Capitolo 13

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"Sei sicura che sia qui???" domandò Eva guardando la cartina.

"Mmm sì, presumo di sì.. non c'è scritto che è per di qua?!" disse Veronica che camminava davanti all'amica.

"Ma se chiediamo a qualcuno?" suggerì Rafael guardandosi intorno.

"Vuoi provare?" domandò Eva voltandosi verso l'amico che le seguiva.

Era circa mezz'ora che i tre, per la prima volta in una città sconosciuta di nome Gdansk, cercavano l'albergo che li avrebbe ospitati per quei quattro giorni. Erano arrivati un giorno dopo la Nazionale Spagnola, si erano portati dietro Rafael come scorta - era sempre meglio avere un ragazzo grande e grosso come lui che viaggiare da sole - e avevano deciso di andare a sostenere la nazionale in quella città dove avrebbe debuttato contro l'Italia.

La partita si sarebbe svolta solamente due giorni dopo, ma intanto i ragazzi si domandavano se in quei due giorni ce l'avrebbero fatta a trovare l'albergo.

"Le vie qui sono tutte uguali!!" protestò Veronica guardandosi intorno mentre Eva cercava di tradurre la cartina. Era inutile dire che lì era difficile trovare qualcuno che parlasse inglese o che li capisse anche solo con i gesti: era tutto così diverso rispetto alla Spagna o qualsiasi altro stato europeo dov'erano stati tutti e tre.

"Okay, io chiedo vedrete che non potranno resistere al mio fascino latino!" sorrise Rafael e mentre camminavano decise di fermare una ragazza bionda con delle lunghe trecce sulle spalle che passava di lì per caso. Eva e Vero si guardarono.

"Voglio proprio vedere come fa" commentò Veronica scettica.

"O lei lo prende a schiaffi perché pensa che gli stia facendo dei complimenti pesanti, oppure se ne va ridendo. Scommetto dieci euro sulla prima." rispose Eva guardando la scena.

La ragazza si fermò di fronte a Rafael e lo guardò in modo strano, come se fosse un animale scappato dal circo: c'era da dire che lì gli uomini erano tutti enormi, alti, biondi e con grandi occhi azzurri non di certo mori, con gli occhi neri e la carnagione ambrata com'era Rafael che veniva dal profondo sud di Spagna.

"Ehm..salve..." provò Rafael sperando nel miracolo di trovare una studentessa di spagnolo o qualcosa di simile. La donna iniziò a borbottare qualcosa così Rafael cambiò registro. "..Do you know...ehm...the...Hotel..this?" balbettò mostrandogli il biglietto da visita dell'albergo.

Eva e Veronica trattennero a stento le risate.

La donna ci pensò parlando ad alta voce poi gli sorrise: "Yes..ehm..tak więc musisz iść prosto, potem w lewo i dalej na drodze do niebieskiego budynku po prawej stronie, to nie są prawdziwi Polacy?"

Mentre diceva quella serie di parole incomprensibili, Rafael cambiava espressione che diventava sempre più sconvolta. Eva e Veronica si guardarono in preda al panico.

"...E il tuo fascino latino??" soggiunse Vero dando una gomitata all'amico.

Rafael guardò la ragazza. "Ehm... I don't...understand...no...Io non capire..!" provò di nuovo.

"Scusate, siete spagnoli?" finalmente un viso e una voce amica li affiancò in quel momento, mentre la donna continuando a parlare quella strana lingua sparì lungo la strada.

"Oddio! Non ci credo! Concittadini!!" esclamò Rafael pensando di sognare.

Erano tre ragazzi con le magliette rosse della Nazionale, probabilmente anche loro lì per la partita.

"Di Avila, di Oviedo e di Siviglia." sorrisero i tre tifosi.

"Fantastico!! Noi siamo di Siviglia!" esclamò lui orgoglioso.

Never Let Me Go || RamosDove le storie prendono vita. Scoprilo ora