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ALISSA POV

Ed eccomi di nuovo qui, tra Trev e la voglia di uscire da qui. Se esco ci faremo scoprire, se resto litigheremo di nuovo. Sono attaccata a lui, mi sento a disagio, ma allo stesso tempo non mi staccherei. È veramente figo questo ragazzo, ma è bello quanto stronzo.
I miei pensieri vengono interrotti da un rumore, la luce entra dentro, presumo che abbiano aperto la porta.

"C'è qualcuno?" La voce è familiare, ma il rimbombo non mi permette di capire chi è.
Mi giro verso Trev abbastanza terrorizzata e lui mi sorride dolcemente.
Si sente qualcuno scendere le scale, d'istinto mi stringo più verso Trev e indietreggiamo dietro un mobile polveroso.
È abbastanza spaventosa come cosa, non capisco se siamo nei guai e per quale motivo.
"Stai tranquilla, non ci scoprirà." Dice sussurrandomi nel orecchio. I brividi mi assalgono, forse per il freddo che c'è qua dentro contro il suo respiro caldo.
Annuisco pur non capendo niente, sinceramente saltare un'ora di scuola è stata una brutta idea ed è strano pensarlo.

La porta si chiude e il buio torna a regnare nella stanza, passiamo qualche minuto in totale silenzio, sembra non esserci nessuno, cosi ci stacchiamo e accendo la torcia del telefono, in modo da vedere almeno qualcosa.

"Chi era?" Chiedo incuriosita. "Nessuno, tu non hai visto niente, chiaro?" Dice abbassando lo sguardo. Odio essere all'oscuro delle cose, soprattutto in queste situazioni che ci sono dentro e non so niente, mi urta il sistema nervoso.

"Pensi che io ti dica 'certo, ma tranquillo, farò finta di niente'?" Dico in tono scocciato, mentre lui alza leggermente la testa per guardarmi qualche secondo prima di distogliere lo sguardo. "No, solo che è meglio che tu non sappia chi è." Dice tranquillamente. Quasi mi metto a ridere, chi è lui per dire questo? Se io voglio saperlo, lo saprò. "Oh caro, mi stai talmente antipatico in questo momento che ti prenderei a schiaffi finché non mi dirai tutto." Dico in tono acido.

"Fallo." Dice semplicemente, in un tono calmo, ma allo stesso tempo severo. Mi sta davvero sfidando? Come ho fatto ad essere sua amica?

Mi giro senza guardarlo dirigendomi verso la porta, sto molto attenta nel salire i gradini, con la mia fortuna mi potrei ribaltare. Tiro giù la maniglia, ma questa non si apre, provo a spingere e a tirare, ma niente. "Trev, non si apre!" Dico agitata, non riesco a stare chiusa e saperlo di esserlo mi fa mancare l'aria. Trev mi raggiunge e ci prova anche lui, ma con tutta la forza che ci ha messo, la porta è ancora chiusa. "Dimmi che è uno scherzo, l'hai chiusa tu? Ti prego aprila, mi sento male." Dico mentre trattengo le lacrime, l'aria non passa nei miei polmoni.

"Non dirmi che sei claustrofobica, ti prego." Dice guardandomi attentamente. Annuisco leggermente, sono spaventata degli spazi chiusi. "Cazzo." Dice tirando un calcio alla porta portandosi le mani fra i capelli.

"Ti prego, fammi uscire da qui." Dico in lacrime, la paura mi assale e meno aria mi entra. "Respira profondamente Alissa." Dice porgendo la mano verso la mia spalla. Faccio come dice, ma non cambia niente, la testa inizia a girare leggermente, maledetta me e questa merda.

Trev tira fuori il cellulare, ma successivamente lo scaraventa a terra. "Non c'è campo, calmati." Fosse facile.

Corro verso l'ago, c'è una barchetta e la prendo, i miei mi portavano sempre qui. Inizio ad andare in largo, forse ci sarà più pace. Improvvisamente sono dentro l'acqua, non respiro, il senso di soffocamento si impadronisce di me.

