Capitolo 46

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I nostri corpi, quello mio e di Harry, sono completamente bagnati ed il nostro respiro è irregolare. È davvero da tanto che balliamo e non ci siamo fermati affatto. Le persone qui sembrano non stancarsi mai e sembrano abituate a questo tipo di cose ma noi no. Harry mi prende la mano e ci allontaniamo dalla folla. Non so dove siano i ragazzi, non li ho visti per tutta la serata e spero solo che si stiano divertendo. Mentre ci allontaniamo, la musica si affievolisce e mi massaggio le tempie per il forte dolore alla testa.

«Hei, stai male?» mi chiede Harry con un'espressione preoccupata in viso.
«È solo un po di mal di testa. Sarà stata la musica alta» gli dico accompagnando le mie parole con un sorriso per rassicurarlo.
Su quest'altra parte della spiaggia non c'è nessuno, è completamente deserta. Il rumore del mare fa da sottofondo con i nostri respiri ancora pesanti per aver ballato senza sosta per così tanto tempo. Devo ammettere che, per quanto sia stanca adesso, mi sono davvero divertita e non mi capitava di farlo da tanto a causa di tutte le preoccupazioni che avevo lì a Londra.

La sabbia è fredda mentre mi ci siedo. Harry è accanto a me che cerca di regolare il suo respiro mentre estrae un pacco di fazzoletti dalla tasca per poi passarmene uno sulla fronte. Mi perdo nell'ammirare la bellezza di Harry. Sembra che sia nato per essere perfetto in ogni occasione e non importa quanto sudato sia in questo momento, riesce sempre ad essere bellissimo.

«Perché mi stai fissando?» sorride divertito ed alza un sopracciglio compiaciuto. Sa benissimo perché lo sto fissando ma vuole solo sentirselo dire. Del resto non dispiace neanche dirglielo.

«Stavo ammirando la tua bellezza» dico e rido quando chiude gli occhi e si vanta per le mie parole.

«Anche tu lo sei, nonostante sia tutta appiccicosa» dice. Gli colpisco giocosamente il braccio ridendo alla sua osservazione.

«Anche tu sei appiccicoso» gli dico fingendomi offesa. Le sue grandi braccia cingono le mie e mi appoggio a lui. Su di noi cala un silenzio che non è per niente imbarazzante. È come se non avessimo affatto bisogno di parole perché le nostre mani intrecciate dicono abbastanza di noi. Le parole dell'anziana coppia mi saltano in mente ed alzo gli occhi verso il cielo. Sembra un quadro per quanto sia pieno di stelle luminose. Spero di vederne una cadente ma per ora ancora niente.

«Sky, guarda» dice Harry indicandomi un punto. Suppongo abbia visto una stella cadente ma, per la sua velocità, non sono riuscita a catturarla con lo sguardo.

«Hai espresso un desiderio?» gli chiedo mentre mi rimetto comoda e mi appoggio a lui spostando, questa volta, gli occhi dal cielo al mare. Sono perfettamente dello stesso colore e la luce della luna si riflette sull'acqua calma creando strati bianchi e luccichii su di essa. Harry annuisce. So che porta male dirlo ad alta voce ma la mia curiosità è troppo forte.

«Cos'hai espresso?» gli chiedo non conoscendo, per la prima volta, la sua risposta. Perché io ed Harry sembriamo legati da un filo invisibile, o meglio, le nostre menti sono legate da un filo invisibile che ci permette di sapere perfettamente cosa sta pensando l'altro senza che nessuno dei due proferisca parole. Queste cose accadono solo alle persone simili, ed io Harry, pur essendo così diversi all'inizio, siamo diventati così uguali tanto da essere una sola persona.

«Di essere sempre felice, come in questi sei giorni, con te al mio fianco, sempre. E di riuscire a superare qualsiasi difficoltà l'uno in compagnia dell'altro. Camminando mano nella mano, percorrendo la stessa strada e mai strade diverse e separate.» Le sue parole mi entrano sotto la pelle e so che, se mi fosse stato chiesto di esprimere un desiderio, avrei detto esattamente la stessa cosa, usando persino le stesse parole. Non posso evitare alle lacrime di farsi spazio nei miei occhi e non riesco a decidere se siano di gioia per la profondità e la tenerezza delle parole che hanno lasciato le labbra del ragazzo che più amo, o di dolore per la consapevolezza che non sarà sempre tutto rose e fiori.

Il rumore dei passi contro la sabbia cattura la nostra attenzione ed entrambi alziamo lo sguardo sulla figura che si avvicina a noi. È ancora troppo lontana ed è troppo buio per riconoscerla ma, quando si avvicina, la riconosciamo subito. Zayn viene verso di noi barcollando a destra e a sinistra e non mi ci vuole molto per capire che ha bevuto. Era questa la sua idea di divertimento nonostante gli avessi severamente vietato di farlo.

«Hei ragazzi» dice sedendosi accanto a noi, alla desta di Harry.
«Zayn, cosa ti avevo detto riguardo il fatto che non dovevi bere?» mi allungo un po per guardarlo.
«Dai Sky, non fare la mammina su» brontola. Alzo gli occhi al cielo ma non dico più nulla. Harry si muove mettendosi una mano sullo stomaco.
«Cosa c'è?» gli chiedo.
«Ho un mal di stomaco atroce» dice mentre continua a massaggiarsi come se potesse alleviare il dolore.
«Dovresti avviarti a casa» dico e lui annuisce alzandosi.
«Io aspetto che Zayn smaltisca un po la sbornia e poi ti raggiungiamo» gli dico mentre si scuote via la sabbia dai pantaloni.
«Ci vediamo dopo» mi bacia sulle labbra prima di allontanarsi.
«Ah» dice e mi giro per fissarlo. Zayn fa lo stesso.
«Tieni a posto le mani» indica Zayn con un dito, il quale alza le mani in segno di difesa. Rido alla scena prima che Harry mi mimi un «ti amo». Ricambio e lo vedo allontanarsi verso casa.



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