34 Il terzo Generale

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Tander poteva avvertire il respiro degli altri dietro di sé farsi più pesante. Poteva sentirli chiaramente, nonostante i battiti del suo cuore rimbombassero furiosamente nelle sue orecchie. Stavano correndo forse da un'ora e non si erano ancora fermati.

La loro paura infatti, era quella di stare ancora a portata di mano delle truppe del Sito, anche se avevano fatto attenzione a coprire le loro tracce e ad imboscarsi il più possibile nella vegetazione.

Il ragazzo si voltò dietro di sé a fissare i suoi compagni. Erano messi male, inutile negarlo.

Erano stati chiusi sottoterra per diversi giorni. Tander e Landon si erano abituati a ricevere il calore del sole sulla loro pelle e ad accogliere l'aria fresca attorno ai loro corpi, e di conseguenza il ritorno al Sito era stato terribile. Era stato però molto peggio per i Radiati, i quali avevano passato la loro intera vita in Superficie: la loro pelle infatti, oltre ad essere segnata dalle torture ricevute, aveva anche un colorito piuttosto spento, che dal verde sembrava passare al grigio.

Bete era l'unico che sembrava stesse meglio. Lo stesso però non si poteva dire di Jahr. L'uomo infatti non era più abituato ad una vita attiva sul campo, e ciò era palese, visto che era l'unico con le braccia poggiate sulle ginocchia piegate.

Forse sarebbe stato meglio prendersi una pausa.

<<Okay, ci fermiamo per 5 minuti; poi decideremo dove andare.>>

Un "Era ora!" risuonò attraverso i microfoni del suo casco, mentre Jahr si buttava a terra.

Gli altri fecero più o meno lo stesso, mentre Tander si appoggiò al tronco più vicino e fissò gli strappi di cielo che si intravedevano tra i rami. Gli era mancato poter vedere lo spazio. Gli era mancato il sole. Concentrò gli occhi sulla palla di fuoco ignorando il bruciore agli occhi. Più guardava tutto ciò che lo circondava più si rendeva conto che la sua vita era lì, in Superficie.

Si sentiva un po' ingenuo, sconsiderato in quel momento, mentre si perdeva a guardare il mondo che lo circondava. Un vero soldato avrebbe pensato ad un rifugio in cui andare, avrebbe prestato attenzione ai pericoli della natura, ma in quel momento Tander voleva solo bearsi del fatto di essere vivo.

Erano tutti reduci da una battaglia e non avevano fatto a tempo a realizzare quello che era successo che erano stati ributtati sottoterra, torturati e infine condannati a morte.

Il volto di Jahr però, che la notte prima, li aveva condotti fuori dalle celle, gli era apparso una manna dal cielo. Li aveva condotti fuori dal Sito: erano riusciti a malapena a rubare delle nuove divise e alcune armi, prima di oltrepassare le barriere esterne e di conseguenza a far partire l'allarme. Tander posò gli occhi su Akiva, fasciata dalla divisa nera degli umani, mentre cercava di districarsi i capelli. Il materiale sintetico fasciava perfettamente le curve del suo corpo magro e muscoloso. Era un insieme di curve sinuose ed estremamente belle. Il ragazzo si perse nell'osservare la bellezza della Radiata per così tanto tempo, che alla fine lei se ne accorse.

Tander si girò di scatto, sorpreso, e cercò di sembrare concertato nello studiare le venature dell'albero davanti a lui.

Ad Akiva sfuggì un sorriso, ma abbassò comunque la testa, lasciando che una ciocca di capelli le coprisse il volto, vergognandosi. Non che nessuno l'avesse mai guardata con interesse, ma nessuno era Tander. Quando gli occhi tempestosi si posavano su di lei si sentiva improvvisamente nuda, quasi vulnerabile: sensazioni totalmente nuove per lei.

Mentre Tander si schiariva per la terza volta la gola, Bete riemerse dalla vegetazione. Lui, al contrario degli altri, invece di prendersi una pausa, era andato in perlustrazione, per scoprire nuovi sentieri da percorrere in relativa sicurezza.

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