31.

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Gli bastava guardarsi e sfiorarsi per capirsi nel loro tenero silenzio.

- Le lenzuola sono ancora bagnate piccolo... - sussurrò ad un certo punto Gerard sulle sue labbra, facendolo arrossire tantissimo. 
Frank ricordava bene (fin troppo bene) ciò che avevano fatto, i baci, addosso al muro e poi sul letto, lui a quattro zampe sul letto che godeva come non mai, le spinte, il profumo dell'alcol... E la sorpresa sussurrata mentre erano già ubriachi ed eccitati, immersi nel loro rosso piacere.

- È stato bellissimo ieri sera - riuscì a mormorare, per poi dare un minuscolo morso al suo toast con fare vergognoso - E-e tutte le cose che mi hai detto sul nostro viaggio a New York...

Il biondo inarcò un sopracciglio, avvolgendo un braccio attorno quel corpo così candido e fragile come per proteggerlo e attirarlo a sé al tempo stesso:

- Tanto tanto o tanto tantissimo? - domandò, baciandolo sulla fronte.

- Tanto tantissimo! - non esitò a esclamare il ragazzo, appoggiandosi al suo petto e abbracciandolo con gioia.
Una settimana da soli, solo lui e Gee, a New York in un hotel bellissimo: sembrava quasi un sogno. Allontanarsi dalla loro monotona città, senza dover rinchiudersi per forza nella casa del maggiore o andare fino al lago dove si erano baciati per stare insieme. 
E poi avrebbe visto la mostra e i quadri. E sarebbero potuti andare allo zoo! A vedere tutti gli animali. E forse avrebbe anche fatto in tempo a comprare una felpa rosa. E sarebbero potuti andare sulla Statua della Libertà e a Central Park e anche in un cinema. Magari a vedere Nemo o Alla ricerca di Dory, che erano due dei suoi cartoni animati preferiti. 

- Certo, i primi giorni saranno impegnativi... - il biondo interruppe i suoi pensieri con dolcezza, sistemandogli i capelli - Penso ci sarà una cena per Capodanno, e prima dell'inaugurazione della mostra dovranno anche farci una piccola intervista, ma... 

- Farci? Tutti e due? - Frank lo interruppe e arrossì, guardandolo ad occhi sgranati. 
Intervista?
Perché dovevano fare un'intervista a lui?
Lui non era famoso. E non era bravo a dipingere. E se gli facevano delle domande di arte e non sapeva rispondere e tutto il mondo vedeva le sue figuracce? E poi magari davanti alla telecamera sembrava brutto e l'intervistatore era antipatico e faceva domande stupide. 
E se si perdeva o si impappinava in mezzo al discorso?
Che imbarazzo. 

- Amore... Tranquillo, ci sarò sempre io vicino a te, ti chiederanno solo qualche cosa su come è stato essere il mio modello. Sarà semplicissimo. E se non vorrai rispondere a qualcosa, interverrò io al tuo posto. Okay?

Frank annuì, un pochino più sollevato.
Dopotutto, almeno ci sarebbe stato Gee lì con lui. E poi era semplice dire come era stato essere il suo modello perché era stato davvero bellissimo e avrebbe avuto un sacco di cose interessanti da dire sui colori e sui quadri. 

- Non devo dire che abbiamo fatto l'amore vero? - chiese, dopo aver pensato molto molto. 

- No, piccolo. Ricordi? Il nostro segreto. 

- Segretissimo - il più piccolo si morse il labbro, pensando a George.
Ma George non aveva delle prove concrete e quindi non poteva dire niente.
E poi non capiva perché non voleva che stessero insieme.
Erano così felici.
Aveva cercato di spiegarglielo, ma lui non aveva voluto capire niente.
Come tutti gli altri, del resto. 

- Gee? 

- Sì, amore? 

- Mentre siamo a New York posso portare Johnny e la mia lucina?

- Ma certo, puoi portare tutto quello che vuoi. 

Ma mentre pensava alla sua lucina con blu con i cavallini arancioni e a quanto sarebbe stato bello averla calda e rassicurante anche mentre erano nella suite a New York Frank si accorse di una cosa a cui il giorno prima non aveva minimamente pensato:

𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬  ♡  𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora