Quando Frank Iero aveva raggiunto i diciassette anni e aveva preso più coscienza di ogni cosa che lo circondava, aveva capito finalmente che il mondo era pieno di perplessità. La prima perplessità in assoluto erano le persone. La seconda le persone buone. La terza quelle cattive. Poi tutto il resto delle cose e della gente.
Lui era quel tipo di persona che ha perplessità su ogni cosa.
E sulle perplessità stava a riflettere non poco. Considerando che l'unica lezione che gli interessava era quella di matematica - i numeri lo rilassavano, erano chiari e per un attimo allontanavano tutte le perplessità del mondo - tutte le mattinate di scuola erano spese a rimuginare su tutta la perplessità dell'universo, o, più che altro, su tutta la perplessità che le persone gli lasciavano continuamente.Aveva perplessità per tutti.
Nessuno escluso.
Primi tra ogni uomo e donna sulla terra, i suoi genitori.
Che litigavano sempre e non si volevano affatto bene ma stavano ancora insieme, passando i loro giorni a fare il possibile per evitarsi e fingere di non vivere ancora nella stessa casa. Erano come due schieramenti opposti, e lui odiava sentirli cozzare. Da un lato suo padre, dall'altro sua madre. Entrambi sembravano fare a turno in un gioco crudele per salvare la famiglia con piccoli momenti di tranquillità e distruggerla poche ore dopo.Un'altra delle sue perplessità più grandi erano i suoi compagni di classe.
Era quel genere di perplessità che fa male al proprio orgoglio. Diversa da quella riguardo ai suoi genitori - quella era qualcosa che lo faceva soffrire mentalmente, ma non colpiva direttamente la sua dignità.
Quella invece no, era una perplessità che aveva lo stesso sapore dei pugni che riceveva più o meno due o tre volte alla settimana, rispettivamente il martedì, il giovedi, e, se avevano davvero molta voglia di fargli del male, il venerdì, nel quale era incluso anche qualche calcio.
Lo picchiavano molto, con una crudeltà che non avrebbe mai creduto possibile. Abbastanza per farlo andare in infermeria metà dei giorni della settimana.
Soltanto perchè non gli piacevano le ragazze, soltanto perchè lui sapeva perdersi unicamente negli occhi marroni di Gerard.Anche su Gerard aveva parecchie perplessità, in realtà. Non tanto riguardo a lui, ma quanto riguardo a cosa provava per lui. All'improvviso, un anno prima, nella sua mente quell'uomo aveva cominciato ad assumere una sfumatura diversa; in un solo secondo, tutto quello di cui aveva bisogno nel mondo era sembrato concentrarsi in un unico punto: Gerard, Gerard e le sue mani, i suoi sorrisi, il modo in cui pronunciava il suo nome, il modo in cui gli sembrava così tranquillo e sereno... Gerard... la più grande perplessità della sua vita.
Ed era strano come questa perplessità gli lasciasse altrettante perplessità.
Aveva fatto una lista (abbastanza lunga, e lo pensava con un certo orgoglio) su un foglio, durante la lezione della signora Hitachi, che era giapponese e insegnava francese - il che lo lasciava di nuovo abbastanza perplesso, ma mai perplesso come lo lasciava Gerard. Questa lista si intitolava "Tutte le perplessità sulla mia più grande perplessità". Era piena, appunto, di perplessità.
E se la si leggeva in ordine, con attenzione, ci si poteva benissimo rendere conto di che tipo fosse Frank Iero - oltre che, in primo luogo, del fatto che avesse molte perplessità.La sua prima perplessità su Gerard - cioè, sul signor Way, come doveva ricordarsi ogni volta che nella sua testa nasceva la tentazione di chiamarlo per nome, altrimenti sua madre gli dava una gomitata nelle costole, perchè diceva che non stava bene che un ragazzino così piccolo e inferiore a lui lo chiamasse "Gerard" e suo padre, Anthony, le dava sempre ragione per non litigare davanti a tutti - erano stati i capelli biondi tinti.
Non che prima non li avesse così. Da che avesse memoria, era sempre stato biondo, di quel biondo così speciale. Ricordava proprio che quando era un bambino e Way (com'era triste, chiamarlo così) lo prendeva sulle spalle per giocare insieme all'aeroplano, lui gli metteva le mani nei capelli per tenersi, ridendo, e immediatamente le sue piccole dita gracili sembravano perdersi tra quella che sembrava erba giallognola, ma morbida e sempre profumata di una strana fragranza dolcissima, quasi ipnotica, da un certo punto di vista.
No, no, erano così anche prima, questo era più che certo.
Forse era stato più un rendersi conto che erano tinti. Di un biondo sporco, chiarissimo, tendente al platino, quasi freddo. Con qualche sfumatura color cenere vicino alla cute, né troppo corti né troppo lunghi. Gli stavano benissimo. Come tutto, del resto.
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𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬 ♡ 𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝
Fanfiction"Sei il blu Frank, la tentazione di ogni artista, splendidamente armonioso." • • #228 in fanfiction 10/03/17 #137 in fanfiction 5/12/17 © mravelous