capitolo 22

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La notte precedente non dormii affatto, sopraffatta dalla notizia che Harry Styles, era il nuovo datore di lavoro dei miei genitori, e vivendo quella situazione il giorno prima, dedussi che non doveva essere una cosa molto positiva! Rimasi a pensare tutta la notte e a darmi delle colpe perché i miei genitori ora avrebbero sicuramente perso il lavoro.
Metabolizzai che lo avrebbe usato contro di me. Sembrava saper tutto di me, quindi doveva sapere anche che i miei genitori lavoravano li.
Ora come non mai, dovevo fare qualcosa. Non potevo rimanere li a guardare mentre ci metteva in rovina, dopo tutti i sacrifici che avevamo fatto per adattarci ad un posto nuovo, una nuova lingua, e tutto ciò che ci circondava. La Sua perdita, poi, sarebbe andata vana... e non lo avrei mai, per niente al mondo permesso.

Camminavo per il centro, tutta la città , si sarebbe potuta percorrere a piedi in alcune ore, non mi piaceva prendere gli autobus, tanto meno un taxi, mi era sempre piaciuto passeggiare, con nonna in Italia ci eravamo promesse un ora al giorno per farlo, ed era molto piacevole tenerle il braccio e accompagnarla in quei suoi lenti passi. Ogni tanto perdeva l'equilibrio. ..a causa di un sassolino sotto la scarpa o per la troppa stanchezza. A volte ci lasciavamo trasportare da storie che l ora passava in fretta..ma il suo corpo era ben attivo da mandarci dei messaggi che era ora di tornare a casa.
Dopo questo mi fermai a guardare un locale.. ero nervosa, e forse istintiva che ero quando sarei uscita mi sarei picchiata da sola per la stupidità della mia azione. Ma senza pensarci due volte entrai.

Il locale internamente come ovvio che era, aveva le luci soffuse, un odore di tabacco misto a colonie seduttive, una musica ipnotica che avrebbe fatto perdere la ragione a chiunque. Notai il pavimento.. era lucidato come mai avevo visto in vita mia, Le finestre erano oscurate da tende drappeggiate di velluto rosso. In alcuni punti c'erano dei divanetti neri con al centro tavolini a forma di cilindro. Al centro del locale c'era una pista rialzata e finiva con un palo che si attaccava al soffitto. Di fronte c'era un bancone luminoso contenente molti tipi di alcolici, e dietro mi accorsi che piegato intento a prendere qualcosa c'era qualcuno.
《Salve!》una ragazza molto appariscente vestita da cameriera mi rispose.
《Ciao! Che ci fai qui... il locale è chiuso a quest'ora. Torna stasera. Il venerdì ci sono grandi serate.》
Ammiccò una faccia.

Il locale diceva che era chiuso... ma la porta d'ingresso allora perché era aperta?
《Sì.. non ero venuta per questo. È solo che vorrei parlare con il gestore o il responsabile se è possibile.》appoggiò le mani al bancone dandosi una spinta per affacciarsi a guardarmi meglio. Dopo avermi scrutata. . rispose.
《Ehm.. il padrone..cioè il responsabile ora non c'è! Puoi dire a me, gestisco anche io quando lui non c'è!.》 Bé disse che era un lui, e forse parlare con lei era un dolore in meno. Anche se quello che stavo per fare, se avesse accettato avrebbe per sempre cambiato la mia vita.
《Cercavo lavoro. E forse mi potreste aiutare. Non so _ potrei esservi utile.》 Incrociò le braccia ... la guardai mentre gli si formò un cipiglio sulla fronte...stava pensando.
《Quanti anni hai?》forse avevo una speranza.
《Ne ho venticinque. Ti prego...》non pregava mai nessuno. Non era da me cercare carità per qualcosa, ma mai come ora ne avevo bisogno. Il suo cellulare iniziò a squillare, quando lesse il nome o il numero... iniziò a saltellare di gioia. Rimasi li a guardarla.
《Pronto! Si, certo. Le ragazze ci sono tutte stasera. No. Come sta ehm Magda..? Si scusa. A volevo informarti che c'è qui una ragazza, ha venticinque anni ha chiesto di lavorare. Si credo abbia capito cosa fanno qui le ragazze. Il suo nome? Si subito ..》mi chiese il nome e senza pensarci due volte glielo dissi. E mentre parlava gli dissi anche il cognome.
《Sì chiama Ana!! ... ehm Ana Milton!.》allontanò l'orecchio penso per causa di uno strillo, ma non ne ero sicura.
《Sì capo! D'accordo e mi scusi.》

Buttò il telefono sul bancone e venne dalla mia parte. Notai bene in quel momento che aveva una divisa molto corta, e un tacco troppo alto, un grembiule non stirato bene, calze a rete, e i suoi capelli erano lunghissimi tinti... tendenti ad un blu, il suo viso era coperto di trucco alle prime ore del giorno figuriamoci  la sera pensai.. ma era comunque una bella ragazza anche pur avendo tatuaggi e piercing sul viso. Ammiravo molto il coraggio di questa ragazza. Io non le assomigliavo in niente. Ero molto presa dalla sua risposta è che cosa avesse detto il suo capo.
《Mi dispiace. Ha detto di no.》Aprii la bocca non aspettandomelo.
《Perché. ..cioè insomma senza neanche vedermi o parlarmi.》
《Sì. .. credevo che almeno ti avrebbe concesso un colloquio prima di dare una risposta. Ma io non ci riproverò a chiamarlo. Lo conosco e meglio starci lontano.》Annuii.
Ormai senza più parole iniziai ad andare verso l'uscita.
Ero fuori, e solo ora come avevo pensato prima di entrare l' idea di farmi prendere come cubista o una ragazza da intrattenimento se così si poteva dire mi sembrò una stronzata.
Ma avevo chiesto di fare qualsiasi cosa, le pulizie o servire al bar ovviamente erano tra le mie parole non dette. Era ovvio che non avevo un fisico adatto per la spogliarellista, ma non credevo ci volessero requisiti anche per servire alcolici al bancone.

LA RAGAZZA DI DUNDEEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora