre cerco di dire qualcosa, ma niente.

«Dobbiamo andare» dice Liam con la valigia. Mi rivolge uno sguardo di compassione per poi far cadere i suoi occhi sul pavimento. Vado in camera per prendere la mia valigia ed un'ondata di dolore mi assale. Sento i crampi allo stomaco e penso di potermi spezzare da un momento all'altro.

«Harry, dove sei?» urlo anche se so che non può sentirmi. Cado in ginocchio mentre sento di non potercela fare. Quelle che sembrano le braccia di Louis, mi tirano su prendendo per me le mie cose. Mi guida verso l'uscita e mi guardo intorno. Penso a come, solo ieri, eravamo insieme, qui, mentre ci abbracciavamo. Guardo il bagno ed un Harry sorridente con solo un asciugamano intorno alla vita a coprirgli il corpo attraversa la stanza e poi guardo la finestra, dove l'ho visto quasi ogni mattina sorseggiare il caffè. È come se fossi stata pugnalata ed il dolore non accenna a placarsi.

«Dobbiamo andare» Louis mi riporta alla realtà che fa più male di qualsiasi coltello. Il tragitto in aeroporto è silenzioso e mi volto più volte con la speranza di vedere Harry farci un cenno con la mano chiedendoci di fermarci ed aspettarlo. Ma non succede. Zayn non dice nulla. Mi rivolge qualche occhiata, che non ricambio. Le sue nocche sono mal ridotte e mi chiedo cosa abbia fatto ma in realtà, adesso, non mi interessa.

«Ha solo bisogno di tempo. Tornerete come prima» dice Liam quando prende posto accanto a me. Non c'è Harry a tranquillizzarmi su quanto in realtà sia bellissimo prendere l'aereo come una settimana fa. Chiudo gli occhi e finisco per addormentarmi mentre immagini di ricci, occhi verdi, rondini e farfalle fanno capolino nella mia mente.



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