60. . . (parte #1)

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Christopher


     Lasciata Olivia dai suoi. . . non so quali problemi ci fossero, ma ho sentito Audrey piangere dall'altra parte del telefono. . . ho sgommato a tutta birra verso casa di Kith.

La vista di quella specie di reggia mi ha fatto venire un attacco di panico. Ho avuto come la sensazione di annegare e di dover vomitare da un momento all'altro! Volevo andarmene il più lontano possibile e il più in fretta possibile, talmente tanto che lungo il tragitto ho rischiato anche di schiantarmi contro un recinto. Sapevo di dovermi calmare, ma proprio non ci riuscivo.

     «Ehy festeggiato! Che ci fai qui? Non ti aspettavo!» Esclama Kith aprendomi la porta in t-shirt nera e boxer maculati.

No, ma sul serio? Mi chiedo se esistono donne che li trovano realmente sexy quei cosi!

«Dammi una birra amico!» Esclamo in un filo di voce buttandomi esausto sul suo divano.

«Birra? Sono le 10:30 del mattino!» Kith inarca perplesso un sopracciglio spesso, di un tono più scuro rispetto al castano dei capelli. Ha pure un principio di barba. Deve essersi alzato da pochissimo.

«E allora?» Lo guardo accigliato.

Sorride mordicchiandosi un labbro. «Okay, okay! È il tuo compleanno dopo tutto. . .» Solleva le mani dirigendosi in cucina, prima di tornare con una lattina di birra chiara e un bicchiere di latte freddo per sé.

Apro la lattina e gettando la testa all'indietro, la scolo in un minuto.

«Ehy! Calmati campione!»

La getto sul tavolino e mi lascio andare sul divano, sfregandomi freneticamente il volto con le mani, soffocando un urlo di esasperazione che mi tuona nel petto.

«Allora. . . mi vuoi dire che hai?» Domanda accendendo la televisione, facendo un po' di zapping fra i canali satellitari.

«Ho appena visto il mio regalo di compleanno da parte dei miei.» Dico massaggiandomi le tempie.

«Era così brutto?»

«È una tenuta. . . la mia tenuta. . . mia, di Olivia e dei duecento bambini che faremo per riempirla tutta tanto è grande!» Mi tremano ancora le mani al solo pensiero e un nuovo conato acido mi ripercorre l'esofago e la gola.

«Cavoli! Non hanno badato a spese i tuoi!» Esclama divertito prendendo un sorso di latte.

«A dir la verità non era un regalo di compleanno, ma di fidanzamento da parte di entrambe le famiglie. Per me e Olivia.»

«E come mai. . .»

«Mia madre si era dimenticata di prendermi un regalo.» Esplodo in una risata acida e completamente isterica, facendo ridere anche il mio amico. «Devo andarmene Kith. Non resisto più qui!»

Sgrana gli occhi per un istante, poi torna a sorridere divertito, rivolgendo nuovamente lo sguardo alla tivù. «E come farai con i tuoi genitori?»

«Non mi interessa! Davvero. . . sono arrivato a un punto dove non mi importa più di cosa pensano o vogliono. Mi sono rotto di non poter essere padrone della mia vita! Mi sento come una fottuta marionetta nelle loro cavolo di mani!» Sbotto sempre più arrabbiato.

«E dove andrai?» Non sembra particolarmente sorpreso dalle mie parole.

E per me è una tale liberazione dire queste cose ad alta voce!

Quello Che Cercavo - quando l'amore vince sulla logicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora