capitolo 42

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Iniziai a stringere i denti.
Tremavo.
Non per il freddo. Ma era la trepidazione.
Lui mi cercava con lo sguardo.
Poi mentre si avvicinava mi guardava...dalla testa ai piedi.. avrei pagato oro pur di sapere cosa pensasse in quel momento.
Cercai di stringere la borsa portandomela avanti sull'addome quasi usandola  come difesa.
Mi guardai intorno,  come se ci fosse una qualsiasi via di fuga sapendo di dovermi prepararmi al peggio o chissà cosa quando lui era nei paraggi.

《Buonasera Milton!》disse. E solo in quel momento incrociai  i suoi occhi vedendolo molto vicino da poterlo toccare Alzando un mano.
《Salve Signor Styles.》Dissi e abbassai gli occhi.

《Ti andrebbe di fare un giro? Così per parlare semplicemente.!》

Voleva parlare. Lui voleva parlare. E ora mi parlava in tono formale.
Non mi fidavo assolutamente.

《No..veramente sono molto stanca. Vorrei andare a riposare.》dissi cercando le chiavi nella borsa pur di non far vedere che mi tremavano le mani.

Lui allungò una mano per fermarmi.

《Scusa.. ti ho portato un pensiero.
È  per te.》

Mi diede tra le mani la rosa bianca. D'istinto me la portai al naso per sentirne il profumo.

《Sono lusingata Signor Styles.. ma veramente io credo che non ci sia nulla da dire.》

Lui sembrò irrigidirsi. Non era abituato ad essere rifiutato pensai.

《Sei molto carina stasera. Il vestito mi piace! Ma vedo che manca qualcosa.》
Aggrottai le sopracciglia non capendo.

Lui alzò  una mano e la portò all' altezza del mio collo, spostò alcune ciocche di capelli e con i polpastrelli, molto delicatamente mi sfiorò  il collo quasi da farmi svenire.

《Non hai più il mio regalo...》disse con voce bassa e calma.
Poi continuò
《Apprezzerei che tu la rimettessi. Ci tengo molto.》
Portai la mia mano al collo. Mancava anche a me. Ma lui mi aveva ferito e non potevo accettarla da lui.

《Mi dispiace Signore. Io non posso propio accettarla. Non accetto nessuna proposta che mi ha fatto quindi credo che tra noi possa finire qui.》dissi non essendone neanche io convinta. Come poteva credermi lui.
E poi io con lui avevo fatto L'amore...perché ora stavamo qui a parlarci non dandoci neanche del tu.

《Non erano proposte... erano promesse.! 》
Mi prese improvvisamente il viso tra le mani. Iniziò a cercarmi con lo sguardo. Cercai di essere forte di non farmi stordire  dalla sua vicinanza.
《Promesse...che non potrai mantenere. Promesse che io non accetterò  mai.》
Lui si scansò.
《Milton..  Cosa vuoi di più da me.!》

Guardai la rosa. E non so perché ma guardandola notai solo ora che era bianca.... e non rossa.
《Una rosa bianca.. 》dissi a bassa voce e ingoaiando il magone che voleva salire.
《Sì .. bianca è  come ti vedo. Pura! Semplice. In un giardino dove forti cespugli spinati  danno alla vita boccioli di rose rosse e tutti corrono a potarle  per averle... io no.. io vado incontro all'unica rosa bianca e non la taglio... perché così significherebbe amarla e non possederla. 》

A quella spiegazione sembrò quasi essere un altra persona.
Era bravo a raggirarmi ma dovevo ricordarmi che era anche la persona che dopo fatto l'amore mi aveva pagata facendomi sentire sporca.
E non potevo perdonarglielo.
《La rosa è  tra le mie mani... questo significa che l'hai tagliata... e l'hai voluta, non lasciandola dov'era. Questo mi fa pensare che non dovrei crederti.》

Lui si grattò  la fronte come se fosse in imbarazzo.
《Quella è  solo una che ho tolto... ma dove  volevo portarti stasera Bè  c'è ne una quantità da ammirare sui cespugli che non ne sentirà la mancanza. Mi piacerebbe molto mostrartelo.》

LA RAGAZZA DI DUNDEEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora