7.

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Il giorno in mezzo ai suoi due appuntamenti con Gerard passò molto lentamente. La mattina, a scuola, Frank si annoiò moltissimo, soprattutto durante la lezione di ginnastica, che saltava regolarmente per i suoi problemi di salute.
Si limitò a leggere la lista di perplessità su Gerard a ripetizione, fino a che non le imparò a memoria e seppe ripeterle una sì e una no, poi all'indietro e saltandone due e anche tre e dire le parole al contrario. I compagni che il giorno prima lo avevano picchiato lo guardarono per tutto il giorno in modo molto cattivo, ma non si avvicinarono nemmeno per fare qualche battuta o chiamarlo Pansy o spingerlo addosso agli armadietti come facevano di solito. Frank fu felice di questo, si sentì molto protetto da Gerard quando si rese conto che non avevano osato nemmeno sfiorarlo.
Al pomeriggio si dimenticò di fare i compiti di francese per la mattina dopo, ma in compenso studiò abbastanza bene scienze, fece qualche esercizio di matematica e guardò un programma molto interessante sui formichieri. Scoprì che i formichieri costituivano la famiglia dei Mirmecofagidi, che era una parola che veniva da due parole greche, e che si dividevano in tre specie: i Myrmecophaga tridactyla, i Tamandua Mexicana e infine i Tamandua tetradactyla. I tridactyla erano i formichieri giganti, e la loro coda superava un metro di lunghezza. Erano davvero degli animali buffi, con il muso piccolissimo ma tutto il resto del corpo tozzo e peloso. Avevano la lingua sottilissima e lunghissima, come un filo, e ogni esemplare mangiava più di 35000 formiche al giorno. Erano davvero tante.
Frank pensò molto a quanto orribile doveva essere per una formica minuscola essere catturata da una lingua viscida e poi essere mangiata.
Davvero molto orribile.
Poi sua madre gli gridò di spegnere la televisione e smetterla di guardare i documentari e le cose inutili e di apparecchiare la tavola e obbedirle una buona volta, così Frank sospirò, ma poi si alzò e apparecchiò sul serio, ma mise le forchette al contrario e si prese due gomitate nelle costole per questo. 

Il giorno dopo arrivò quasi come una benedizione: anche se si alzò molto in ritardo perché non sentì la sveglia come al solito (in genere accadeva tre mattine su sei, contando che la domenica poteva alzarsi all'orario che più preferiva) e arrivò a scuola molto dopo il suono della campanella e si vestì abbastanza male, con i blue jeans scoloriti e la felpa bordeaux a righe bianche che a sua madre non piaceva affatto, quello era il giorno in cui si sarebbe visto con Gerard e sarebbe rimasto con lui per tutto il pomeriggio, ed era davvero molto felice di questo. 
Durante l'ora della signorina Hitachi (che lo aveva sgridato molto perchè aveva dimenticato di fare i compiti di francese) gli venne in mente che però Ger... accidenti, lo stava chiamando ancora Gerard... che il signor Way, appunto, lo avrebbe visto vestito in quel modo, e non sapeva se gli sarebbe piaciuto, anzi, era quasi certo del contrario, perché il signor Way era sempre elegante e perfetto e lui quel giorno non era né elegante né perfetto, ed era sicuro che Jeffrey non avrebbe mai indossato niente del genere. E esattamente trentaquattro secondi dopo aver finito di riflettere sul fatto che molto probabilmente doveva essere vestito in modo molto brutto e Gerard lo avrebbe giudicato per questo, si accorse di essersi anche dimenticato il pranzo, di nuovo, sul tavolo della cucina - ma questa cosa in fondo era meno importante perchè Ge... il signor Way gli aveva detto che avrebbero potuto pranzare sempre insieme.
Il secondo (il terzo se si contava anche l'intervallo) suono della campanella che annunciava la libertà arrivò molto in fretta, forse proprio perché il ragazzo aveva molta ansia su come Gerard lo avrebbe guardato quando si sarebbe presentato a casa sua vestito in quel modo. 
Uscì dalla classe subito, un po' intimorito, e questa volta trovò l'automobile di... caspita! Lo aveva chiamato ancora Gerard! Avrebbe davvero dovuto smetterla... comunque, trovò l'automobile del signor Way fuori dal cancello della scuola, parcheggiata accanto a un paio di altre macchine che stavano mettendo in moto. Si bloccò per un paio di secondi, ad ammirare quegli occhi così belli che lo  cercavano tra la folla di studenti, che si agitavano per lui, si affannavano per trovare il suo viso, e il suo viso soltanto; poi fece ondeggiare lo sguardo sulla camicia perfettamente stirata, il colletto ordinato, le sue labbra sottili, le mani che si muovevano lievemente per salutarlo. 
Sorrise.
Sarebbe stato davvero magnifico rimanere a guardarlo per tutto il giorno. 
Restare con lui per sempre. 
Avrebbero potuto guardare i programmi sui formichieri insieme e poi immaginare di essere formiche minuscole e andare allo zoo a vedere i veri formichieri e mangiare il budino alla vaniglia nelle stanze dove avrebbero voluto mangiare il budino alla vaniglia, e non solo in cucina per paura di combinare qualche guaio in giro. E poi avrebbero fatto i panini senza maionese e così lui non avrebbe più sporcato il pavimento, e avrebbero parlato di matematica e non gliene sarebbe importato molto del francese, e gli sarebbe importato ancora meno della signorina Hitachi, però avrebbero cominciato a imparare lo spagnolo insieme per andare in Spagna a mangiare la paella e vedere i tori e il mare.
Alla fine di tutto questo lungo excursus molto interessante sulla vita meravigliosa che avrebbe potuto avere insieme a Gerard, Frank si rese conto di essersi proprio perso (di nuovo!) e che senza ombra di dubbio doveva aver fatto una gran figuraccia proprio davanti a lui, infatti improvvisamente, riscuotendosi, notò che il signor Way lo stava chiamando dalla macchina, agitando un braccio, e lui lo aveva guardato per tutto quel tempo ma non se ne era accorto perché non lo stava guardando veramente, cioè, non lo vedeva muoversi e non lo sentiva: si era solo, appunto, perso nella sua figura; così corse e inciampò in una mattonella e quasi cadde e arrossì davvero tanto per la sua goffaggine, però poi molto fortunatamente riuscì a recuperare l'equilibrio e ad arrivare alla macchina e salire persino sorridendo. Il signor Way lo salutò molto cortesemente e gli chiese com'era andata la mattinata di scuola, Frank rispose che aveva dimenticato di fare i compiti di francese. Mannaggia il francese, disse il signor Way. Mannaggia proprio, affermò Frank, annuendo vivacemente.
Dopo altri cinque minuti di silenzio, nei quali il ragazzo aveva cominciato a contare le macchine blu - che erano veramente poche quel giorno - la conversazione riprese, perchè Gerard gli domandò molto cortesemente se gli piacevano le lasagne, e lui disse di sì, però solo con tanta besciamella, e Gerard a quel punto rise tanto e gli assicurò che esagerava con la besciamella nelle lasagne tanto quanto esagerava con il sugo sulla pasta. Parlarono delle lasagne fino a che non arrivarono a casa di Gerard, e Frank si accorse di aver ripetuto Gerard almeno tre volte nella sua testa nel giro di pochissimi secondi. Mannaggia il francese e mannaggia anche il nome Gerard.

𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬  ♡  𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora