11.

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Si svegliò solo quella notte, balzando a sedere sul materasso: stava urlando, aveva freddo e tutto attorno a lui sembrava vorticare come in una di quelle giostre sulle quali non voleva mai andare. 
Fece volteggiare gli occhi da una parete all'altra, dopo aver interrotto il grido, cercando di capire dove si trovasse, ma tutto era buio, e non vedeva niente.
Era completamente perso. 
Si strinse nelle coperte, incapace di tornare a dormire, con il cuore che continuava ad accellerare i suoi battiti e a rallentarli improvvisamente ad intervalli irregolari.
L'oscurità lo inghiottì lentamente, come fa con le luci piccole, per poi spegnerle tutto d'un colpo.
Strizzò gli occhi, cercando di mettere a fuoco qualcosa che gli ricordasse la sua stanza, ma era tutto nero, e tutta quel nero, misto a un silenzio pieno di rumori appena sussurrati, lo confondeva.
Aveva l'impressione di bruciare, eppure era scosso dai brividi, voleva da bere, ma non riusciva nemmeno a muovere le gambe. 
Avvolto nelle coperte, completamente solo: rimase così per un tempo infinito, terrorizzato da qualsiasi cosa, eppure congelato in un'immobilità a lui troppo estranea. Piano piano, cominciò a ricordare.
Le scale, la corsa, il tetto della scuola, le sue gambe a penzoloni nel vuoto, il suo respiro veloce, Gerard, le sue braccia, aveva pianto forse, poi la macchina nera e lucida, un angelo, infine il nulla.
Doveva essersi addormentato durante il tragitto.
Era a casa del signor Way.
Era al sicuro. 
Lentamente, tornò sdraiato nel letto, tremando, tirandosi le coperte fino al naso, in cerca di calore. Cullandosi per qualche istante nella dolcezza del pensiero dell'abbraccio del maggiore, chiuse gli occhi e si riaddormentò.

La sensazione che ebbe quando si svegliò la seconda volta fu quella di aver chiuso gli occhi solo per qualche secondo.
Aveva freddo più che mai.
Dov'era Gerard?
Tremava, le coperte che lo coprivano sembravano troppo leggere, anche se sapeva benissimo che avrebbero dovuto essere calde.
Gli faceva male la gola: aveva urlato di nuovo nel sonno forse, più forte di prima. Si rese conto che stava ancora urlando solamente dopo poco, improvvisamente lo stridio della sua voce spaventata gli riempì le orecchie, cogliendolo di sorpresa. Lasciò che i minuti scorressero senza che niente succedesse. Si fermò solamente quando non ebbe più voce e sentì il suo respiro raschiare contro le pareti pareti della gola. Poi si toccò la guancia: era bagnata, aveva pianto ancora.
Non riusciva a ricordare con precisione il sogno, ma era brutto.
Era tutto buio e nero, e lui era una luce piccola e bianca, e il nero poi lo inghiottiva. Ma non era così, era più terrorizzante, aveva avuto l'impressione di soffocare.
Tirò su con il naso, cercando di calmarsi. Voleva dell'acqua fresca, ma appena sollevò la testa per alzarsi e cercare la cucina, un'ondata di nausea lo travolse, facendolo desistere da ogni proposito.
Si sdraiò a pancia in su, chiudendo gli occhi, aspettando di riaddormentarsi ancora, ma dopo pochi istanti sentì la porta della sua stanza che veniva aperta.
Si nascose nelle coperte, non vedeva niente e per qualche secondo ebbe paura. C'era silenzio e un rumore di passi leggeri in mezzo all'assenza totale di rumore.
Aspettò, con il fiato sospeso in gola, e infine sussultò, quando si accorse che Gerard era a pochi passi dal suo letto, con una vecchia maglietta dei Misfits e un paio di pantaloni lunghi del pigiama, e lo guardava ad occhi spalancati. 

- Frankie - sussurrò, accarezzandogli la spalla.
Il più piccolo respirò forte, sbattendo le palpebre, stringendo le coperte con le dita. I suoi occhi brillavano nel buio.Gli bastava guardarli per sentirsi al sicuro. Erano grandi, e di quel marrone così speciale.
Tutti dicevano che le persone con gli occhi marroni erano banali, e anche Frank lo aveva pensato, fino a che non si era perso per la prima volta nel marrone degli occhi del signor Way.
Quel marrone era diverso, era bello e tranquillo, e rassicurante. 
E poi era colore del cioccolato, e a Frank il cioccolato piaceva.
Il cioccolato e il signor Way erano due cose belle, e avevano lo stesso colore.
Solo dopo qualche istante di pensieri sul cioccolato e sul marrone e sul signor Way si rese conto che doveva averlo svegliato gridando, e che probabilmente lo aveva disturbato e doveva scusarsi.
Tremò, battendo i denti:

𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬  ♡  𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora