Capitolo ventidue.

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Point of view of Ashley

Apro gli occhi di scatto, come se una sveglia automatica avesse suonato nella mia testa.

Mi guardo attorno, Shay e Troian sono nel meglio del sonno nel loro letto, mentre io sono stesa nel mio sacco a pelo, perché Dylan non aveva un altro letto.

Guardo l'orologio, segna le sei di mattina, perché mi sono svegliata così presto?

Comincio a girarmi e rigirarmi nel sacco, ma niente, non riesco a prendere sonno.

Mi alzo e mi dirigo in punta di piedi verso la porta, uscendo dalla stanza.

Le stanze in corridoio sono tutte chiuse, stanno dormendo tutti ovviamente, solo io posso svegliarmi di sabato alle sei di mattina.

Sospiro, scendendo silenziosamente le scale.

Mi dirigo in cucina, andando a sbattere contro il pilastro della cucina.

"Aia!" emetto un verso di dolore.

Questo stupido pilastro messo così in mezzo alla stanza, non c'entra niente! Ci vado sempre a sbattere contro perché non lo vedo.

Mi avvicino ai fornelli, notando già una pentola di latte su uno di questi e anche una caffettiera.

Ovviamente non prendo il caffè perché non mi piace, prendo solo una ciotola versandoci dentro il latte insieme ai cereali.

Mi giro per mangiare, ma quasi muoio dalla paura.

Io dico che è illegale far venire questi infarti alle sei di mattina ok?

Dylan è sbucato fuori dal nulla, facendomi credere che fosse un ladro, è per caso impazzito?

"Tu vuoi farmi morire a soli diciassette anni per caso?" esclamo.

"Sono in casa mia, faccio quello che voglio." dice. "Ma, perché sei sveglia già a quest'ora?"

"Avevo fame, e tu?"

Dylan guarda a terra, incerto se rispondermi o meno.

"Avevo fame anche io." dice senza guardarmi negli occhi.

Non mi sembra una risposta molto convincente, ma decido di non replicare.

Comincio a bere il latte mentre Dylan si prepara una sorta di cappuccino.

Ecco perché aveva preparato latte e caffè.

"Ti va di uscire fuori?" chiede.

Annuisco.

Apre la porta, uscendo e sedendosi sui gradini fuori la porta.

Mi metto una felpa ed esco anche io, sedendomi accanto a lui.

Di fronte possiamo osservare il mare, calmo come non lo avevo mai visto.

"Ti piace stare qui?" chiede Dylan, bevendo il suo cappuccino.

Ho notato, da qualche tempo, che c'è dell'imbarazzo tra di noi quando parliamo, non capisco perché.

Siamo amici, credo.

Sinceramente non ho mai capito cosa siamo, se amici o qualcos altro.

E non so neanche cosa intendo con "qualcos altro".

"Si, è un posto tranquillo." dico.

Dylan si gira di scatto, guardandomi stupito.

Cosa c'è?

"Ho detto qualcosa di sbagliato?" chiedo.

Dylan si schiarisce la voce.

"Nono, è che questa cosa la diceva sempre Sasha quando veniva qui."

The best of me||Dylan O'BrienDove le storie prendono vita. Scoprilo ora