Capitolo 2

9.3K 325 50
                                    

"Allyson, svegliati farai tardi a scuola" sento qualcuno urlare, prolungando così tanto la vocale 'o' del mio nome.
Per un secondo mi preoccupo, pensando che possa essere un ladro.

Cogliona, mica i ladri ti urlano ti alzarti, bah ma che problemi hai?

Vero ma se non è un ladro, questo vuol dire che è...

Tua madre!

Mia madre...e quindi? Voglio dormire.
Infilo la testa sotto i cuscini, infischiandomi altamente delle urla di quella.

Cazzo, lasciatelo dire hai una madre con una gran voce.

Stranamente concordo con te. Ma non si può prendere un mal di gola oppure perdere addirittura la voce?

Porca puttana, le vuoi così male?

No, ma odio quando fa così, cioè ogni mattina.
All'improvviso la porta viene spalancata, proprio come le tende della finestra.
Un mugolio di disconsenso esce dalla mia bocca. Alzo le coperte per nascondermi dalla luce. Quella cazzo di luce...
Io e i vampiri siamo stretti parenti, e ci vogliamo un mondo di bene. Odiamo entrambi quella schifosa luce e adoriamo il buio della notte.
"Alzati non puoi arrivare in ritardo, e io non ti posso portare a scuola" dice lei alterata.
"Tanto c'è Josh" le urlo da sotto le coperte. È in momenti come questi che credo di amare mio fratello, mi salva.
"No cara, lui è già andato con una ragazza" dice mentre esce dalla stanza, ma non prima si avermi tolto le coperte, lasciandomi ancora lì sul letto impalata ad rimuginare su quello che ha appena detto.
Mio fratello che va a scuola presto?
Mio fratello che va con un'altra ragazza?
Ma più importante, mio fratello che non mi accompagna?
Mi giro e dal comodino prendo il mio iPhone e guardo l'ora: 07:33.
Spalanco gli occhi, ho solo meno di mezzora? E devo andare anche a piedi! Ecco, invece in momenti come questi odio proprio Josh.
Corro in bagno lavandomi la faccia, apro l' armadio scegliendo un jeans nero attilato, una maglia bianca con una scritta d'oro e una felpa rubata a mio fratello grigia. Ai piedi metto le mie amate Superstar nere. Corro a pettinarmi i capelli. O meglio, a togliere quel nido di uccelli che mi si è formato durante la notte.
Prendo il mio Eastpack azzurro e scendo le scale rischiando di cadere molte volte.
Chiamo Sophy ma non risponde. In altre circostanze sarei andata a casa sua ma non ho tempo, quindi vado direttamente a scuola con passo veloce e sicuro.
Arrivata davanti la grande struttura controllo l'ora, sono in ritardo di un paio di minuti, non è così tanto, mi aspettavo di peggio.

Cara, alla prima ora hai scienze.

Vero. Di scienze ho una vecchia che ora dovrebbe essere in casa di riposo, ma è ancora qua ad insegnare. È una professoressa molto seria e non accetta ritardi. Per lei tutto è fondato su quello.

Sbaglio o qualcuno qua è in ritardo?

Ma smettila e aiutami a trovare una scusa. Ma perché hanno inventato la scuola? Eh? Ma fanculo a colui che la inventò.
Mi avvio verso la classe, cercando una scusa credibili anche se so, con mio grande dispiacere, che non servirebbe a niente.
In molti le hanno raccontato cazzate, ma lei si è sempre accorta. Fottuta, ecco cosa sono.
Busso alla porta con decisione, e dopo aver sentito un 'avanti' entro dentro, richiudendomela alle spalle.
Davanti a me, la prof seduta composta, come sempre, nella cattedra mi squadra da capo a piedi.
Ma che problemi ha?

Hey hai i capelli spettinati, non sei il massimo della bellezza.

Compagni di stanza Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora