"Jason, dai alzati" dico stufa, per l'ennesima volta, scuotendolo leggermente. Ma niente. Sembra morto, ha un sonno davvero pesante.
...magari è veramente morto...
Ma...ma, smettila, dopo glielo dico!
Si si dai, digli che la tua coscienza lo vuole morto.
...evito di parlare.
Ecco, lo avevo detto io ieri che questo oggi sarebbe stato...una merda.
Se già fatica ad alzarsi, non voglio proprio pensare come sarà una volta da sveglio.
Per le 11:15 dobbiamo essere in un orto botanico o quello che è. E ora sono le 9:50. Fra quaranta minuti dobbiamo partire.Non fate come l'altra volta miraccomando.
L'altra volta come?
Che alla fine non ci siete nemmeno andati.
No, questa volta ho tutto sotto controllo.
"Senti coso, questa è l'ultima volta che provo a svegliarti tranquillamente, se non ti vuoi alzare allora..." continuo a parlare a vanvera. Lui non mi sta ascoltando proprio, visto che sta dormendo.
Ecco il perché i genitori sgridano i propri figli ad andare a letto presto, altro che noi qua.
"Okey, lo hai voluto te" gli sussurro all'orecchio, prima di prendere il mio cuscino e lanciarglielo dritto in faccia.
Lui si alza di scatto, guardandosi in giro.
"Ma che cazz? Perché lo hai fatto?" sbotta secco, per poi ributtarsi nel letto e strofinarsi gli occhi con le mani strette in due pugni. Se non lo conoscessi, azzarderei a dire che è anche tenero. Cioè, guardarlo, apenna sveglio, con i capelli tutti spettinati e quegli occhioni mezzi assonnati. Sembra un bambino...anzi, lo è.
"Forse perché ti devi alzare a vestirti, fare colazione che poi dobbiamo uscire?" gli chiedo retorica.
Lo sento sbuffare per poi tenersi la testa fra le mani.
"Sto cazzo che io mi alzo. Non riesco nemmeno ad aprire gli occhi...e abbassa la voce" sussurra, e solo ora mi accorgo che ha gli occhi chiusi.
"Io l'avevo detto ieri che era meglio se n-" incomincio a parlare, ma quel troglodita mi blocca.
"Senti, non incominciare già da ora, a fare la sapientona" bisbiglia, riportandosi il ciuffo dietro. Cazzo, perché non lo hai chiesto a me di farlo...l'avrei fatto molto volentieri.
Non riesce nemmeno a parlare, scommettiamo camminare.
"Mi scoppia la testa, cazzo" sbotta, mettendosi a pancia in giù, mettendo un cuscino sopra la testa.
"Non fare il bambino, e alzati" gli ordino, ma non mi caga proprio.
"Hey, sei ancora vivo?" gli chiedo, scuotendolo. Ma lui non si degna di darmi risposta. E se...no, figurati. Come può morire per un mal di testa...vero?Chi lo sa? Controlla tu stessa.
Cazzo, non mettermi paura per niente.
Alzo leggermente il cuscino, ma ancora prima fare questo, me lo ritrovo in faccia.
Sbuffo, sapendo che è stato lui.
Cioè, io lo aiuto, e lui come mi ripaga? Facendo il bambino stupido, ovvio.
"Lasciami stare, ti ho già detto che non mi alzerò per andare in un fottuto giardino. E cazzo, mi fa male la testa, e poi non mi perderei gran ché..." sbotta, con voce impastata dal sonno.
"Quello che sto per fare, non lo rifarò mai più" borbotto da sola.
"Aspetta..." gli dico, per poi andare in direzione dell'armadio, e prendere un paio di jeans chiari con vari strappi, e una maglia a maniche lunghe, corta davanti scura.
Vado in bagno e mi cambio, non ho tempo di fare una doccia, tutta colpa di quel cretino.
Guarda che mi tocca fare...Ti sei offerta tu...a fare cosa poi?
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Compagni di stanza
Teen Fiction#7 IN TEEN FICTION (15/07/2017) Quando pensi che la vita stia girando per il verso giusto, ricordati che il Karma esiste e che sicuramente è dietro l'angolo ad aspettarti per colpirti in pieno. È proprio il caso di Allyson Smith, diciassette anni, è...