Capitolo 34

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Le vacanze di Natale erano quelle preferite da Eva: aveva sempre amato l'atmosfera che si creava a Madrid, nelle vie del centro come nelle piccole vie, le luci, i colori, gli addobbi, l'atmosfera sembrava creare un'unione magica tra le persone.

Nonostante quell'anno che stava per finire fosse stato uno dei più turbolenti che mai avrebbe immaginato di vivere, si era ripromessa di vivere nello spirito del Natale e di non lasciare che tutto ciò che era successo rovinasse la sua festa preferita.

Quella mattina, approfittando di una giornata libera, aveva terminato l'albero di Natale nel suo appartamento e quando Veronica tornò dal lavoro fu sorpresa di trovarla intenta in qualcosa che non fosse fissare il vuoto o ricoprirsi di lavoro per non pensare - come faceva da due mesi a quella parte.

L'amica avvertiva la sofferenza di Eva anche se ancora non aveva saputo cosa fosse successo con Sergio quell'ultima volta che si erano visti, al Baroque.

"Accidenti! Hai fatto un ottimo lavoro!" sorrise entusiasta.

Eva guardò il suo albero colorato con orgoglio. "Tortilla si è mangiato un po' di fiocchi" sorrise "Però alla fine è venuto bene no?"

"Bellissimo! Ora sì che è Natale!" rispose Veronica. "E a proposito di questo, quando partiamo??" domandò.

La tradizione per le vacanze di Natale voleva che si stesse in famiglia e, come ogni anno, Eva e Veronica partivano prima dell'inizio delle festività, per tornare a Siviglia. I viaggi "on the road" con la macchina di una o dell'altra erano sempre stati i più divertenti che le due potevano ricordarsi soprattutto perché finivano per perdersi e chiedere ad un passante la strada di casa.

"Stavo pensando che potremmo andare via...sabato."

Vero ci pensò "Dopo domani?!" chiese, sorpresa.

"Sì. So che manca una settimana all'inizio delle feste ma il capo mi ha obbligato a prendere ferie per tutto il mese così fino a Gennaio quando riapre la redazione sono a casa."

"Bene, allora chiederò a quella strega del mio capo se posso andarmene pure io, non ne posso più di lavorare lì!" sbuffò stiracchiandosi. "Hai già chiamato i tuoi?"

"Sì, mia madre lo sa già. Vuoi che chiami la tua?"

"No, l'avviserò stasera..tanto devo chiamarla comunque prima che mandi i cani da soccorso a cercarmi!"

Eva si mise a ridere. "Da quant'è che non la chiami??"

"Ho perso il conto dei giorni!" sorrise Veronica. Rimasero in silenzio qualche secondo poi l'amica non potè resistere e guardò Eva negli occhi riprendendo a parlare. "Prima di partire mi...dici che cosa sta succedendo?"

Di nuovo silenzio. Eva capì che era arrivato il momento di dire ad alta voce cosa la tormentava da due mesi - sapeva che prima o poi Veronica gliel'avrebbe chiesto.

"Che vuoi dire?" chiese.

"Cos'è successo al Baroque, con Enrique, con Sergio..."

Eva rabbrividì un secondo poi prese fiato e si appoggiò allo schienale del divano dietro di lei.

"Tante cose." sospirò.

"Cioè? Non voglio darti lezioni di vita ma...mi dispiace vederti così."

"Ecco..io...ho litigato con Sergio di nuovo quella sera"

"Lo immaginavo. Che ti ha detto stavolta?"

"Cosa gli ho detto io." chiarì.

Veronica sgranò gli occhi, perplessa.

Never Let Me Go || RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora