capitolo 26

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La domenica la passai a letto. Cambiai  idea dopo la telefonata.

La mattina del lunedì, accompagnai  di nuovo i miei genitori a lavoro svegliandomi molto presto. Dissi a loro che dovevo ritirare il referto delle analisi fatte in precedenza. Ma era una scusa non avevo fatto niente di tutto ciò ma loro non lo sapevano. E speravo che non ne sarebbero mai venuti a conoscenza. Altrimenti mi sarebbe troppo dispiaciuto vedere in loro la delusione per l'ennesima volta che ero costretta a infliggergli .
July non la sentii,  e neanche Zayn. Ma stranamente un numero fisso mi chiamò  sul cellulare. Non sapendo chi era risposi.

《Pronto?》Dissi.
《..ciao Ana. Sono Thomas del bar. Puoi raggiungermi. È  urgente.》Thomas parlò  molto velocemente. Ma sembrava essere in ansia... quasi come se qualcuno stesse ascoltando le parole che usava.
《Sì.  Sono libera se vuoi arriverò tra poco. Ma dove ci vediamo?》nel frattempo che parlavo con lui misi le scarpe. Pronta per uscire di casa.
《Ci vediamo al Bar..si dove già sai.》
《Arrivo. Sono a piedi ma non ci metterò  molto.》Staccai la chiamata. Iniziai ad agitarmi. 
Lasciai il solito biglietto ai miei genitori e pronta per uscire presi la giacca e la borsa. Non presi la macchina, il bar non era molto distante e camminare mi piaceva molto, e la giornata era piacevole quel giorno.

Durante il percorso a piedi, iniziai a farmi mille domande. Mi aveva mandata a chiamare Harry?  O era Thomas? Non sapevo che pensare... così accelerai  il passo per saperlo nel più breve tempo possibile.

Feci per entrare spingendo la porta ma di colpo tornai indietro. La porta era chiusa. E guardando meglio c'era appeso un cartello con scritto lunedì chiuso. Lo trovai molto strano. Thomas mi aveva detto di venire qui.
Sentendo un rumore alla serratura  mi rigirai...ed eccolo li. Thomas in tutta la sua simpatia con il suo ciuffo nero e pircing  alla bocca... sorrise come se avesse visto un torrone al cioccolato. Questo ragazzo schizzava  gioia da tutti i pori. Era sensazionale il bene che faceva alla mia anima solo a vederlo sorridere. Era genuino. E stranamente quel giorno non aveva la stessa divisa come quando veniva a casa a portarmi lettere o pacchi. Era vestito in jeans nero, maglione nero. Con sopra una giacchetta in pelle sempre nera. Sembrava il figlio del Corvo. Ma non aveva bisogno di indossare colori, il suo viso era capace di accendere il tutto...non facendolo sembrare pronto per un funerale.
《Ana vieni entra. Oggi siamo chiusi.》lo disse guardandosi in torno.
《Thomas. Ma che fai? E se ti scoprono? Aha!》dissi con un tono divertito.
《Vieni...》mi fece andare sul retro del bancone dove ero abituata a vederlo servire.
In fondo c'era una stanza blu... sembrava più che un ripostiglio un appartamentino. C'erano tutti scatoloni riposti nei piani...ma dall'altra parte c'era un spazio che era stato riservato ad uso ufficio. C'era una grossa scrivania in vetro con sopra un computer portatile chiuso. Fogli ordinati in pile. Un telefono. Alcune penne...tutto notai molto pulito e ordinato. Dietro la scrivania c'era una grossa poltrona blu. Mentre dietro vicino a quella che era una finestra con il vetro oscurato  c'era un divano in pelle bianco. Affianco un frigobar di piccole dimensioni. Con un bar grande all 'ingresso che cosa ci dovevano fare con questo mini salotto pensai. Ma forse pensai che Harry si metteva li in disparte e mandare avanti l'economia del bar. Da signore d'affari che era e che dava a vedere.

《Vieni siediti...vuoi che ti porti qualcosa da bere?》disse Thomas.
《Magari un bicchiere d'acqua grazie.》Dissi continuando a guardarmi intorno. Presi posto sulla grossa poltrona blu, e come una bambina feci una giravolta. Mi sarebbe piaciuto un giorno avere un ufficio tutto mio. Gestire delle persone, avere anche io qualcosa di cui occuparmi. Mentre le mie mani Iniziarono a ispezionare i fogli che erano sulla scrivania sentii Thomas tornare. Feci finta di niente. E cercai di sistemarli come prima prima di essere scoperta.
《Milton! Ci stai molto bene sulla mia poltrona.》al suono di quella voce, il mio corpo fu scosso da mille brividi. Non era Thomas. Ma ben si Harry.
《Scusi, io non volevo, mi dispiace credevo, di...》agitata e ansiosa andai nel panico sapendo che si sarebbe arrabbiato. Invece mi stupì. Si andò a sedere sul divano bianco dietro di me. Il mio cervello era in un tumulto di pensieri. Ma una cosa pensai...Thomas dove era finito? Mi girai per non dargli le spalle. Ma non mi alzai nemmeno per andare sul divano.  Saremmo stati troppo vicini. Misi le mani  lungo i braccioli...stringendoli per la troppa  preoccupazione...iniziai  ad avere un groviglio allo stomaco quando notai che cambiò il suo umore. Guardò prima me...e poi posò lo sguardo sulla scrivania...cercando di capire forse se stavo combinando qualcosa.  Era seduto all'angolo del divano, accavallò  le gambe e appoggiò una mano sul bracciolo e l altro lo teneva di lungo sulla parte alta dello schienale. Era vestito perfettamente. Era irresistibile. I capelli il suo viso...erano incantevoli. Ma mi ripresi dal tutto quando iniziò a parlare.
《Come ben sai... hai accettato di lavorare per me.! E sei qui per questo oggi.!》quando parlava del lavoro era molto impressionabile,  sembrava impartire ordini come un comandante fa con i marinai. Lo feci parlare ancora. Se dovevo venire a conoscenza si qualcosa dovevo fare la brava e cercare di mantenere la calma il più possibile.
《Come ben sai, sono proprietario di molte aziende qui. Hai bisogno di un lavoro...di riprendere  la tua vita in mano. E io voglio aiutarti.!》il suo viso, era serio e cupo a volte. Sembrava non credere nemmeno lui a quello che stesse dicendo. Così risposi.
《 Quindi ora è  il mio capo.! non posso più darle del tu.》mi sentii così forte da sfidarlo. Strinse le mani in un pugno.  E notai che uno sulle nocche aveva delle croste. Doveva essere la ferita che si fece quando diede il pugno sul muro alcuni giorni prima pensai.
《Smettila...smettila di sfidarmi. Ti ho detto che ti aiuterò, non significa che lavorerai per me.!》a quella frase Rimasi interdetta. Non capivo il senso di tutto ciò.
《Non ti metterò a ballare su un palo... dando agli altri la visione che vorrei tenere per me...e solo per me. Non ti metterò a servire al bar, ne tanto meno a farti fare le pulizie...》iniziò a parlare con lentezza, forse perché sapeva che quello che stava per dire mi avrebbe sconvolta. Ed ero pronta.
《Okay.  Ma non capisco. Come guadagnerò  i soldi per riprendere in mano la mia vita....o come dice, di aiutarmi.!!》nel frattempo si alzò si riempi un bicchiere d'acqua e guardandomi come prendere tempo prima di parlare e bevve. Continuò ad avere il suo sguardo famelico su di me...un portamento sicuro e lento. Si appoggio sulla scrivania tenendomi di fronte. E ora il suo viso non era più diplomatico...ma  bramoso..gli occhi chiusi in due fessure...la bocca chiusa in una linea dura. Allungò  una mano per sistemarmi  i capelli dietro il collo. E parlò emettendo un fiato.
《Ho molti impegni...dovrò andare molte volte all'estero. E tu... verrai con me!!!》era pazzo. Si doveva esserlo. Se avrebbe pensato che in un sol momento  avrei detto di si. Mi alzai fronteggiandolo. Ero arrabbiata ma non potevo più starmene Buona e farmi trattare come sua propietà.
《Bene... quindi dovrei diventare un Escort. È  così che chiamano  una puttana privata!?. Giusto? Dovrei stare alle tue decisioni.... alle tue voglie...ai tuoi propositi...》mi prese per un polso tirandomi  tra le sue gambe. Parlavamo a denti stretti. E i visi quasi si toccavano per la troppa vicinanza.
《Sarebbe intrigante..saperti mia.. senza dover usare metodi alternativi. Ma non credo che un giorno mi piacerebbe pensare che la persona che divide con me la mia vita... era una prostituta.》mi lasciò  il polso ...ma non mi allontanai. Abbassai lo sguardo... pensando in quale direzione stava andando la mia vita. Mi stava chiedendo cosa?
《Se mi è  concesso... vorrei avere alcuni giorni per pensarci. Mi stai chiedendo di correre...quando non sono neanche pronta ad alzarmi.》
Lo guardai di nuovo... e il suo sguardo non accettava repliche. Rimase in silenzio forse aveva un minimo di cuore per darmi almeno il tempo di cui avevo bisogno. Non sapevo niente di lui, non sapevo cosa effettivamente mi sarebbe aspettato in questi viaggi. Voleva che fossi sua... lo avevo capito. Ma addirittura aveva parlato di un futuro e ci vedeva insieme. Come poteva essere... perché al momento che ero con lui non riuscivo ad avere una stabilità  mentale. Con lui vicino ero troppo sensibile...non riuscivo a ragionare e mi facevo trasportare. Sapendo che poco dopo mi sarei pentita. Perché con lui era sempre così.  Dolce e salato. Ma pensai che dentro di me non c'era più niente da salvare.  Ma conoscendolo... avrei potuto salvare lui. Non credevo che ci fosse così tanto marcio in quest'uomo. Volevo venire a conoscenza dei dettagli... e lui mi voleva. Sapevo che ci sarebbe riuscito. Ma allora non avrei usato nessuna tattica. Sarei stata me stessa. E nel bene o nel male  ci avrei provato. Inizi a pensare agli altri ...quando di te non hai più niente. E io spero di salvarlo... e magari lui un giorno salverà  me stessa.
Si avvicinò dandomi un bacio sulla fronte. Sembrò essere cambiato d'umore per l'ennesima volta.
《Una settimana. Ti prego non farmi aspettare oltre.》
Lo guardai estasiata. Credevo non mi avrebbe mai dato la possibilità di replica. Ma come sempre si sarebbe comportato da sovrano. Invece notai che con un piccolo gesto...sapeva entusiasmarmi. E dentro di me pensai che eravamo solo all'inizio e quest'uomo era riuscito già a farmi impazzire.
《Grazie.》Dissi Alzando una mano e accarezzandolo  in viso... come per avere un contatto con lui. Chiuse gli occhi e notai che il mio tocco gli procurava come un dolore...e non capivo perché. Mi fermai. Stavo correndo troppo. Ma avevo bisogno di farlo per vedere che effetto mi facesse. E quello che notai e che non sembrò  affatto un mostro a quel contatto anzi... qualcosa scatenò in me a tal punto da lasciarlo li in quello stato e andar via il più in fretta possibile.


LA RAGAZZA DI DUNDEEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora