27 Betelgeuse

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Tander strinse i denti impedendosi di urlare.

Bruciore. Sentiva solo bruciore. La pelle sul torace era ardente e invasa da un forte prurito e inibita dal dolore.

L'unico sollievo gli era dato da Bete che applicava con cura degli impacchi con delle pomate preparate dai medici del Sito. Gli infermieri, al di là del portare le medicine, non avevano fatto un granché. Infatti se l'erano squagliata abbastanza velocemente quando Bete aveva detto loro che ci avrebbe pensato lui a curarlo. Non avevano nessuna intenzione di contraddire un Radiato di quasi due metri dal volto austero e gli occhi di fuoco.

<<Questa è l'ultima.>> disse avvolgendo l'ennesima benda bianca pregna di medicine attorno al petto del ragazzo.

Tander inspirò bruscamente, ma non appena i medicinali iniziarono ad inibire il dolore, si rilassò sul piccolo materassino in cui si era risvegliato tempo prima.

Dopo che il Presidente aveva interrotto la tortura inflitta dal Generale a lui e i suoi compagni, erano stati rimandati tutti nell'area di quarantena per essere curati e rimessi a posto. Ma si trattava di una situazione provvisoria: quanto prima, infatti, sarebbero stati spostati in alcune celle, al piano più in alto, in attesa di essere interrogati. In base all'interrogazione, poi, ci sarebbe stato un processo con il dovuto verdetto. E la situazione era complicata, come se non lo fosse già abbastanza.

Bete posò gli occhi sul viso teso di Tander. Corrugò la fronte dicendo:<<So a cosa stai pensando. Smettila.>> si pulì le mani su un panno sterilizzato e si sedette su uno sgabellino lì di fianco.

<<Non puoi saperlo...>> Tander tenne gli occhi chiusi, con l'avambraccio poggiatoci sopra.

<<Io so molte cose. E so che adesso ti stai addossando la colpa di ciò che è successo ai nostri compagni.>>

Tander sollevò il braccio e lo fissò, poiché aveva attirato la sua attenzione.

<<So anche che ti senti in colpa per la morte di Atreo, e che se avessi protetto meglio Akiva, magari non avremmo perso la battaglia e adesso non ci ritroveremmo qui. Ma vedi, ciò che pensi è sbagliato. Devi smetterla di addossarti la colpa per tutto. Ciò che accade, accade per le nostre scelte: le mie, le tue, quelle di Akiva e di chiunque altro. Atreo era consapevole che sarebbe morto, in un caso o nell'altro. Sapeva che sarebbe morto da quando si era sentito male tempo fa. Il curatore lo aveva avvertito che non gli rimaneva molto tempo. Per questo aveva deciso di morire in battaglia, come la sua compagna, Valla.

Akiva invece è l'attuale Capoclan, e quindi è stata cresciuta per ricoprire questa posizione ed è pienamente consapevole dei rischi che ne conseguono.

Quindi Tander, devi smetterla. Smettila di pensare che le persone che ti amano sono a rischio, se ti rimangono vicino.>> Bete si alzò dallo sgabello e gli posò una mano sulla spalla.

<<Coloro che ci amano sono le persone che combattono per noi. Possiamo affidare loro la nostra esistenza.>>

Tander girò il capo verso la porta vetrata, la attraversò con lo sguardo fino a raggiungere le figure che riposavano nella stanza davanti la loro.

Andromeda aveva il busto allungato sul letto su cui dormiva Landon. Teneva una mano tra le sue.

Tander aveva notato da tempo che tra loro si era creato un legame, ma non credeva che in così poco tempo potesse essere già tanto forte. Ne aveva avuto la conferma la notte della battaglia.

<<Io proteggerò le persone che amo>>

Era questo che gli aveva detto Andromeda prima della battaglia. Era questo che gli aveva detto prima di andare da Landon in infermeria. Ed era al suo fianco quando entrambi erano usciti dall'Agorà per aiutarli nel momento più critico.

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