TREV POV

Quel figlio di puttana ci ha chiuso dentro. Alissa ha lo sguardo perso, non capisco cosa abbia, non so nemmeno come calmarla. Mi guardo in giro, sicuramente ci deve essere una luce da qualche parte, scendo le scale e vedo una spina e vicino un bottoncino, presumo che sia quello della luce. Provo e si accende una leggera luce, ma sempre meglio di prima. Mentre torno da Alissa la vedo con le mani attorno la gola, sembra quasi che stia annegando. Senza pensarci corro sulle scale e la prendo prima che possa cadere a terra, continua a tossire ed ha gli occhi chiusi, ma le lacrime continuano a scendere.

"Hei, riesci a sentirmi?" Chiedo in tono dolce e il più calmo possibile e lei annuisce. "Bene, ti ricordi quando ci siamo conosciuti? Sicuramente avresti fatto a meno se sapevi cosa sarebbe successo." Dico scherzando, devo farla concentrare su un'altra cosa. "Mi sembravi una ragazzina viziata, forse lo sei, ma non ti vanti, non fai differenze." Dico sorridendo ricordando i primi giorni. Avevo paura di lei, c'è una cosa che mi sto tenendo dentro da anni ormai che non mi faceva fidare di lei. Sapevo che se ne sarebbe andata, ma lei non è scappata perchè doveva rispettare i suoi livelli, ma perchè è lei che non si fida di me.

"Ascoltami, so che mi odi, so che vorresti essere da tutt'altra parte e non con me, ma ora devi stare calma e troveremo un modo per uscire, al massimo procreeremo e faremo una nuova città qui, nello scantinato della scuola." Sorrido e anche lei, anche se cerca ancora l'aria.

"Adesso andiamo giù e ti calmi." Dico alzandomi e prendendola in braccio, il suo corpo esile non pesa niente, sembra di tenere un peluche. Scendo le scale facendo attenzione di non cadere, sento le sue mani strette nel mio collo ed è una sensazione di sicurezza.

L'appoggio delicatamente su un vecchio cuscino polveroso e mi siedo accanto a lei. Il suo respiro sembra migliorare a poco a poco, sembra abbastanza calma, si sente solo il suo respiro affannato nella stanza. "Mi hai detto di andarmene." Decido di parlare. "Io l'ho fatto. Era la cosa giusta da fare, mi sono affezionato a te e quando succede per me è molto complicato andarmene, ma se continuavo ad insistere alla fine te ne saresti andata tu. Fai bene ad odiarmi se pensi che ti abbia mentito. Lo capisco. Anche io ti odio." Dico girandomi verso di lei sorridendo. Lei alza lo sguardo, ha gli occhi arrossati e stanchi.

"Riposati, sei stanca. Missa che stasera dormiremo qui." Dico sospirando guardandomi in giro. Si sistema seduta bene, ormai il respiro è regolare. "Io dormirò là stasera." Indico un posto a caso. Ha gli occhi chiusi e in poco tempo si addormenta, non sono nemmeno sicuro che mi abbia sentito.

Mi alzo per cercare qualcosa per sforzare la porta, ma tutto quello che ho sono una mazza e qualche mobile. Decido di sedermi, sicuramente sarà una lunga serata. Poco dopo mi addormento.

Le ore successive, dopo esserci svegliati, sono state di totale silenzio, nessuno ha più parlato. Ormai è notte e nessuno è venuto ad aprirci, nemmeno la mazza è servita. Torno a posizionarmi vicino a lei, non so per quale motivo, ma voglio stare qui e vedere se le serve qualcosa.

Di conseguenza passano almeno due ore, lei si è fatta delle trecce, mentre io ho guardato in ogni armadio, alla fine abbiamo guadagnato anche del cibo.
"Dormi, io torno vicino all'armadio." Dico. Mentre mi alzo, però, mi tira la manica, la guardo incuriosito e torno a sedermi vicino a lei.
Poco dopo si avvicina a me e appoggia la testa sulla mia spalla.
"Posso stare la tranquillamente, è comodo." Dico.
"Io non ti odio." Queste furono le ultime parole prima di addormentarsi.

The Sun and the Moon (#WATTYS2017)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora