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NIALL

Un po' di semplici e stupide domande e un'intera pizza dopo, Jessica ed io eravamo sdraiati a terra sulla schiena, guardando le stelle. Le nostre braccia si sfioravano a vicenda e i nostri cuori battevano in sincronia.

E sapevo che non c'era nessun altro posto e nessun'altra persona con cui mi sarebbe piaciuto essere.

Supposi che, in qualche modo, dovevo ringraziare Elizabeth per essere una puttana. Se non fosse stato per i suoi modi che mi avevano spezzato il cuore non sarei stato qui adesso con Jessica. Quindi, grazie Elizabeth, suppongo...

Anche se continuava ad essere una puttana.

«Qual è stato il film più triste che tu abbia mai visto?» mi chiese Jessica, i suoi occhi non smisero di osservare le stelle neanche per un secondo. Me ne accorsi perché, come avevo appena realizzato, l'avevo fissata per tutto il tempo. Velocemente, spostai lo sguardo sulle stelle, sperando che lei non l'avesse notato.

«Uh, non lo so» risi debolmente. «In realtà non guardo i film drammatici»

«Amo i film drammatici» sospirò lei. «Mi ricorda che anche i personaggi fittizi diventano tristi»

«Tutti diventano tristi, Jess» mossi la mia mano, che era allungata accanto alla sua, solo un po', sfregandola in modo rassicurante. Non sapevo se avessi il permesso per stringerla.

«Fa schifo, non è vero?» disse prima di ridere.

La guardai con uno sguardo interrogativo.

«Perché stai ridendo?» le chiesi dolcemente e con cautela.

Si girò per guardarmi. Stava sorridendo, ma non era un sorriso felice. Era pieno di umorismo, ma non in modo positivo.

«Perché tu non lo stai facendo?» chiese, tornando a guardare le stelle. «Non è divertente? Come tutti si sentano vuoti una volta tanto? Come nemmeno i personaggi dei film riescano a sfuggirvi?». Incrociò le braccia sul petto e giocò con le maniche della sua maglia. Solo quando sollevò le maniche, capii che in realtà stava giocherellando con le sue bende. «Nessuno può evitarlo, cazzo»

«Sono d'accordo. Nessuno può sfuggirvi ed è un fottuto schifo» dissi invece di compatirla o confortarla, sapevo che lei non avrebbe voluto che lo facessi.

Mi guardò e per qualche strana ragione mi aspettavo di trovare nei suoi occhi delle lacrime, ma non ce n'erano. Lei era più forte di quanto avevo pensato e ne ero contento.

«Vuoi sapere perché sono qui?» le chiesi, lei annuì con lo sguardo fermo. «Sono vuoto» risposi.

«Come? Tu sei il fottuto Niall Horan. Tu potresti avere qualsiasi cosa e persona con uno schiocco di dita. Come puoi sentirti vuoto?». Malgrado le sue parole, non intendeva essere rude, perciò non mi offesi per quello che mi disse.

«Suppongo che la fama si prenda tutto di te» sospirai, tirandomi su a sedere. Jessica mi imitò. «È come se nessuno mi conoscesse veramente, nessuno volesse farlo. È come se fossi solamente Niall degli One Direction. A nessuno importa di Niall di Mullingar»

Mi sollevò il mento in modo che la possa guardare direttamente nei suoi brillanti occhi azzurri, e le sue dita presero le mie dolcemente.

«Io lo faccio» sussurrò lei. «A me interessa»

«Come faccio a sapere che non scapperai via quando scoprirai che la mia vita non è così affascinante come appare? Che non mi stai vicino solamente per la fama?» dissi, ignorando il nodo alla gola e le lacrime che cercai di trattenere. «Come faccio a sapere che resterai?»

«Perché, per quanto sembri stupido, tu mi hai salvato» sorrise, acquistando sicurezza e spostando la sua mano sulla mia guancia. Pensai fosse perché lei sapesse che eravamo entrambi vuoti, e per quello si sentiva più sicura con me adesso. «Tu e i ragazzi siete la ragione per cui sono ancora qui oggi e il solo pensiero che tu possa seguire i miei passi, mi fa male. Credimi, sarò qui finché non ti sentirai di nuovo intero»

«Allora lasciami fare lo stesso per te» dissi.

Mi guardò per un po' prima di annuire. Era come se il nostro silenzio parlasse per noi, quello era il suo modo per parlarmi della sua depressione.

Sollevai la mia mano per appoggiarla sulla sua guancia sinistra, mentre lei lo faceva con la mia destra e i suoi occhi si chiusero al contatto.

«Non sono pronta per mostrartele». Sapevo già che si stava riferendo alle cicatrici.

«Va bene» dissi, avvicinandomi per appoggiare la mia fronte alla sua. «Ci andremo piano, okay?»

«Okay» deglutì.

Chiusi i miei occhi e permisi al silenzio di avvolgerci totalmente. Non ci baciammo quella notte, né ci prendemmo per mano, ma in quel momento con le nostre mani che accarezzavano l'uno la guancia dell'altro e con le nostre fronti premute assieme eravamo più connessi di come potevamo mai essere. Eravamo uno. Eravamo completi, solo per un momento.

Forse se avessimo resistito abbastanza saremmo stati entrambi completi per sempre.

Anonymous || n.h. | Italian Translation Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora