4 Tredici anni prima

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Buio. Era tutto buio. La terra tremava forte e ruggiva per il dolore mentre veniva squarciata dalle bombe sganciate dall'armata aerea coreana. Tutti gli abitanti del Sito erano stati evacuati nell'area di sicurezza al piano più basso della struttura. La corrente era saltata, i neon rimanevano spenti, le ventole di aerazione erano ferme. Più di 500 persone erano ammassate le une sulle altre e pregavano, piangevano, si stringevano ai loro cari, sperando che quell'incubo finisse il prima possibile. 

In un angolo però, stretto alle gambe di una sedia, un bambino dagli occhi azzurri come i lampi e i capelli neri come la notte sperava soltanto di rivedere i suoi genitori: Vincent Reyn e Cale Right erano entrambi soldati ed erano rimasti ai piani superiori per poter cercare di attenuare i danni dell'attacco. Da quel che ricordava il bambino, la terra non aveva mai tremato così forte, l'odore di muffa non era mai stato così persistente e lui non aveva mai avuto così tanta paura.

 No, doveva smettere di avere paura! Suo padre, prima che scendesse con il resto della massa al piano inferiore, gli aveva fatto promettere che sarebbe stato forte e coraggioso. Se lo fosse stato, lui e la mamma sarebbero tornati sani e salvi. Così il piccolo invece di abbandonarsi al panico strinse i piccoli pugni e si fece coraggio. Solo in questo modo i suoi sarebbero tornati da lui e ne sarebbero stati fieri.

Circa un'ora più tardi la terra smise di tremare, il sollievo generale invase la gente accalcata al centro della stanza e molti si lasciarono sfuggire delle urla di gioia, mista all'amara consapevolezza che quello non sarebbe stato l'ultimo bombardamento. Il bambino però rimase attaccato alla sedia, non voleva festeggiare, non voleva unirsi al sollievo generale. Lo avrebbe fatto solo quanto i suoi genitori lo sarebbero venuti a prendere. Perché lo sarebbero andati a prendere. La mamma lo aveva promesso. Gli aveva detto:<< Quando tutto sarà finito ti raggiungerò subito.>> e gli aveva dato un bacio sulla testa. Dopo di ciò Vincent e Cale si erano girati ed erano corsi ai piani più alti ad eseguire gli ordini. Però ora che era tutto finito perché sua mamma non entrava dalla porta?

I soldati che erano rimasti immobili ai lati della stanza iniziarono ad urlare ordini ed a organizzare la folla di persone in modo che potessero uscire nel modo più organizzato possibile. Le persone si impilarono in lunghe file sospirando e stringendosi gli uni agli altri. Poco a poco iniziarono a sfilare fuori dalla stanza, passando attraverso una  spessa porta d'acciaio, ma il flusso di persone aveva una sola direzione. Nessuno varcava la soglia per entrare. Nessuna traccia degli occhi azzurri di Cale.

Il bambino continuò ad aspettare, stretto alla sua sedia.

Aspettava.

Quanto tempo era passato? La stanza era ormai vuota e  i neon avevano ripreso a funzionare.

Aspettava.

La mamma lo aveva promesso. Era stato anche coraggioso come aveva promesso a papà. Allora perché non venivano a prenderlo?

Aspettava.

La gola era stretta in una morsa d'acciaio, i polmoni parevano bruciare e i suoi occhi imploravano di poter lasciar fluire il fiume di lacrime che stavano trattenendo da fin troppo tempo. NO! Doveva resistere.

Aspettava.

Ad un tratto sentì un rumore di passi, uno scalpiccio proveniente dalle scale. Finalmente l'attesa era finita.

Il bambino si alzò e corse verso la porta ansioso di abbracciare la mamma. Voleva dirle che non aveva avuto paura, che era stato forte. Ma a varcare la soglia non era Cale. Né Vincent. Era un uomo con l'uniforme contrassegnata da diverse medaglie e stelle che definivano il suo grado. Aveva i capelli neri, alcune rughe sul volto e gli mancava la mano destra. Appena vide il bambino un'ombra di sollievo gli attraversò gli occhi, ma fu subito rimpiazzata da... da cosa? Paura? Tristezza? Sconforto? Disperazione? Si avvicinò al bambino e gli posò una mano sulla spalla:<<Tander Reyn? Vieni, ti porto nella tua unità abitativa.>>

In un primo momento il bambino non seppe cosa pensare. Si sentiva deluso, solo e... abbandonato.

Poi, però, non fece domande. Non chiese perché i suoi genitori avevano infranto la loro promessa. Perché loro non l'avrebbero mai infranta realmente. Solo la morte avrebbe potuto ostacolarli dal mantenerla. E così fu. Aveva capito che non sarebbero venuti a prenderlo. Aveva capito che non lo avrebbero mai raggiunto. Così alzò la testa e si mise dritto con la schiena, cercando di stare al passo con le lunghe falcate del soldato. Non avrebbe pianto. Sarebbe stato coraggioso. 

Lui avrebbe mantenuto la sua promessa.


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