16 Carcasse

46 14 8
                                    


L'ampia stanza in cui si ritrovarono era illuminata solo dalla flebile luce che proveniva dalle scale: i contorni erano poco definiti ma bastavano per delineare le figure delle carcasse di strumenti, sedie allineate, vecchie pubblicità sui muri e... scheletri. Umani. Non erano molti, ma si trovavano tutti accatastati al centro della sala, sulle piastrelle fredde del pavimento, ormai annerite dallo sporco che si era accumulato negli anni.

Landon notò che alcuni scheletri però, erano rimasti impigliati tra le transenne che un tempo avevano tentato di bloccare i numerosi corridoi che si diramavano dall'immensa sala... o forse, in quel momento, sarebbe stato più corretto chiamarla tomba.

Andromeda si avvicinò a quell'inferriata ormai decadente e la tirò giù con un forte strattone. Le transenne incatenate caddero come la torre di Babele, disperdendo pezzi metallici, resti di corpi e una gran quantità di polvere. La Radiata non si preoccupò né del baccano provocato né del rispetto per i corpi che un tempo erano stati gli involucri delle anime che li avevano abitati. Landon fece una smorfia, indispettito dal modo irrispettoso e incurante di Andromeda nei confronti dei corpi. Tale smorfia però non fu ignorata.

Andromeda capì i pensieri del ragazzo e non si scusò:<< