La palude era estremamente rigonfia e turgida d'acqua. A causa delle piogge frequenti era talmente piena che sembrava volesse sommergere anche i resti degli edifici, che ormai, sembravano voler collassare a terra. Le fronde degli alberi erano percosse dal vento e con il loro fruscio accompagnavano il gracidare delle rane e il sibilare dei serpenti, creando un rumore bianco che si sarebbe estinto soltanto all'alba. Ma per il sorgere del sole ci sarebbe voluto ancora molto tempo.
Tempo.
Thurok sapeva bene cosa fosse. Lo sapeva più di tutti gli altri. Ci aveva a che fare da molti anni. 277 per la precisione.
Sapeva che il tempo poteva portarti via molte cose, le più preziose. E le cose più preziose che Thurok possedeva in quel momento erano i ricordi. Solo quelli gli erano rimasti.
Nel piccolo appartamento di un edificio fatiscente, le cui fondamenta sprofondavano sempre più nel fango della palude, il primo Alpha prese la piccola cornice d'argento e fissò i volti della famiglia che era stata ritratta nella foto. Si trovavano sopra un divano: alle estremità due gemellini di sette anni, dagli occhi e i capelli scuri avevano i piedi affondati nei cuscini e , tenendosi a vicenda, guardavano schifati i loro genitori abbracciati che si davano un bacio a stampo.
Thurok fissò lo sguardo sulla donna. Ripercorse il profilo del volto tagliente, in totale contrasto con le morbide onde scure dei suoi capelli, e si soffermò sulle labbra rosse. Anne.
Era così felice quel giorno. Lo ricordava bene. Era il 15 aprile 2020, esattamente una settimana prima che le truppe nord Coreane sganciassero le bombe radioattive sulla città. 237 anni prima.
Anne, Todd e Josh morirono sul colpo. Quei figli di puttana avevano bombardato una scuola mentre loro erano lì. E lui li aveva persi senza poter far nulla. Era morto insieme a loro quel giorno, almeno non fisicamente. La sua anima si era persa in quel vortice spietato che come un tornado, aveva travolto tutto e tutti, portando con sé tutto ciò che riusciva a caricare, lasciando sulla sua scia una serie di gusci vuoti e inutili.
In seguito al bombardamento tutti morirono a causa delle radiazioni, del cancro, della fame. Erano rimasti soli. Il governo li aveva abbandonati, lasciandoli morire, senza intervenire.
In quei maledetti giorni Christopher era rimasto nel suo appartamento, agonizzante, preda di un dolore assurdo, dovuto alla trasformazione e alla perdita della sua famiglia. Non sapeva per quanto tempo fosse rimasto steso a terra, sul parquet, lasciando che la polvere formasse uno spesso strato su di lui e su tutto ciò che lo circondava, come un feretro su una bara.
Sentiva i suoi muscoli gonfiarsi e le ossa allungarsi. La pelle era estremamente dura e pulsava al ritmo di un bagliore verde inquietante. I denti si fecero aguzzi fin quando due zanne possenti arrivarono a sfiorargli le guance. Anche se non poteva guardarsi, in quello stato di intorpidimento, avvertiva il suo corpo mutare drasticamente. Ma non aveva il coraggio di alzarsi, di scoprire cosa ne fosse stato di lui. Non che gliene fregasse qualcosa. Non esisteva più. Non esisteva più da quando della sua famiglia non era rimasto che molecole incenerite disperse nell'ambiente.
Poi un giorno si era semplicemente alzato. Perché? Perché era arrabbiato. Perché non era morto. Era ancora vivo. Ma non era più lo stesso.
Christopher se n'era andato e aveva lasciato il posto a Thurok. Il primo Alfa. Il primo ad essere sopravvissuto alle radiazioni e ad essere mutato.
E da allora Thurok cercava vendetta. Voleva vendicarsi contro lo stato, contro quei codardi che si erano nascosti sotto terra. Voleva vederli morti. Tutti quanti. Avrebbero pagato il prezzo di essere sfuggiti alla morte.
Ma aveva bisogno di un esercito. I Radiati erano più forti di quanto immaginassero, e se i clan si fossero uniti avrebbero dato vita ad una guerra, che si sarebbe conclusa con l'estinzione del genere umano.
Erano mesi che Thurok stava viaggiando per reclutare i clan e volgerli a suo favore. Alcuni avevano accettato: i Beta, gli Epsilon e i Kappa erano radunati in un campo ad un paio di chilometri da lì.
Altri invece volevano la pace. La pace. Che ridicoli! Finché un solo essere umano respirava ancora, la pace non sarebbe stata possibile. Era questo che pensava. E il suo pensiero lo aveva reso chiaro decimando i clan che non si erano aggiunti a lui.
Niente lo avrebbe ostacolato. Neanche il tempo. Il tempo non poteva fargli più niente.
Lui era immortale.
Nota dell'autore
Eccoci qua, un'altro breve capitolo sui Villains di questa storia.
Non ho monologhi moralisti da fare, state tranquilli! Volevo solo ringraziarvi per il supporto che mi date, e come ho scritto in alcuni capitoli fa, nonostante siate pochi siete molto preziosi per me.
Un bacio >.<
Enjoy the story
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Radioactive
Science FictionTu. Fermati, adesso. Smetti di fare qualunque cosa ed inizia ad immaginare. Immagina una guerra nucleare dalle conseguenze apocalittiche. Immagina la popolazione mondiale sopperire a causa delle radiazioni, delle malattie, delle carestie. Immagina a...