17 Il ritorno del primo Alfa

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<<Penso che possano bastare>> Andromeda alzò la fune a cui erano legate diverse lepri che avevano appena cacciato. Certo, erano un mero bottino in confronto al cervo che avevano avvistato poche ore prima, ma si sa, in tempi di guerra...

Landon si stava spazzando via la terra dalla divisa e ad Andromeda venne da ridere non appena si ricordò di come il ragazzo fosse scivolato sul fango, con braccia e gambe all'aria, nel tentativo di afferrare le lepri prima che si infilassero nella loro tana sotterranea.

Accortosi del sorriso derisorio della Radiata, Landon le lanciò un'occhiata assassina, e la oltrepassò sbattendo i piedi come un bambino, offeso.

Il sole iniziava a calare e le nubi che avevano infestato il cielo per buona parte della giornata si stavano raccogliendo, pronte a sganciare i loro proiettili di idrogeno e ossigeno. Date tali circostanze i due iniziarono a ripercorrere la strada a ritroso a passo svelto, consci che sia il buio, che la pioggia, non portavano nulla di buono.

...

Tander sentiva il sudore scorrergli addosso, mentre gli indumenti prestatigli dai Radiati gli si attaccavano alla schiena. Si passò una mano sulla nuca per togliere l'eccesso di sudore nel punto in cui l'imbottitura del casco gli copriva la pelle.

<<Puoi fare di meglio>> ad incitarlo era stato Bete, il Radiato dalla testa rasata e gli occhi ambrati. Reggeva tra le mani una pesante spada d'acciaio con la quale aveva appena disarmato Tander.

<<Se avessi avuto la mia pistola non avresti avuto neanche il tempo di avvicinarti a me>> rispose Tander curvando le labbra nello stesso sorriso sardonico del suo presunto avversario.

<<Hai ragione>> concesse il giovane alzando il petto muscoloso ansante. <<Peccato che la tua pistola ora si trovi sequestrata nella nostra armeria.>> Il sorriso di Tander si spense. <<Ora raccogli la spada.>>

Tander obbedì, e con entrambe le braccia sollevò l'arma fin troppo pesante sentendo i muscoli tremare per lo sforzo. Su questo aspetto si consolò, visto che Bete gli aveva spiegato che durante gli allenamenti preferivano usare armi più pesanti e con le lame smussate per due motivi: il primo era che il loro tono muscolare sarebbe cresciuto, caratteristica necessaria visto lo stile di vita dei Radiati; il secondo era che, appunto per il loro stile di vita, i Radiati incorrevano spesso in ferite e danni di tutti i generi, quindi era insensato procurarseli anche durante l'allenamento.

Non appena la punta della spada si alzò in aria, quella di Bete compì un largo arco andando a cozzare contro di essa. Quel colpo era stato particolarmente ponderoso e anche inaspettato, e per quello Tander si ritrovò a stringere l'elsa più forte del necessario, sperando che non le scappasse via come era già successo parecchie volte in quei giorni.

Giorni. Erano passati molti giorni da quando non aveva più parlato con Akiva, da quella volta in biblioteca. Era fuggito via, come un codardo, timoroso di legarsi anche minimamente ad una persona. Era uscito dal palazzo in marmo che accoglieva la maggior parte dei Radiati, e si era ritrovato, non si sa come, nel campo di addestramento, ad un centinaio di metri dal complesso principale. Ed era proprio lì che Tander aveva conosciuto Bete, uno dei tasselli principali che componevano l'esercito Radiato. Lui era uno dei pochi che non guardava Tander e Landon come se fossero fecce, e non aveva fatto domande quando Tander si era avvicinato a guardare mentre addestrava le giovani reclute. Anzi, l'aveva chiamato e gli aveva messo una spada pesantissima tra le mani e l'aveva spinto ad allenarsi con tutti gli altri.

Nonostante quei gesti possano essere considerati banali, da quel momento molte cose erano cambiate: i giovani Radiati lo stavano lentamente accettando, smettendo di fissarlo quando lo vedevano, sorridendogli quando durante gli allenamenti andava particolarmente bene, ed incitandolo negli scontri diretti, come avrebbero fatto se al suo posto ci fosse stato uno qualunque di loro; Tander, poi, sentiva che tutte quelle ore spese all'aria aperta e sotto al sole, non solo lo stavano facendo rinforzare fisicamente, ma anche mentalmente. Iniziava a sentirsi libero, senza confini, e quando la sera si chiudeva in biblioteca per ore a leggere, nonostante la spossatezza, sentiva che quella sensazione si accresceva.

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