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Alissa pov
Ieri sera sono tornata a casa con una fasciatura alla gamba, dicendo che era una distorsione acuta e dovevo stare a riposo.
Meno male che oggi non c'è scuola, non avrei potuto saltare un altro giorno.
"Se c'è qualcosa, chiamami." Dice Simon prima di chiudersi la porta alle spalle.
Sbuffo e mi sistemo meglio sul divano, iniziando a spolliciare il telecomando.
"Sei il mio eroe, ti amerò per sempre." Ottimo. Dovevo fermarmi proprio su un film d'amore, che fortuna che ho.

Il campanello suona, sicuramente Simon si è dimenticato qualcosa.
Con qualche difficoltà, mi alzo dal divano e mi affetto ad aprire la porta, ma mi pento subito.
"Che c'è?" Chiedo scocciata.
"Sono venuta a dirti delle cose." Dice Jess, la cugina di Simone, entrando dentro casa.
Alzo gli occhi al cielo e richiudo la porta seguendola saltellando.
"Posso offrirti qualcosa?" Chiedo con finta gentilezza e sedendomi nella comodità più possibile.
"No, grazie. Veniamo al punto." Dice sedendosi meglio.
"Non sono stata la sua finta fidanzata per farti ingelosire, ma in parte si." Dice. Ma che cavolo, si contraddice da sola.
"Io lo conosco da anni e, non ho mai visto i suoi occhi guardare così una ragazza. Lui è perdutamente innamorato di te." Dice sorridendo e scuotendo la testa.
Mi verrebbe da tiragli qualcosa in testa, ma cosa si è bevuta prima di venire qui?
"Ti sembra assurdo vero? Ti dico solo una cosa e non devi chiedermi spiegazioni. Fidati di lui." Dice alzandosi e andando verso la porta.

"Ricordalo. Non avercela con lui." E detto questo esce.
Rimango imbambolata a guardare la porta, cosa voleva dire?
Devo fidarmi di lui? Non devo avercela con lui?
Ma perché sono tutti così misteriosi?

Trev pov
La felicità non è qualcosa o qualcuno, è semplicemente un punto di vista. Puoi essere felice per qualcosa, ma ci sarà sempre un ma, o un però.

Il telefono squilla e subito mi affretto a prenderlo e a rispondere senza sapere chi fosse il mittente.
"Pronto?" Dico io in tono annoiato.
"Trev?" Riconosco subito la sua voce e un senso di adrenalina mi sale in tutto il corpo.
"Alton?" Chiedo con tutto il coraggio.
"Oh carissimo, da quanto tempo." Dice lui ridacchiando.

Mi alzo dal divano con uno scatto e prendo il telefono di casa digitando il numero del tenente preso dal cellulare.
"Che cazzo vuoi?" Dico in tono scocciato, anche se devo dire di essere nervoso.

"Calma ragazzo, voglio solo parlare." Dice continuando a ridere.
Il tenente mi risponde, ma di certo non posso parlare con lui.
"Alton, cosa vuoi?" Dico mettendo vivavoce.

"Te l'ho detto, voglio parlare solo un po'." Continua lui.
Siamo arrivati al punto di non ritorno, ha abboccato.
Continuo a fare su e giù per la stanza toccandomi freneticamente i capelli.

"Fra mezz'ora davanti al Seven Grand, ti aspetto." Dice prima di riattaccare.
Rimango con il telefono ancora in mano senza sapere cosa fare, cazzo fra mezz'ora devo essere lì.
"Trev?" Sento una voce provenire dall'altro telefono che tenevo in mano e subito ricordo di aver chiamato il tenente.
"I-io non so se posso farcela." Dico toccandomi ancora i capelli.
Sento un respiro profondo e un rumore simile a uno scartucciamento di una caramella.
"Trev, io vi ho dato la possibilità di scegliere. Tu mi hai chiamato dicendo che la scelta era questa. Perché ti tiri indietro?" Dice con tono calmo.

Ha ragione. Perché cazzo mi tiro indietro? Immediatamente delle immagini mi ripercorrono la testa.
Il bacio di pochi giorni fa, le mie parole, le sue parole, il primo bacio, la litigata in macchina e quando siamo rimasti chiusi nel sotterraneo a scuola.

Ho paura di essermi davvero innamorato di quella ragazza. Credo veramente di aver perso la testa.
"Io c'è la farò." Dico a me stesso.
"Perfetto, preparati. Io sarò in quel bar a prendermi casualmente un caffè, starò vicino a voi. Non preoccuparti." Dice riattaccando.

