Capitolo 7

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Eva scosse il capo sbuffando e pochi minuti dopo sentì il campanello di casa suonare.

Prese fiato, si guardò allo specchio in entrata e si sistemò i capelli. Non sapeva perché si sentiva nervosa, infondo era solamente una cena tra vecchi amici - nulla di più.

Doveva essere così, non poteva permettere che succedesse altro, non era giusto.

Aprì la porta di casa e Sergio comparve all'entrata con due sacchetti pieni di cibo cinese fumante, il suo preferito.

"Servizio in camera" sorrise il ragazzo entrando.

Eva sorrise prendendo le buste dalle mani del calciatore. "Bene, ora puoi andare. Grazie!" disse chiudendo la porta dietro di sé.

Sergio scosse il capo. "Gli anni passano ma la tua simpatia rimane eh!"

"Eh lo so, certe abitudini sono dure a morire" sorrise Eva.

Si accomodarono in salotto, disposero tutto il cibo che aveva portato Sergio sul tavolino e subito il ragazzo si accorse della pila di fogli che li attendeva.

"Wow! Questo sì che è un lavoraccio!"

"Certo Ramos, mica come te che corri dietro una palla e ti strapagano pure!"

Sergio la guardò negli occhi. "Perchè? Non dovrebbero?"

"Beh, considerando lo stato della nostra nazione dovrebbero abbassare i prezzi diciamo.."

Sergio la guardò senza risponderle, le sorrise solamente.

"Cos'è quella faccia?" chiese perplessa Eva aprendo la prima scatola di fumante cibo cinese.

Sergio le si sedette accanto. "Mi mancavano queste risposte da secchiona."

"Non sono una secchiona! Non lo sono mai stata!"

"Ceeeerto! Come no" la prese in giro Sergio mangiando i suoi spaghetti di riso.

Eva lo colpì alla gamba con un calcio e sbuffò. "Sei ospite in casa mia e la padrona di casa non si insulta!!" protestò.

Sergio si mise a ridere. "Ma se la padrona di casa la conosco da quando è nata, posso insultarla quanto voglio!"

Anche questo era vero - pensò tra sé e sé. "E poi tu" soggiunse il ragazzo "Mi insulti ogni due per tre, perciò anche io ho diritto di replica"

"Non è vero che ti insulto! Quando mai ti ho..."

"Oohh! Potrei stare qui tutta la sera a elencare quante volte mi hai insultato in ventisei anni che ti conosco! E che sono passati dieci anni dall'ultima volta, sennò figurati quanti insulti avrei accumulato..!"

Eva non rispose, ascoltò l'amico guardandolo negli occhi: le sembrava di avere di nuovo quindici anni. Sergio non era cambiato infondo, era sempre il solito dispettoso bambino che però aveva un cuore grande e un'anima dolce e sincera. Sebbene ostentasse sicurezza, i suoi occhi lo tradivano rivelando che infondo il Sergio di sedici anni che lei conosceva era ancora lì, nascosto da una montagna di muscoli e tatuaggi.

Continuarono a discutere e a chiacchierare per tutta la cena, quando finalmente, con la pancia piena e nel sangue un po' di birra, iniziarono il loro lavoro.

In silenzio, uno accanto all'altro, cominciarono a leggere i manoscritti finché Sergio non scoppiò a ridere nel bel mezzo della lettura.

"Che c'è?" domandò Eva perplessa.

"Mio dio, non so chi ha scritto queste cose ma è di un femminismo incredibile!"

"Hai qualcosa contro il femminismo Ramos?" domandò Eva inarcando un sopracciglio.

Never Let Me Go || RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora