ALISSA POV
La vita è una macchina da guerra, ma non puoi modificarla, non puoi cambiare il motore di andatura, puoi solo viverla così com'è.
Mi sento cadere, come se fosse tutto buio, un vuoto senza fine.
Mi sveglio di colpo, i miei occhi faticano ad abituarsi alla luce, devo sbattere le ciglia più volte.
Davanti a me si presenta una stanza completamente bianca, affianco a me c'è una grande finestra dove si può vedere un piccolo parco con dei bambini, ma subito riconosco il posto.Mi alzo facendo uno scatto, ho una specie di pigiama addosso e i capelli leggermente umidi. Subito ricordo cos'è successo.
La confusione si trasforma in paura e agitazione, i miei genitori sono qui e io non so niente, mi sono trovata in questa stanza e se Alton non mi avesse salvata, sarei morta.
Cosa ci faceva lì?Esco dalla piccola stanza e mi guardo intorno cercando di orientarmi senza farmi scoprire.
Alla mia destra c'è un lungo corridoio pieno di persone, alla mia sinistra, invece, ci sono delle scale. Davanti a me c'è un enorme cartello con i piani, ma non sono mai stata brava in queste cose.Un dottore mi passa avanti e mi sorride continuando a camminare davanti a se.
"Scusi!" Dico. Si gira e si avvicina a me, sempre sorridente.
"Mi dica, ha bisogno di aiuto?" Lo guardo male, forse non ha notato il mio stato pietoso.
"Si, volevo sapere dei miei genitori. Hanno avuto un incidente in macchina ed ora sono qui." La voce inizia a tremare, forse per paura o per ciò che è successo. Il dottore mi guarda perplesso fissandomi male, forse era meglio se stavo zitta e mi arrangiavo.
"Non dirmi che sei la figlia di Morrison." Dice dispiaciuto. Annuisco, ma continuo a non capire. Mi mette una mano sulla spalla e mi sorride, corrugo la fronte e mi distacco un po'.
"Sono un vecchio amico di tuo padre. Appena ho saputo sono subito venuto qui, sto lavorando su questo. È un caso molto grave, ma riuscirò a farli stare bene, okay?" Guardo quest'uomo sconosciuto, ma l'ho già visto da qualche parte, forse è venuto qualche volta da noi quando ero più piccola.
"In ogni caso dovresti tornare dentro, dovranno farti dei controlli." Annuisco.
"I miei amici?" Chiedo sperando che li faccia salire, ho seriamente bisogno di loro.
"Li farò venire appena avrai finito i controlli." Dice sorridendo prima di avvicinarsi ad un altro dottore, quest'ultimo mi guarda e annuisce.Entro e mi siedo sul letto guardando fuori dalla finestra. Cosa ci faceva Alton li? Come sono caduta da quella barca?
"Signorina." Mi giro di scatto per lo spavento e mi metto una mano sul petto. "Scusi, non volevo spaventarla." Dice il dottore che poco prima parlava il vecchio amico di mio padre.
"Ora la visiterò e poi sarà libera di andare a vedere dei suoi genitori." Annuisco e mi metto composta.TREV POV
Continuo a tirare palle di carta addosso al muro, facendole cadere dentro al cestino. Ormai sono da più di mezz'ora seduto qui aspettando che mi facciano uscire.
Ho detto ai poliziotti tutto quello che ho visto e che lui ha detto, non ho tralasciato niente."Il signor Edward la riaccompagnerà in ospedale." Dice un uomo di mezz'età che poco prima mi aveva atteso al entrata dietro una scrivania.
Mi alzo e sorpasso il tipo, non voglio stare un secondo di più in questa topaia.
Cammino nel piccolo corridoio fino ad arrivare ad una vecchio con la barba che mi fa cenno di uscire.
Come uscito entro nella macchina, sicuramente è quella di prima, ma qua ci sono migliaia di macchina della polizia uguali."Problemi con la legge?" Chiede sedendosi ai posti davanti. "Non proprio." Dico divagando cercando di fargli capire che non voglio parlare con lui.
La macchina parte e le strade di New York iniziano ad affollarsi sempre di più, mentre ci avviciniamo al centro.
"Sei silenzioso. Di solito ho tutti che urlano la loro innocenza." Dice per poi ridere. Rimango immobile nella stessa posizione senza muovere un muscolo, non voglio sentire ciò che ha da dirmi, tanto meno per farci due chiacchiere."Non vuoi farti amico un poliziotto? Sai è piuttosto utile." Mi sta leggermente irritando ora.
