28 Arbitrarietà

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Lakewood

Ecco cosa recitava il cartello arrugginito. Ajax si chiedeva come facesse quel cartello a rimanere ancora in piedi; avrebbe scommesso che con una folata di vento, sarebbe crollato giù a terra. Eppure quello continuava ad ondeggiare sotto le spinte d'aria che annunciavano la tempesta, ma non cadeva.

Persisteva. Proprio come lui.

Erano passati due giorni da quando il Clan Omega si era unito al Clan Alfa. O sarebbe stato meglio dire da quando lui aveva consegnato il Clan Omega e tutto ciò che ne restava a Thurok.

Si ripeteva continuamente in testa che quella fosse stata la scelta giusta. Dopotutto, come avrebbe potuto tutelare tutte le persone sopravvissute alla battaglia da solo? Dove li avrebbe portati? Conosceva luoghi sicuri?

Sì, certamente conosceva la zona attorno al campo e quali sarebbero stati i luoghi migliori in cui rifugiarsi, ma erano tutte zone che anche Akiva conosceva. Il rischio era proprio quello. Se Akiva fosse stata torturata e avrebbe snocciolato tutte le informazioni in possesso degli Omega sarebbe stata la fine. O meglio, una seconda fine. Il Clan Omega era finito due giorni prima, quando il suo Capoclan era morto, così come i suoi due figli, e sua nipote, la discendente, era stata rapita. Per di più buona parte dei guerrieri era stata decimata.

Certo, i Radiati erano abituati a una vita sempre instabile, piena di incertezze e paure. Avevano costruito una dimora sicura, in cui stabilirsi e poter vivere in uno stato che poteva parere almeno di pace e tranquillità, eppure, quella stessa dimora che avrebbe dovuto proteggerli dai pericoli della natura era stata distrutta. Dagli uomini.

E con la loro casa, se n'erano andati anche molti Radiati. Che fossero amici, parenti, compagni.

Ajax si voltò dietro di sé e posò lo sguardo su Gliss. Lei era rimasta sola. Era rimasta a metà. Sì, quello era il termine giusto. Era rimasta a metà quando Demi era morta durante l'esplosione di una bomba. Da allora, non si era più ripresa.

Avevano iniziato un lungo cammino, uniti agli Alfa, che si era concluso solo poche ore prima, e per tutta la durata del tragitto, ovvero per un giorno intero, Gliss aveva avuto perennemente lo sguardo a terra, le spalle chine, la mano che si stringeva spasmodicamente attorno all'impugnatura della scimitarra che aveva appesa al fianco. Ora ne possedeva due. Una sua, l'altra della sorella.

Gliss però non era l'unica ad essere sprofondata in quello stato. Molti Omega non riuscivano a riprendersi: certo, era passato poco tempo da quando si era conclusa la battaglia, eppure molti sembravano che avrebbero covato il loro dolore per sempre. Oltre alle ferite inferte sui loro corpi, avrebbero portato fino alla fine dei loro giorni quella ferita che aveva squarciato loro l'anima nel momento in cui erano venuti a conoscenza delle loro perdite.

Il Radiato passò poi i suoi occhi sugli Omega che si stavano accampando sulla riva del lago a cui erano giunti. Alcuni piangevano, altri sedevano a terra fissando il vuoto. Alcuni invece, seppur pochi, cercavano di dare una mano e sistemavano alcuni giacigli per la notte per più persone che potevano. Erano i più risoluti, quelli che affrontavano la situazione e il lutto nel modo più pragmatico e razionale possibile.

E poi c'erano i Radiati che serbavano rancore. Per lo più soldati, uomini che avevano partecipato alla battaglia e che possedevano più esperienza e maturità. Ecco, loro né si affliggevano, né si davano da fare per dare una mano. Loro, semplicemente, si erano raccolti in piccoli gruppi e discutevano, parlavano, sussurravano e si confrontavano su ciò che era accaduto, e su ciò che sarebbe accaduto. Molti di loro però gli lanciavano occhiate di fuoco. Ajax li aveva sentiti spesso durante il viaggio criticarlo per ciò che aveva fatto. Lo biasimavano per aver dato la possibilità all'Orso bianco di controllarli. Di usarli per la sua guerra personale.

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