capitolo 16

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Teneva stretta la mia mano...mi stava facendo male. Sembrava avere fretta, il suo modo di muoversi e le sue espressioni nel passare tra la gente davano segni di irritazione.

Mentre ero nel vortice dei miei pensieri si fermò di colpo.

Girandosi mi prese le mani e solo dopo capii che eravamo nella sala da ballo di poco prima. L'orchestra suonava, non conoscevo questa musica ...ma sembrava essere adatta al momento.

Iniziammo a ballare, volevo fargli mille domande.

Volevo sapere il suo nome.. e perché avesse inventato una scusa poco prima.
Dopo molti movimenti come tante altre coppie erano intenti a fare io mi persi.
Mi abbandonai al momento. Non si poteva fare un paragone sembrava essere sovrannaturale.
Emanava seduzione e fascino ma non sembrava accorgersene... non ostentava niente.
Improvvisamente inciampai nel vestito appoggiandomi su di lui.
Sentii il suo profumo. Sapeva di buono, e suscitò in me una sensazione suprema.
Chi l'avrebbe detto che dopo qualche giorno mi trovavo a ballare con la persona che avevo ritenuto maleducato e arrogante.
Ora mi trovavo ad avere una lotta interiore per convincermi del contrario, sembravamo due cigni in un lago.

E non stavo così bene da molto tempo. Incontrammo i nostri sguardi sembrava volermi sedurre o incantarmi per poi voler fare qualche maleficio pensai, eppure in questa sala c'erano donne più belle curate e vestite meglio di me.

Lui con il suo vestito elegante blu satinato risaltava tutta la sua bellezza...e I suoi occhi erano di un colore indefinito, un licantropo direi.
Mi girò portando la mia schiena sul suo petto, facendo finire il contatto visivo che sembrava voler dire qualcosa.

《Resta.》 Disse in un fil di voce ma non essendo sicura di ciò che aveva detto non risposi..Sembrò essere turbato, quasi infastidito dal mio.. comportamento...anche prima nel guardarlo. Continuando a tenermi le mani...e a seguire la musica in movimenti lenti, mi sentii svenire, ero troppo vulnerabile. Il suo fiato sulla mia guancia sembrava voler sussurrare ancora qualcosa, finché non si decise di parlare.
La sua voce fredda e dura cacciò tre parole... che mi fecero capire che tutto ciò che stava succedendo era sbagliato.

《Harry Styles ..piacere.》

Come se scottasse e tramortita dalle sue poche parole, gli lasciai le mani e mi girai guardandolo spaventata. Inorridito, lui non sembrò capire. E corsi... corsi il più possibile, non mi importava di sbattere contro chi è che cosa, ero arrabbiata e iniziai a sentirmi frustrata e agitata scoppiando in un pianto.

Come poteva prendersi gioco di me, ed io ancora più stupida che glielo avevo permesso.
Mi tolsi quelle stupide scarpe e Continuai senza sosta a camminare a passo svelto. Mi trovai all'esterno del palazzo e non presi neanche il cappotto... e li fuori si gelava. Ma non mi importava non sarei tornata dentro.

Ecco cosa significava andare oltre... dover far abusare al mio corpo sfinimenti che poi non ero in grado di subire.
Non bastava essere già morta internamente dovevo maltrattare il mio corpo anche esternamente.


Questa stupida serata e questo stupido compleanno.... volevo andar via non volevo che Zayn mi vedesse. Dovevo trovare July e dirle di andare via in qualche modo.

Ormai stanca e infreddolita mi fermai, trovandomi sulla terrazza esterna ai piedi dell'elegante e abissale piscina.. E come facevo sempre per istinto.. Portai la mia mano all'altezza del collo per stringere la catenina..

..non la Riuscii a toccare, non c'era.!

E così caddi in ginocchio e con labbra tremanti continuai a singhiozziare dal pianto.

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LA RAGAZZA DI DUNDEEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora