La partita contro la Germania non era andata come speravano. Un pareggio, i rigori, la vittoria della squadra del suo amico Ozil che li aveva portati dritti alla finale contro la Russia, grande rivelazione del torneo.
La Spagna quindi se ne tornava a casa, a un passo dal "triplete" che sognavano di fare: per la stampa una grande delusione, per i ragazzi pure anche se Del Bosque cercava di tirar loro su il morale con grandi discorsi e rassicurazioni. "Avete fatto un grande europeo" diceva sempre "Siete calciatori, non salvate il mondo. Ricordatevelo." ripeteva fino allo sfinimento.
Tuttavia anche il mister sapeva che per ragazzi che sognavano una vittoria europea come loro non era facile digerire una sconfitta.
Ancora due giorni e Sergio e i suoi compagni avrebbero fatto ritorno in Spagna pronti ad affrontare "le conseguenze" della semifinale. La stampa già sputava sentenze sui titoli di giornale, ai ragazzi era stato proibito di leggerli per non affossare ancora di più il morale e così tutti si dedicavano a fare i bagagli e a mettere nelle valige sogni, pensieri, rimpianti e grandi emozioni.
Sergio era nella sua camera, in silenzio, nemmeno la musica del suo inseparabile Ipod poteva aiutarlo: non pensava a nient'altro se non alla partita persa, al gioco che gli era sfuggito di mano e ad un altro tipo di conseguenze legate non alla partita bensì a Lara.
Già, da che la ragazza gli aveva rubato quel bacio di fronte all'Hotel, al quale aveva reagito respingendola e arrabbiandosi più con se stesso che lo aveva permesso che con lei, si era chiuso in un silenzio rigoroso senza voler parlare con nessuno.
Aveva sentito Eva, sempre piena di lavoro, con qualche sms via cellulare, con la promessa di rivedersi all'aeroporto quando sarebbe arrivato - alla sera di due giorni dopo.
Il resto era solo silenzio: ovviamente non poteva dirglielo, ma non poteva nemmeno mentirle a lungo. E se Lara glielo avesse già detto? Se lo fosse venuto a sapere? Doveva trovare una soluzione alla svelta.
I suoi pensieri neri vennero interrotti dal busso di qualcuno alla porta. Andò ad aprire e senza nemmeno vedere chi fosse - quasi sapesse già - tornò nella camera a finire i bagagli.
Era Iker, "suo fratello". Aveva captato in quei giorni che qualcosa non andava e voleva sapere cosa, preoccupato per lui.
"Posso?"
"Entra entra" sospirò Sergio chiudendo il borsone sul letto.
Il capitano si sedette sulla poltroncina e lo osservò.
"Che c'é?" domandò Sergio guardandolo.
"Sei troppo silenzioso." osservò Iker.
"L'umore non è dei migliori, che ne dici?" commentò Sergio guardando l'amico.
Ike sospirò desolato "Già, ma c'è dell'altro vero?"
Il sivigliano aprì la valigia vuota ancora da riempire e sbuffò: non poteva tenersi tutto dentro e Iker era l'amico adatto per quei problemi.
"Okay sputa il rospo amico" disse il portiere avendo già capito di aver colto nel segno.
Sergio si sedette sul letto di fronte a lui.
"Ho combinato un casino."
"Ecco qua, mi mancavano i casini di Sergio Ramos!! Non dirmi che..."
"No! Niente di "grave", almeno spero."
"Mi fai paura Sergio, dimmi che diavolo hai combinato." fece preoccupato il capitano.
Sergio si passò una mano sui capelli e sbuffò. "Okay, prometti di non avere reazioni spropositate?"
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Never Let Me Go || Ramos
FanfictionSergio ci pensò un momento: era da quasi dieci anni se non di più che non vedeva i suoi vecchi compagni di classe. Considerando la piega che aveva preso la sua vita dopo la fine della scuola, quando a diciannove anni era passato dal Siviglia al Real...