Capitolo 37

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Il ritorno a Madrid dopo le vacanze di Natale era stato a dir poco "traumatico".

Dopo aver passato i giorni più belli della sua vita, con il suo ragazzo e i suoi amici e la sua famiglia, Eva era stata catapultata di nuovo nella realtà di tutti i giorni e quello sarebbe stato il suo primo giorno di lavoro dell'anno. Mentre percorreva la Gran Via con la sua macchina, il cellulare le squillò in borsa: non potè non sorridere vedendo chi la stesse chiamando.

"Dimmi che se chiudo gli occhi e li riapro sono di nuovo a Siviglia" esordì rispondendo.

La risata di Sergio le illuminò la giornata. "Mmm ci ho già provato, non funziona."

"Accidenti! Vuoi venire tu al lavoro al posto mio?"

"E tu ti sorbisci Mourinho?? Volentieri!"

"Okay forse non è uno scambio conveniente...come mai hai chiamato?"

"Sto andando a Valdebebas, e poi...mi mancavi."

Eva sorrise guardando un momento nello specchietto retrovisore: Veronica aveva ragione, da che era ritornata con Sergio i suoi occhi erano più luminosi e anche il suo sorriso - impensabile fino a qualche anno prima che la causa potesse essere proprio Sergio.

"Anche tu e credimi farei anche a meno di tornare al lavoro..."

"Sei preoccupata per Enrique non è vero?" chiese lui, molto attento.

Eva sospirò: fermò la macchina al solito parcheggio sotto gli uffici della redazione e scese dall'auto con tutte le sue borse e scartoffie in mano.

Si fermò a pochi passi dalle porte scorrevoli di vetro dell'ingresso e si appoggiò al muro.

"Sì. Credo che sia lui il motivo di tutta questa ansia..."

"Ne abbiamo già parlato, penso che lui sia abbastanza grande per mettere da parte questa storia..."

"Oh come hai fatto tu quando ti ho lasciato?" fece ironica Eva sorridendo.

"AH-AH!" sbottò Sergio con lo stesso sarcasmo "Io sono l'amore della tua vita, è diverso."

Eva sorrise - mai verità sarebbe stata più grande e sentirselo dire le provocava sempre un brivido.

"Lo so, però lui non lo sa."

"Credo l'abbia capito. Insomma era uno sfigato ma era intelligente..!"

"Enrique non era...."

"Sì certo come vuoi!" la interruppe ridendo. "Vieni con me a pranzo alle due?"

Eva guardò l'orologio e sorrise. "Va bene. Passi di qua?"

"Sarò puntuale."

"Questa sì sarebbe una novità!" sorrise.

"Ti amo Eva, ricordati solo questo."

"Anche io ti amo, buona giornata!" sospirò prima di riappendere.

Mentre lo diceva, non si era accorta che di fronte a lei - da chissà quanto tempo - c'era proprio Enrique.

Non si aspettava di incontrarlo così, aveva immaginato tante volte da quando era tornata quel momento ma i pensieri e le sensazioni che le aveva provocato vedere di nuovo Enrique non credeva potessero essere quelle di quel momento. Lo stomaco le si annodò di colpo, si sentiva terribilmente in colpa e non aveva mai visto Enrique così scuro in volto.

"Ciao" disse lei, provando un sorriso.

Il ragazzo la squadrò, probabilmente aveva sentito il "anche io ti amo" detto a Sergio. Eva notò in quel momento che aveva uno scatolone con il suo nome in mano.

Never Let Me Go || RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora