Lo stadio era gremito di gente.
Per l'occasione avevano montato un palco enorme sul campo da calcio, pieno di luci, decorazioni e colori. C'era una parte riservata alle figure importanti venute ad assistere, una parte per il backstage e una specie di gabbiotto di vetro dove sedeva già qualcuno, forse i giornalisti venuti a seguire l'evento.
I pass che avevano li avevano portati nella "zona riservata" dalla quale, al lato del palco, si sarebbe visto tutto lo spettacolo da una posizione comoda.
Veronica e Rafael erano andati a prendere da bere e a fare un "giro di ricognizione", mentre Eva aveva preferito rimanere nei paraggi, guardandosi attorno attendendo con ansia l'inizio del concerto. Leggeva il volantino informativo con il programma della serata: presentazioni, spettacolo di luci e colori, fuochi d'artificio, una cerimonia in grande stile. Inoltre si sarebbero alternati sul palco tanti artisti e Eva non vedeva l'ora di vederli dal vivo - alcuni dicevano che si sarebbe esibita a sorpresa anche Shakira che tra l'altro era già in Polonia per tifare il suo fidanzato, il compagno di squadra di Sergio.
"Aspetti qualcuno in particolare?" disse all'improvviso una voce maschile alle sue spalle.
Eva si voltò di scatto trovandosi davanti un ragazzo: aveva la maglietta che portavano quasi tutti in quell'area, bianca con in logo degli Europei stampato davanti, e il suo nome ricamato sul petto: Roger. Doveva essere sudamericano comunque, a giudicare dall'accento che aveva sentito Eva quando le aveva rivolto la parola.
"Parli con me?" domandò perplessa Eva, non capendo come mai le si fosse avvicinato.
"Sì, ti ho vista qui tutta sola... io sono Roger, addetto stampa del concerto." disse allungando una mano.
Eva lo guardò e sorrise: almeno era una persona cordiale che parlava la sua lingua in quella terra sconosciuta.
"Piacere, Eva."
"Che bel nome" sorrise "Come la prima donna sulla terra."
Eva arrossì: non era abituata a complimenti così elaborati. "Grazie, anche il tuo nome è particolare."
"Tu ovviamente non sei di qui, Spagna?"
"Sì, e tu? Parli molto bene la mia lingua" rispose lei.
"Io sono di Rosario, Argentina. Non so se conosci."
"Oh sì!"
"La terra di Messi.." disse orgoglioso.
Eva corrugò la fronte. Aveva già sentito quel nome ma non sapeva la minima idea di chi fosse.
"Sai...Messi... il giocatore...il Barça!" provò di nuovo Roger, vedendo la faccia di Eva. "Oh lascia stare, probabilmente tifi Real Madrid.."
Eva annuì: era l'unico nome che riconosceva subito. "Oh, Real..! Scusami, io non sono molto pratica di queste cose..per me è tutto un po'..nuovo."
"Allora sei una madridista! Pazienza!"
"No io sono...solo Eva." sorrise la ragazza non capendo in che lingua stesse parlando in quel momento.
Roger si mise a ridere per la risposta originale della ragazza. "Sei qui a tifare Spagna dunque.."
"Già. Domani c'è la partita e oggi siamo venuti a vedere il concerto!"
"A quindi non sei sola! Dov'è il tuo fidanzato allora?" domandò guardandosi attorno.
Eva accennò un sorriso, una domanda troppo difficile a cui rispondere. "Sono qui con due amici che in questo momento mi domando dove siano..probabilmente si sono persi" commentò.
STAI LEGGENDO
Never Let Me Go || Ramos
FanfictionSergio ci pensò un momento: era da quasi dieci anni se non di più che non vedeva i suoi vecchi compagni di classe. Considerando la piega che aveva preso la sua vita dopo la fine della scuola, quando a diciannove anni era passato dal Siviglia al Real...