Per tutto il pomeriggio Gerard disegnò in silenzio il suo viso: ogni tanto gli dava qualche indicazione sommaria sul lavoro che avrebbero svolto, o gli diceva di inclinare lievemente la testa, di inarcare un sopracciglio, di arricciare il naso, di serrare le labbra, ma il tutto era intervallato da lacune di vuoto così improvvise che lasciarono molto perplesso Frank.
Fu dopo quelle lunghe pause di nulla che decise che avrebbe studiato Gerard, da quel momento in poi. Avrebbe continuato su un altro foglio dopo la lista di perplessità.
Era il suo modo per cercare di comprenderlo.
Aveva sempre bisogno di annotare le particolarità delle cose e delle persone, di elencarne le caratteristiche in punti o in uno schema: sembravano più comprensibili così, come se fossero stati semplici problemi di matematica da affrontare. Il mondo gli sembrava meno complicato e spaventoso, meno lontano da lui, quando lo scriveva su carta.
Appuntando ogni suo minimo dettaglio su un foglio, avrebbe avuto l'impressione di averlo più vicino.Tra un silenzio e l'altro, Gerard gli spiegò che per quella prima settimana si sarebbe limitato a disegnare semplicemente il suo corpo, senza cominciare a lavorare ai dipinti che avrebbe esposto al museo molto molto importante di New York: quella volta aveva disegnato il suo volto, la prossima si sarebbe concentrato sul busto e le braccia, quella dopo sulle gambe e quella dopo ancora sulla sua intera figura, con schizzi approssimativi. Solamente in seguito avrebbe cominciato a farlo posare veramente in veri e propri ambienti. Gli disse che sarebbero stati tutti degli interni, voleva dare l'idea di una persona che è intrappolata nella sua casa e nel suo corpo, nella sua sofferenza.
A Frank piacque questo modo di dire le cose, diretto. Usava le parole giuste, Gerard. Non sembravano mai a caso, non stonavano con le altre nemmeno una volta. Non come lui, che ogni volta che qualcuno gli chiedeva qualcosa andava in panico e cominciava a borbottare o straparlare e sua madre gli dava le gomitate e gli altri non capivano proprio niente di quello che avrebbe voluto dire.
Non era portato per parlare, proprio no. Preferiva ascoltare o osservare, rimanere in silenzio.
Forse per quello fu molto contento di rimanere fermo a sentire la voce di Gerard che gli spiegava cosa avrebbero fatto insieme per tutte quelle ore.
Alla fine fare il modello fu abbastanza facile: dovette solamente tenere la schiena ben dritta - e quella fu la difficoltà maggiore, dato che sapeva benissimo di avere la tendenza a incurvare le spalle in avanti, come le gomitate di sua madre, ancora una volta, dimostravano - e seguire le indicazioni di Gerard per modulare diverse espressioni del viso. Prima lo fece rilassare (e per fare questo risero molto perchè era il primo schizzo e Frank era molto rigido, come aveva detto proprio Gerard, e non riusciva nemmeno a la pelle del suo viso era piena di rughe di concentrazione tanto era, appunto, rigido), poi gli fece chiudere gli occhi, poi strizzarli, poi gli fece fare la linguaccia, mordere il labbro (cosa che Frank fece quasi a sangue per l'agitazione di sbagliare qualcosa), e poi muovere il naso e stortare la bocca, alzare il mento in su e in giù, e un mucchio di altre cose che erano state davvero molto divertenti da fare.
Frank vide i disegni, alla fine, di sfuggita, e gli sembrarono veramente stupendi.
Lo facevano sembrare molto bello, anche se erano solamente in bianco e nero. Lui non sapeva se fosse bello o meno. Non si guardava mai allo specchio.Infine, quando scesero al piano di sotto per salutarsi, disse grazie a Gerard, e Gerard gli disse di che e Frank cominciò a elencare a una a una tutte le cose per le quali avrebbe dovuto ringraziarlo: per aver fermato i suoi compagni mentre lo stavano picchiando qualche ora prima nel cortile della scuola, per la pasta con tanto tanto sugo, per aver ascoltato la storia del vaso molto inutile ma geometricamente interessante, per aver lasciato il disordine, per avergli parlato di Monet, per le bellissime descrizioni della Spagna e per il pane buonissimo, e infine si ricordò anche di ringraziare per il passaggio in macchina all'uscita da scuola, che era una cosa che sua madre gli aveva consigliato molto molto caldamente (e ciò significava che glielo aveva ripetuto fino alla nausea) di fare e che credeva si sarebbe dimenticato come al solito - in compenso, come si ricordò solo un giorno a quella parte ripensandoci durante una lezione della signora Hitachi, si rese conto di aver dimenticato moltissime cose (circa il novantotto percento) di quelle che Linda gli aveva consigliato molto molto caldamente di fare, ma questi sono solo dettagli.
Dopo aver pronunciato questo grande elenco ed essersi compiaciuto per aver ricordato di nominare il passaggio in macchina però si accorse che:

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𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬 ♡ 𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝
أدب الهواة"Sei il blu Frank, la tentazione di ogni artista, splendidamente armonioso." • • #228 in fanfiction 10/03/17 #137 in fanfiction 5/12/17 © mravelous