9 Domande

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Verremo a prenderti Bugia

Torneremo Bugia

Sii coraggioso e non avere paura Bugia?

Tander si svegliò di colpo mentre qualcuno lo scuoteva forte per la spalla.

<<Svegliati umano, è ora di alzarsi. >> Ajax troneggiava su di lui, aveva le mani sui fianchi, il corpo avvolto già nella divisa di pelle nera, le treccine tirate accuratamente dietro la testa.

 << Ordini del capo clan>> detto ciò si voltò e raggiunse la zona più interna della struttura destinata ai soldati di grado maggiore.

Tander si guardò attorno e notò che le lanterne erano ancora accese: il cielo era buio e il sole non era ancora sorto. Quante ore aveva dormito? Poche, troppo poche, visto il ronzio che aveva in testa. Si girò verso Landon, seduto sul letto affianco al suo. Il ragazzo aveva il volto bianco e gli occhi persi nel vuoto mentre provava a svegliarsi. Tander guardò oltre il suo compagno e a malincuore notò che solo le gemelle si stavano alzando con loro. Nessuna traccia di una chioma rossa.

Si alzò dal letto, gettando via le lenzuola bianche e iniziò montare la corazza nera sopra la maglia termica con cui aveva dormito. Ai piedi della branda trovò un catino d'acqua con cui si sciacquò il volto. Quando ebbe finito guardò Landon affondare il viso nella pozzetta d'acqua del suo catino e riemergere diversi secondi dopo con una violenta inspirazione. Prese un lembo di lenzuolo e ci si asciugò il volto gocciolante e il ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte. <<Sono sveglio ora... almeno credo>>.

<< Ehi umano, vedi che esistono le salviette per asciugarsi>> disse una delle gemelle lanciandogli un panno bianco.

<< Ehm grazie. Vedo che siete di buon umore di prima mattina>> Landon sorrise sornione beccandosi gli sguardi omicida delle gemelle. Lui apparteneva al quel gruppo di rare persone che riuscivano a scherzare in ogni situazione. Tander invece non faceva altro che rimanere in silenzio.

Silenzioso come la morte, Ajax riemerse dal buio coperto di armi e si diresse verso la doppia porta.

<< Demi, Gliss, umani muovetevi>> le dita veloci del Radiato volarono sul tastierino elettronico e la prima porta si aprì. Radiati e umani entrarono nella piccola cabina e si chiusero la porta alle spalle.

<<Vi consiglio di indossare i caschi>> disse Ajax fissando le protezioni arancioni che i due ragazzi tenevano sotto il braccio.

Una volta indossati e riavviati i respiratori, il Radiato aprì la seconda porta che dava sull'esterno. Un'ondata di freddo li travolse e li fece rabbrividire: Landon si avvolse le mani attorno alla vita, le gemelle si affiancarono e si sfiorarono le braccia. Tander invece accolse il gelo, sperando che lo aiutasse a schiarirsi la mente. Notò che anche Ajax era rimasto imperturbato dal freddo, e così s'incamminò subito verso l'imponente palazzo marmoreo situato un centinaio di metri più in là.

Quando varcarono l'immenso portone di legno Tander notò che l'immensa stanza in cui era stato la sera prima sembrasse molto più estesa di quando era stata gremita di persone. L'unica cosa rimasta immutata, però, era il trono marmoreo rialzato e coperto di pellicce sui cui sedeva il vecchio Atreo. Gli occhi verdi si illuminarono non appena videro i ragazzi marciare verso di lui.

Si sistemò bene il mantello che gli avvolgeva il petto e le spalle e si alzò in piedi.

<< Umani, per dimostrarvi i miei intenti pacifici nei vostri confronti, e per dimostrarvi che non siete prigionieri, ma bensì ospiti, passerete questa giornata e quelle successive con il mio popolo. In un'epoca così dura ritengo che l'alleanza, anche tra i nemici più acerrimi, sia fondamentale per la sopravvivenza. Nonostante l'odio tra le nostre fazioni, la vita è un bene che in questi secoli è stato a dir poco disprezzato, dobbiamo impegnarci affinché torni un periodo di pace e serenità.>> Appena concluse la frase dal portone massiccio entrarono due Radiate: una portava con sé un grande sacco di tela straripante di frutti, l'altra invece aveva caricato sulle spalle un giovane cervo, come se pesasse meno di niente. Il vecchio le salutò raggiante volgendo le mani verso di loro.

<< Akiva, Andromeda, nipoti mie, vedo che la caccia mattutina è stata proficua.>>

Akiva si fermò al centro della sala posando il sacco per terra e salutando il nonno stringendogli le mani.

<< Sì, nonno, da tempo non conquistavamo un bottino come quello di questa mattina>> si allontanò dal Capoclan e si diresse verso il gruppo di ragazzi poco distante. Ajax tese le braccia e la strinse a sé.

Ajax era un duro, non ci voleva molto per capirlo. Aveva dimostrato di avere il cuore e la mente d'acciaio dalla prima volta che era entrato in scena, ma aveva un punto debole. Per quel punto debole Ajax era disposto ad abbandonare la sua corazza di ferro, per quel punto debole avrebbe fatto di tutto. Era palese quanto l'amasse, si vedeva da come la stringesse a sé e da come affondasse il viso tra i folti capelli rossi.

Atreo si schiarì la voce e i due si allontanarono. A quanto pareva il vecchio non aveva gradito quello scambio di effusioni e continuava a fissare con rimprovero Ajax.

A smorzare la tensione fu Andromeda, che si avvicinò al trono e inginocchiandosi pose il corpo del cervo ai piedi del nonno.

<< Capoclan, spero che questa carne che ho cacciato possa sfamare il nostro clan e che sia di tuo gradimento>> nel momento in cui si chinò le frecce nella faretra che aveva allacciata sulla schiena tintinnarono mentre la lunga treccia che raccoglieva i folti ricci castani le scivolò sulla spalla. Aveva una fascia nera di colore che le tingeva la pelle attorno agli occhi scuri e la divisa di pelle era logora e stracciata su braccia e gambe.

<< Andromeda, il tuo dono per il clan è ben accetto. Ora puoi andare.>> La Radiata abbassò la testa e guardò con diffidenza i due umani, poi lasciò la stanza a passo di carica con la carcassa che le sballonzolava sulle spalle.

<< Umani, fatevi avanti>> Atreo riportò l'attenzione su di loro. Li osservava attentamente, studiandoli, come a cercare il modo migliore per sfruttarli. I ragazzi dapprima erano indecisi, ma bastò l'occhiata gelida di Ajax a farli camminare avanti fino a raggiungere i piedi della pedana. <<Quali sono i vostri nomi?>>

<< Io sono Landon, signore. Landon Bennet. Mentre il mio compagno è Tander Reyn>> Sentendo il nome di Tander, il vecchio ebbe un sussulto e squadrò il casco arancione come a cercare di vederci attraverso.

Tutto tremante scese dal trono marmoreo e si mise davanti al ragazzo. Con l'indice nodoso indicò il casco.<< Toglilo ragazzo, solo per pochi secondi>>

Tander era frastornato. Aveva notato una certa ansia invadere lo sguardo calmo e serafico del vecchio e si domandava a cosa fosse dovuto. Si era agitato nel momento in cui aveva sentito il suo nome, ma perché? Cosa mai poteva volere da lui?

Se voleva una risposta alle sue domande, però, non aveva alternative. Così alzò le mani e iniziò a slacciare le fibbie di sicurezza.

<< Tander vuoi morire? Che ti passa per la testa, amico?>> Landon si stava innervosendo, spostava il peso da un piede all'altro. Se fosse stato al posto di Tander avrebbe mandato il vecchio a quel paese, senza ombra di dubbio. Ma Tander era Tander, uno dei misteri più grandi dell'universo, e per questo cercò di restare calmo.

Tander trattenne il respiro e si sfilò il casco, rivelando il volto.

Gli occhi verdi di Atreo ebbero un guizzo: il verde caldo divenne una pietra fredda e dura.

Allungò una mano verso il volto del ragazzo e lo sfiorò con delicatezza, spaventato che potesse scomparire da un momento all'altro. La notte prima, mentre guardava sua nipote e l'umano parlare non era riuscito a distinguere i suoi tratti a causa dell'oscurità, ma adesso che poteva vederli bene non aveva alcun dubbio. Lui conosceva quel viso. Conosceva gli zigomi alti e quel naso dritto, conosceva il mento appunta e i capelli neri come il carbone. Ma soprattutto conosceva quegli occhi freddi come i lampi.

<< Tu sei il figlio di Vincent e Cale>> detto ciò la vista del vecchio si annebbiò e cadde a terra.

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