"Se volevo fare amicizia con te, ti avrei risposto sin dal inizio. Ma sono abbastanza intelligente per capire che non bisogna essere amici dei piedipiatti." Dico secco guardando fuori dal finestrino. Lo sento ridacchiare ed accende la radio, continuando a cambiare stazione ogni volta che la musica diventa più movimentata.
Il tempo passa lentamente, sinceramente tornerei anche a casa a dormire, ma c'è qualcosa che mi blocca.
Arriviamo davanti al parcheggio e scendo subito senza salutare il poliziotto, ma a lui la cosa non sembra dispiacere, anzi è pure divertito.
Entro dentro e percorro le poche scale che mi dividono da tutti i miei amici velocemente, saltando ogni due.
"Trev!" Sento la voce di Megan dietro di me.
"Dov'è? Sta bene?" Chiedo non girandomi. Forse per restare indifferente o forse per stupidità.
"Sta bene, se vuoi puoi andarla a trovare. Mi ha detto che Alton le ha salvato la vita, ma non ho accennato niente." Un leggero fastidio mi percorre la mente, crede davvero che sia lui ad averla salvata?
Annuisco e mi faccio indicare la sua stanza e così entro.
"Hei." Dico. È seduta sul letto che gioca con i suoi capelli, fosse sempre così calma.
"Hei." Dice sorridendo.
Appena le dirò tutto, sarò io il suo eroe, assurdo.
"Hai visto Alton? È con voi?" Chiede allegramente. Spero davvero che stia scherzando, quel coglione non le ha salvato la vita, la voleva uccidere. "No" dico serio e lei si incupisce. "Sono sicura che verrà presto, forse si starà cambiando dato che era tutto bagnato." Dice annuendo e sdraiandosi. Stringo i pugni ai fianchi e faccio un lungo respiro.Sono sempre stato un tipo che reagisce subito, ma non posso urlargli contro.
"Alissa ti stai sbagliando." Mi guarda confusa e corruga la fronte. Se non fossimo in questo contesto mi metterei anche a ridere per quanto buffa sia.
"Mi sto sbagliando? Smettila di fare giri di parole, che vuoi?" Chiede rude.Nessuno può parlarmi con questo tono, non lo sopporto.
La guardo negli occhi, mentre aspetta una risposta.
"Sai cosa? Il tuo amato Alton non ti ha salvato. Ti ha buttato giù lui, lui ha cercato di ucciderti!" Più di dirlo ho urlato.
Mi guarda scioccata, ma non mi pento delle mie parole, non mi pento di come gliele ho sbattute in faccia. Doveva sapere la verità, ed è solo una.
"Oddio. Ma che problemi hai? Pensi davvero questa cosa? Oh ragazzo mio, dovresti davvero andare in qualche bar a raccontare barzellette." Dice ridacchiando. Questo causa un nervosismo estremo, difficile da controllare.
"Credimi o no, ma l'ho visto con i miei stessi occhi. Puoi fidarti della persona che ti ha quasi annegato, o di quella che hai davanti." Il mio tono è serio ma tranquillo, forse troppo tranquillo e questo mi spaventa.
"Ma smettila! Che pazzoide sei? Non osare a dire una cosa del genere!" Si alza dal letto puntandomi un dito sul petto. "Se questo è il tuo modo di prendermi, vai all'inferno!" Mi spintona e torna nel letto.
Chiedo gli occhi, se fosse un ragazzo lo avrei riempito di botte. Ho sentito quella frase troppe volte, troppe cose messe insieme non vanno bene.
"Ragazzina, fai quel cazzo che vuoi. Ma se un giorno ti troveranno morta, non venirmi a tirare i piedi." Sputo fuori tutta l'acidità che ho in corpo.
"Vattene!" Urla e così faccio. Non ci sto un secondo in più in questo posto, quella stupida avrà una brutta sorpresa.
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The Sun and the Moon (#WATTYS2017)
RomanceAlissa Morrison è una ragazza di 17 anni, di una famiglia molto ricca, la quale, ha molti pregiudizi. La ragazza e i suoi migliori amici, anche loro provenienti da famiglia ricche, non possono stare con i comuni mortali che non sono al altezza delle...