"Che cosa hai intenzione di fare?" domandò Veronica seduta sul divano, dopo aver ascoltato quanto successo qualche ora prima tra Eva e Sergio.
"Non lo so. In questo momento sto solamente...io non lo so." ripeté, confusa come mai si era sentita prima.
"Forse dovresti provare a parlargli di nuovo, a chiarire.."
"Non c'è niente da chiarire. Ha lasciato la sua ragazza e mi ha dato un ultimatum. Come se fosse la prima volta, tra l'altro." sbuffò pensando al passato.
Veronica rifletté un momento: avrebbe voluto avere la soluzione a portata di mano, per risolvere quel problema e aiutare la sua amica - infondo si sentiva anche un po' responsabile. Lei l'aveva spinta di nuovo verso Sergio e forse Eva non voleva nemmeno. Forse aveva ragione lei, non erano destinati a stare insieme e quei dieci anni di silenzio ne erano la prova.
"Eva posso farti una domanda?" disse inclinando il capo.
L'amica la fissò solamente negli occhi. "Tu hai mai...pensato per un momento di accettare le condizioni di Sergio? Voglio dire, di..tornare con lui?"
Eva sospirò. Aspettava quella domanda, era il momento di dire la verità anche a se stessa.
"Io sono innamorata di lui. Mi sembra ovvio. Anche se sono passati dieci anni non posso dimenticarlo, sono sempre stata dell'idea che non si può dimenticare qualcosa o qualcuno che ti da emozioni così forti. Però so che ciò che è stato non può tornare, se dovesse andare male anche stavolta io non potrei ripetere tutto daccapo. Tu sai meglio di me quanto io ci abbia messo a.." si fermò. Non volle continuare: a volte la verità a voce alta bruciava più del fuoco.
A quel punto Veronica ebbe un'idea. Si alzò dal divano e prese la borsa.
"E ora dove vai?" domandò Eva.
Veronica la guardò negli occhi e le sorrise. "Mi sono ricordata una cosa."
Vicente del Bosque aveva raggruppato i suoi per la preparazione in campo in vista della partenza per la Polonia. Mancavano meno di due settimane e i ragazzi, i 23 ufficiali che avrebbero rappresentato la Spagna all'Europeo, erano di fronte ai suoi occhi in campo tutti insieme a rilassare i nervi dopo l'allenamento serrato degli ultimi giorni.
"Forza con quel pallone!!!!" esclamò da bordo campo, fischiando e tenendo d'occhio tutti i suoi "ragazzi" che giravano per il campo con la velocità di fulmini.
"Casillaaas! Per favore! Non vogliamo mica andare all'Europeo tra dieci giorni e parare i rigori così??!" protestò guardando il capitano che rotolava per terra dopo un rigore mancato di Fabregas.
In realtà i ragazzi stavano giocando tra di loro, provando a dimenticare la tensione e la responsabilità che li avrebbe travolti in pochi giorni. Il mister li spronava ugualmente, ma infondo conosceva quei ragazzi e sapeva che avrebbero dato il massimo una volta arrivati alla città sportiva di Danzica.
In quel momento girò gli occhi verso un angolo del campo e vide Sergio immobile di fronte al muretto che delimitava il campo di Las Rozas: aveva un'espressione nera e tirava in continuazione pallonate al muretto. Corrugò la fronte un momento: non capiva perché non stesse giocando con gli altri, lui che era il solito casinista, trascinatore, sempre di buon umore e sempre sorridente.
Aveva un "debole" per Sergio perché era così giovane ma così forte, era un ragazzo semplice, come lo era lui quando aveva iniziato, arrivava da un paesino del sud dove i sogni di gloria come quelli che faceva lui erano sempre più difficili da realizzare rispetto ad altri. Eppure ce l'aveva fatta e sempre sorridendo.
Decise di avvicinarsi, visto che ormai aveva perso il controllo del gruppo, intento ad avvolgere David Silva nella rete dei palloni come i bambini dell'asilo.
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Never Let Me Go || Ramos
FanfictionSergio ci pensò un momento: era da quasi dieci anni se non di più che non vedeva i suoi vecchi compagni di classe. Considerando la piega che aveva preso la sua vita dopo la fine della scuola, quando a diciannove anni era passato dal Siviglia al Real...