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Audrey

     Adoro Botticelli! Quei suoi quadri così belli e variopinti! Le sue donne giudicate bellissime anche se piene di difetti e per nulla magre! Prendete a esempio La Venere. . . insomma, avrà di sicuro portato una 48, eppure era il simbolo della bellezza assoluta! Avrei tanto voluto nascere a quei tempi, così da potermi ingozzare tutto il giorno di cioccolato e patatine senza dovermi preoccupare della linea!

Storia dell'arte è sempre stata l'unica materia, insieme a lettere, nella quale non vado affatto male. Anzi! Sono addirittura attenta durante le lezioni!

E questo pomeriggio lo sto passando a sfogliare il libro di storia dell'arte per ripassare la lezione in vista del compito di domani mattina, mangiucchiando patatine e canticchiando una vecchia canzone di Ed Sheeran, quando mi squilla il telefono. Senza guardare chi sia rispondo.

«Pronto?» Chiedo infilandomi in bocca cinque patatine al formaggio.

«Ciao Audrey, sono Noah.»

Sono davvero sorpresa! Non mi chiama mai! «Ciao Noah! Come va? È raro che mi chiami!»

«Ecco. . . Audrey. . . ecco. . . volevo solo farti sapere che mio fratello è tornato e. . .»

Non gli do il tempo di finire. Chiudo la telefonata, afferro cappotto, sciarpa, borsa e mi scapicollo fuori dalla camera. Prendo il motorino correndo a tutta birra verso casa O'Brian slittando sul selciato umido ed evitando per miracolo una signora a passeggio col cane.

Parcheggio vicino a un'enorme quercia oramai totalmente spoglia, corro al portone della dependance, suonando ripetutamente il campanello e prendendo a calci e pugni la porta in contemporanea.

«Cavoli che velocità!» Esclama divertito Noah venendomi ad aprire.

«Sì, ho fatto più in fretta che ho potuto. Allora. . . è vero? È. . . qui?» Sono nervosa, arrabbiata e incredula. Mi guardo intorno per il corridoio e poi dentro al soggiorno. Subito mi tornano in mente tutti i pomeriggi passati qui con Olivia e con Christopher intento a brontolare, come quando noi due addobbavamo la casa per il Natale e lui ha protestato per la musica natalizia allo stereo tutto il tempo. La qualcosa mi fa arrabbiare ancora di più.

«È in camera sua.» Mi informa tranquillamente lui indicandomi la direzione con un pollice.

Mi volto di scatto e corro su per le scale. Noah deve aver notato il mio sguardo omicida perché mi corre immediatamente dietro. «Audrey! Aspetta!»

Mi fiondo dentro la stanza trovandolo tranquillo e beato sul letto a giocherellare col suo telefono.

Momentaneamente sotto shock, mi guardo un po' in giro. Una camera davvero spoglia devo dire! Vedo solo una scrivania piena di vestiti usati, un letto giapponese sfatto, un armadio di media grandezza in legno scuro e riviste ovunque sul pavimento. Tutto qui.

Finalmente si degna di alzare lo sguardo scocciato verso di me. Come i nostri occhi si incrociano, le sue labbra carnose si distendono in un sorriso serafico, come se fosse realmente felice di vedermi. «La piccola Audrey!!!» Esclama appoggiando il telefono sul materasso accanto a lui.

Non riesco proprio a sopportare oltre quel suo maledetto ghigno, così mi avvicino lesta a lui e gli mollo un sonoro ceffone in piena faccia. Glielo do talmente forte che mi brucia il palmo della mano!

«Cavoli! Che fai, graffi tigre?» Continua a sorridere tranquillo, massaggiandosi la mascella e la guancia colpita. Non mi sembra affatto arrabbiato dal mio gesto e la cosa non fa che irritarmi a morte ancora di più, così mi fiondo nuovamente su di lui con altri schiaffi, pugni, graffi e pure morsi già che ci sono!

Quello Che Cercavo - quando l'amore vince sulla logicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora