Eva aprì gli occhi la mattina seguente, quando il primo raggio di sole entrò dall'enorme porta finestra in camera di Sergio. Pensava di essersi sognata tutto, dalla sera prima,alla notte a quel risveglio che tante volte aveva immaginato nella sua testa: invece no. Era lì, accanto a lei, e dormiva tranquillo. Girò la testa e lo guardò: da che si erano addormentati, a notte fonda, Sergio non l'aveva lasciata, tenendola stretta a sé; Eva aveva ascoltato il suo respiro per tutto il tempo e il battito del suo cuore che era dolce come una musica di sottofondo alla radio.
Non poteva smettere di sorridere quando in quel momento realizzò come tutto aveva un senso: Sergio era lì con lei da nemmeno ventiquattr'ore ma infondo c'era sempre stato, si trattava solamente di ritrovarlo in sé, nella sua mente, nei suoi ricordi e rispolverarli, ricordare, provare di nuovo quello che solo lui le avrebbe mai fatto provare. Era innamorata, come lo era stata la prima volta che si erano parlati, e la volta in cui si erano baciati, la notte di San Juan e così via. Non c'era mai stato un momento - pensò guardandolo mentre dormiva - in cui aveva smesso di amarlo: come poteva infondo smettere dal giorno alla notte se lui era una parte di se stessa?
"Se continui a fissarmi mi metti in soggezione." disse Sergio tenendo gli occhi chiusi.
Eva sobbalzò non pensando che fosse sveglio. "Hey! Potevi dirmelo che eri sveglio!!" protestò.
Allora Sergio aprì gli occhi, di un castano dorato più chiaro alla luce naturale del sole che irrompeva dalla finestra: gli sorrise. Uno di quei sorrisi a cui Eva non resisteva, che avevano sempre fatto parte di lui, un segno distintivo che lei amava.
"Buongiorno." gli disse semplicemente avvicinandosi a lei per darle un bacio.
"Buongiorno" rispose Eva ricambiandolo.
"Dormito bene?" chiese.
"Per quanto io abbia dormito...sì, grazie. Devo dire che questo letto è davvero comodo."
Sergio la guardò. "Se volevi dormire bastava dirlo." rispose ironico.
Eva si mise a ridere. "No, non volevo dormire. Mi è bastato dormire un po' per recuperare le forze."
"Oggi devi lavorare?"
Eva scosse il capo e Sergio sorrise soddisfatto. "Allora visto che hai recuperato le forze..." si girò verso lei, fermandola con il suo corpo, iniziò a baciarla dolcemente lungo il collo, accarezzandole un fianco con la mano.
Eva chinò il capo e si mise a ridere per il solletico provocatole dalla barba del ragazzo.
"Ma non ti stanchi mai tu!?" protestò lasciandolo fare.
Sergio si bloccò tornando sui suoi occhi. "Mai..!" sorrise.
In quel momento, mentre Eva stava per cedere come al solito e lasciare che la passione prendesse nuovamente il sopravvento su entrambi, il cellulare della ragazza squillò ripetutamente.
"Non rispondere" disse Sergio continuando a baciarla.
Eva provò ad ignorarlo ma lo squillo era insistente così allungò un braccio verso il comodino e si portò il telefono all'orecchio.
"Pronto??" rispose fermando Sergio un momento per ascoltare.
"Eva! Sono io" disse Veronica. Subito la ragazza colse il tono di voce strano dell'amica.
"Oh! Ciao Vero! Tutto bene?" domandò preoccupata facendo scansare Sergio.
"Sì sì...spero di non averti disturbata."
"Oh no, mi sono appena svegliata anche se sono le...dieci e mezza" disse sorpresa di non aver mai dormito così a lungo. "Che volevi dirmi?"
"Ecco...quando torni a casa fammi sapere..volevo parlarti di una cosa." la voce scura di Veronica non lasciò indifferente Eva che cercava di capire cosa fosse successo.
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Never Let Me Go || Ramos
FanfictionSergio ci pensò un momento: era da quasi dieci anni se non di più che non vedeva i suoi vecchi compagni di classe. Considerando la piega che aveva preso la sua vita dopo la fine della scuola, quando a diciannove anni era passato dal Siviglia al Real...