Devo muovermi.
Prendo le chiavi della mia macchina ed esco velocemente salutando mia mamma mentre entrava.
Ho il cuore che batte a mille, ma devo essere forte e coraggioso, per lei.
Mi affretto a partire cercando di non fare incidenti, nel frattempo mando un messaggio ai ragazzi, dicendo che il piano è andato a buon fine.

Parcheggio davanti al bar e prendo un lungo sospiro prima di uscire. Non devo farmi vedere nervoso.

Apro la porta e subito una parete di vini mi accoglie, è molto accogliente, anche se non mi piacciono questi tipi di bar, ma per un ricco, non si può pretendere altro.

Ed ecco che i miei occhi cadono sul ragazzo seduto in fondo, non si è ancora accorto di me, quindi mi prendo qualche secondo in più per guardarlo.
Ha un accenno di barba dall'ultima volta.
Non capisco come sia fuori se era agli arresti domiciliari, ma non so molto di queste cose.

Dietro a lui c'è un uomo in giacca e cravatta che sorseggia il suo caffè e noto che mi sta guardando e subito dopo annuisce.

Faccio qualche passo avanti e lui fa saettare il suo sguardo su di me.
Le mani mi prudono, vorrei tanto andare lì e tirargli un pugno in pieno viso.

Nel suo volto compare un sorrisetto compiaciuto e io mi siedo al lato opposto al suo in modo annoiato.

"Vuoi qualcosa?" Domanda allargando il braccio indicando il locale.
"No." Lo minaccio con lo sguardo.

"Va bene, che ne dici di andare a casa mia?" Chiede alzandosi.
"Perché? Non ho voglia di alzare il mio culo da qui." Dico sedendomi meglio.

Lui mi lancia un'occhiata di sfida e io la rilancio nello stesso modo. Si risiede con un sorrisetto e annuisce lentamente.
"Mi sono dimenticato del tuo carattere." Dice ridacchiando e scuotendo la testa.

Se non fossi in questa piccola missione, a quest'ora lo avrei già mandato in ospedale.
"Beh, allora non ho niente da dirti." Fa spallucce e torna ad alzarsi.

Guardo il tenente in cerca di aiuto e lui risponde al telefono.
"Si, ci vediamo a casa tua." Dice riattivando e alzandosi.
"Facciamo così." Dico e lui mi guarda in modo curioso, così decido di proseguire.
"Andiamo a casa mia." Lui fa per pensarci un po' su, ma poi annuisce e così usciamo insieme dal bar.

"Io prendo la mia e ti seguo." Dice dirigendosi nella sua auto.
Bene.
Entro all'interno nella mia e subito prendo il telefono, notando diversi messaggi dai ragazzi, ma non me ne curo, devo chiamare il tenente.

Premo velocemente i tasti componendo il nome e premo il tasto verde.
"Cosa devo fare?" Urlo appena risponde e parto.
"Allora calmati, metti vivavoce, non devi farti vedere in chiamata." Dice e così faccio, guardando lo specchietto retrovisore.

"Dirigiti nella terza casa girando a sinistra, le chiavi sono sotto al tappetino." Dice riattaccando.
Giro a sinistra e rallento contando la terza casa.
È una piccola casetta in perifieria.
Scendo seguito da Alton e guarda il quartiere con superiorità.

"Bella casetta." Ridacchia sotto i baffi.
Noto il campanello con il nome dei miei genitori e così entro prendendo le chiavi.

All'interno della casa ci sono mie foto con loro, foto con i miei amici e varie cose simili ai miei gusti.
"Accomodati." Dico indicando il divano e lui ci si siede sopra guardandosi in giro.

"Di cosa devi parlarmi, non ho tempo." Dico sedendomi e prendendo un po' del vino davanti a me.
"So che tu e la putanella, avete litigato." Ma come cazzo si permette? Stringo la mano in un pugno, per non far saltare in aria il piano.
"E quindi?" Il mio tono è quasi omicida e se potessi ucciderlo con le mie mani, ne sarei più felice.

"Possiamo fare un patto." Sorride maliziosamente e io sorrido, felice di questa situazione.

Ci siamo.

Spazio autrice
Holaaaa

Ed eccoci qui.
Che ne dite?
Lasciate qualche commento e qualche ⭐️⭐️

Al prossimo capitolo 💋

The Sun and the Moon (#WATTYS2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora