25.

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George venne a prenderlo dopo cena, quel giorno.
Lui e Gerard avevano mangiato a letto, subito dopo aver fatto l'amore. Quel pomeriggio era stato molto bello. Avevano finito il quadro rosso molto molto velocemente e avevano fatto l'amore per ore, in tantissimi modi. Il ragazzo aveva scoperto che si poteva fare anche con le dita, e che anche così era molto piacevole. Precisamente, Gee gli aveva infilato due dita nel sedere, piano piano, una alla volta, e aveva spinto più in fondo possibile, arricciando e sforbiciando. Anche se non erano grandi come il suo pene, lo aveva fatto venire molto, e poi gli aveva promesso che un giorno sarebbero arrivati a quattro dita. Che erano tante tante, se si considerava che Gee gli diceva che il suo buchino era sempre stretto (cosa che era considerata molto eccitante, anche se Frank non aveva capito bene perché).
Alla fine del pomeriggio, ovviamente su suggerimento del più piccolo, avevano contato insieme le volte in cui avevano avuto un orgasmo (o erano venuti) e complessivamente erano state cinque. Da quello che il ragazzo aveva potuto dedurre erano tante per un solo giorno, infatti si era sentito stanchissimo appena Gerard aveva finito di penetrarlo con il suo membro per la seconda volta. Così era rimasto disteso tra i cuscini morbidi morbidi, beandosi del maggiore che lo imboccava, accarezzandolo dolcemente e coccolandolo in qualsiasi modo. Erano belle le sue coccole. Rimaneva vicinissimo a lui e poi muoveva tutte le mani per il suo corpo. Sulle guance, le labbra, il petto, le cosce.
Erano quelle le coccole.
Erano rosso. Però chiaro. Erano il rosso che sfuma in rosa, lo scemare della passione nella più profonda dolcezza.
Ecco, le coccole erano toccarsi dolcemente quando si smetteva di fare l'amore, o si voleva cominciare, o semplicemente si voleva rosa senza arrivare al rosso.
Toccarsi.
Dolcemente.
E fu questo ciò che fece Gee.
Le sue dita vagarono ovunque, e la sua bocca anche, esplorando, assaggiando, stuzzicando appena. Piano piano, per interi minuti.
Gli piacque tanto. Nessuno gli aveva mai fatto le coccole perché non aveva mai avuto un fidanzato o qualcuno che avesse voglia di fargliele, ma adesso aveva trovato la persona per cui perdersi e che si era persa per lui e quindi poteva averle. E avere le coccole era una cosa importantissima secondo lui, perché le coccole ti facevano sentire bene e amato, e questo lo aiutava a ricoprire con il rosso e il rosa del loro amore la sua tristezza blu.
E quindi diventava rossoblu.
O forse solo rosso, visto che quella macchia scarlatta sembrava avvolgerlo e imprigionarlo totalmente dentro di essa.

- Sei bellissimo, piccolino - gli sussurrò l'artista ad un certo punto, carezzando la pancia calda per gli orgasmi avuti, per poi abbassare la testa e baciare le costole, le dita che massaggiavano i capezzoli ancora turgidi.

- Anche tu sei tanto bello, Gee - rispose lui, baciandolo forte appena le sue labbra si avvicinarono alle proprie.
Si staccarono solo dopo un morso e qualche risata breve, intima. Erano nudi, liberi, padroni. L'uno con l'altro.
Immerso nel gusto fresco di questa consapevolezza, Frank prese in bocca un chicco d'uva, e tutta la sera continuarono a mangiare e baciarsi, accarezzandosi lentamente, ridendo, parlando, quando il momento sembrava richiederlo, quando le parole uscivano, impellenti, senza che mai nessuno le avesse interpellate o affinate.
Era un susseguirsi di "ti amo". L'artista parlava della sua bellezza. Dei suoi occhi, del suo fisico, della sua pelle; e a volte, mentre ancora parlava, l'ardore gli saliva in petto, e non resisteva alla tentazione di passare ancora una volta le proprie mani sul suo pube, così Frank sentiva quelle grandi dita sfiorare il suo pene gonfio, ancora arrossato e avvolgerlo, delicatissime. Ma era troppo stanco per venire ed eccitarsi seriamente di nuovo: l'unica cosa che quelle carezze gli regalavano era un dolce piacere soffuso, caldo, che adorò fin dal primo istante, mentre masticava lentamente pezzettini di frutta con cui il maggiore lo imboccava.
La combinazione del cibo e di quel piccolo godimento fu fatale, lo trascinò di nuovo nella loro meravigliosa dimensione intrisa di amore, senza tempo, incredibilmente densa e lussuriosa. Parlavano, ridevano, nudi, ubriachi. Giocavano con i loro corpi, si accarezzavano, a volte, dopo aver mangiato ed essersi riposati, si strusciarono l'uno sull'altro così forte e in modo così passionale che sembrava stessero facendo ancora l'amore. Frank prendeva il membro del maggiore, gli faceva toccare il proprio, poi si rotolavano tra le lenzuola, Gerard accarezzava la sua apertura facendolo sospirare, gli leccava il capezzolo, lasciava che il ragazzo poppasse dal proprio come un neonato, lo prendeva in braccio, mettendolo a cavalcioni su di sé e facendolo dondolare in modo da sentire un continuo massaggio sulla propria lunghezza. Poi lo imboccava, spremeva un acino d'uva sul suo petto e ne succhiava infine il succo, gemendo, parlava, incantandolo.
Ti amo, ti amo, e il cerchio si ripeteva, sempre più veloce e sfrenato.

𝐜𝐨𝐥𝐨𝐮𝐫𝐬  ♡  𝐟𝐫𝐞𝐫𝐚𝐫𝐝 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora