The Sun and the Moon (#WATTYS2017)

~42~

Alissa pov

Siamo seduti su questa sedia da ore, nessuno ci ha fatto sapere niente.
La madre di Trev ci ha raggiunti e mi ha abbracciato immediatamente e, come da copione, ci siamo messe a piangere.

Guardo la porta della sala d'attesa, in ansia, estremamente in ansia. Oserei dire che questo è il mio secondo nome.
C'è silenzio, nessuno osa fiatare, nemmeno un rumore di sedia, o di scarpa.
La porta si spalanca e un uomo e una donna, insieme a mio padre, fanno il loro ingresso.
Io vado ad abbracciare mio padre, che subito ricambia, mentre la coppia, rimane in piedi a fissare dietro alle mie spalle e, d'istino, mi giro anche io.
Simon è con la bocca spalancata e osserva davanti a se, mente io, mio padre e la madre di Trev, guardiamo da una parte all'altra.

"Mamma, papà?" Mormora lui, ancora sorpreso. Spalanco gli occhi e noto solo ora, che in effetti, c'è una certa somiglianza.
"Simon, figliolo." Dice la madre avvicinandosi, ma lui si alza dalla sedia e si allontana, minacciandola con lo sguardo.
"Figliolo? Adesso mi definisci così? E dov'e colui che dovevi abortire, che è stato un errore e non si meritava di avere una famiglia?" Non aveva mai detto cos'era successo con i suoi genitori, ma solo che non erano mai a casa.

"Simon." Lo ammonisce il padre e immediatamente il suo sguardo saetta su di lui.
"Non avete fatto i genitori per anni, cosa volete adesso? Trovare il vostro presunto figlio, pieno di soldi, con amici con il novanta per cento di gel in testa?" La madre sussulta, mentre la mamma di Trev si avvicina al ragazzo e lo cinge alla spalla.

"Se mi posso permettere." Dice mio padre andando di fronte a loro.
"Diciamo che voi avete dei prosciutti negli occhi, ma belli grossi, ma non ve ne do una colpa, anche io li ho avuti. Tutto sto casino è colpa mia, se solo avessi salvato mia figlia prima, non saremo qui." Dice allargando le braccia e girandosi verso la donna dietro di lui.
"Perché non capite che vostro figlio è felice nel essere normale e non un ragazzo tutto soldi e fama?" I genitori sono in silenzio e suo padre abbassa la testa e annuisce.

"Lo sappiamo, per questo siamo qui." Dice ricevendosi l'attenzione del figlio.
"Siamo stati cresciuti così e, per quanto sbagliato, credevamo che fosse meglio per tutti. Avresti trovato un lavoro, una famiglia e una casa da sogno." Dice la madre.
"Credevate che essendo un ricco sfondato, riuscivo a trovare un lavoro, o una famiglia? Se non sono bravo a scuola, sarò solo uno spazzacamino e, semmai avessi trovato una moglie, per cosa mi avrebbe amato? Per i soldi?" Non lo avevo mai sentito così furioso, così voglioso di dire la sua opinione e quanto lo capisco.

Per anni sono stata zitta, finché non ho conosciuto loro, motivo del mio cambiamento.
Gli altri sono ignari di quello che è successo, non vogliamo farli preoccupare, ora è tutto finito.
"Signora Mary?" Dice una voce alle notare spalle e subito il mio cuore inizia a martellare.

La madre di Trev si alza e va vicino al medico e, così, faccio io.
"Mi faccia dire che suo figlio è stato davvero fortunato, per fortuna il proiettile è capitato poco lontano dal cuore, ha giusto qualcosa di rotto, ma nulla di grave. Ora dobbiamo solo aspettare che si svegli e fargli altre analisi." Non mi ero nemmeno resa conto di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo.
La madre chiede le ultime cose prima che il medico esca dalla stanza.
Se da piccola mi avrebbero chiesto cosa immaginavo nel mio futuro, di certo avrei detto qualcosa di diverso da adesso, come avere tanti amici, una famiglia amorevole e, magari, una famiglia tutta mia.

"Può ricevere visite." Dice Mary avvicinandosi a noi.
Io e Simon ci guardiamo ed annuiamo. "Vada pure lei." Dico io in modo sincero. Lei ci guarda con le lacrime agli occhi e ci abbraccia. Anche se non vedo l'ora di vederlo, non è giusto che vada io, aspetterò il mio turno.
"Sono così felice che siate qui." Detto questo, esce dalla porta e subito mi sento il mondo cadere addosso.