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Una volta arrivati davanti ad una pizzeria italiana, noi e i ragazzi ci riuniamo ad un tavolo.
"Com'è stato il ritorno?" Chiede Luke di fronte a me.
A parte tutti quegli occhi e quei bisbigli, bene.
"Tutto sommato bene." Dico sorridendo e lui ricambia.
"Oggi il prof di matematica ha dato di pazzo." Dice Megan addentando un pezzo di pizza.
"Dovevate vederlo, sembrava uscito da un film di guerra." Borbotta Mad scuotendo la testa.
"Perché voi non avete visto il prof di letteratura, era agguerrito di sesso sfrenato. Vero Alissa?" Dice Simon dando un colpetto con il gomito a Luke e, tutti e tre, scoppiamo a ridere.
Trev sembra nel suo mondo, ha gli occhi fissi sul piatto e non accenna niente.
C'è qualcosa che mi nascondono, ma cosa?

"Ali, vuoi mangiare qualcosa? Hai ancora tutta la pizza li." Maddison mi fa ritornare alla realtà.
"Uhm, si." Dico prendendo un boccone.
Questa è la pizza migliore del mondo, non vedo l'ora di viaggiare in Italia e mangiarla.
In poco tempo, tutti i nostri piatti sono vuoti e le nostre pance piene.
Simon rutta e subito partono le polemiche delle due ragazze.
"Era solo un rutto." Si difende lui.
"Un rutto in un luogo pubblico, come la vuoi mettere? La signora ci ha guardato male. Contieniti." Dice Megan schifata.
Io e Luke ridacchiamo, mentre Trev accenna soltanto un sorriso.
Luke e Megan iniziano a parlare e, così, anche Simon e Mad.
Mi giro verso Trev e lo noto guardarmi.
"Come stai?" Mi chiede gentilmente.
"Sto bene, tu?" Chiedo io. "Bene, sto bene." Devo dire qualcosa, prima che ci interrompano.
"Senti...grazie per quello che hai fatto." Dico abbassando lo sguardo.
"Hei." Dice alzandomi la testa delicatamente, mettendo due dita sotto il mio mento.
"Lo rifarei mille volte." Dice sorridendo e noto una strana luce nei suoi occhi e una scossa dietro alla schiena mi prende d'improvviso.
Le sue labbra piene e rosse, la voglia di baciarlo e più forte di me.
Non riesco a fermarmi e le mie labbra toccano delicatamente le sue, non curandomi del silenzio improvviso dei miei amici.
Dopo qualche secondo ci stacchiamo, non interrompendo il contatto visivo, finché qualcuno tossì.
Guardo le facce degli altri, sconvolte e con uno strano sorrisetto in volto.
Un semplice bacio a stampo mi ha fatto sentire viva.

"Lo sapevo." Dice Simon con un sorriso più grande del suo volto.
Sento le mie guance pizzicare e un caldo improvviso impossessarsi di me.
Se all'inizio non mi fregava niente se ci stavamo guardando, ora me ne pento amaramente.
Continuo a guardare questa scena e, per qualche strana ragione, inizio a ridere, seguita da Trev.

"Okey, facciamo che questo fatto non sia mai successo, ma ora devo proprio scappare a casa. Che ne dite se stasera ci andiamo a mangiare un gelato in spiaggia?" Chiede Mad speranzosa. L'idea mi allerta e subito accetto seguita dagli altri.
Simon ha insistito a stare da lui e io ho accettato, anche se volevo stare con Trev.

"Vuoi un passaggio?" Mi sussurra Trev vicino all'orecchio.
Altri brividi mi percorrono l'intero corpo e lui se ne accorge perché guarda le mie braccia scoperte.
"S-si accetto, grazie." Dico sorridendogli per poi seguirlo.

"Vuoi musica?" Chiede appena mette in moto.
Sinceramente sarebbe abbastanza imbarazzante stare in silenzio.
"Si, se vuoi mettila." Dico guardando davanti a me.
Poco dopo parte una canzone dei Coldplay e subito inizio a canticchiare.

"Sei arrabbiata?" Domanda d'un tratto.
Arrabbiata? Per cosa? Scuoto la testa per fargli capire che non lo sono e lui sospira, continuando a guardare la strana davanti a sè.

"Perché?"
Dopo secondi di silenzio sento le parole uscirgli dalla bocca.
"Sai, quando successe quello che è successo, mi avevi detto che non volevi dire niente alla polizia. Ora, è stato tutto ammesso, per causa mia e dei ragazzi." Dice guardandomi per un attimo.

Penso velocemente a quel giorno, non avevo nessuna intenzione di metterlo nei guai, non volevo che il mio vecchio amico finisse dentro.
"Sai, spesso mi dicevano che avevo un animo troppo buono, ma non ci contavo molto.
Oggi, mi sono accorta che è come dicevano loro, forse anche troppo.
Avevo semplicemente paura. Era il mio migliore amico, colui che mi ha aiutato sempre. Sono cresciuta con lui e con i suoi consigli.
Mi aveva fatta male, ma non quanto mi aveva fatto bene.
Poi ci ho pensato. Quanto sarebbe durata? Non volevo curare, se potevo prevenire.
Non avevo più paura e sai perché?" Dico guardandolo negli occhi, durante il semaforo rosso.
"Perché?" Domanda lui con un filo di voce.
"Perché ho te." La mia voce è uscita flebile, come un rametto calpestato, come una foglia, che mentre cade dall'albero, sfiora il vento.
Delle auto iniziano a suonare, così Trev stacca gli occhi da me, per poi continuare la sua strada.
Il viaggio procede in totale silenzio, non so se quella frase era troppo, oppure non sapeva semplicemente cosa dire.

The Sun and the Moon (#WATTYS2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora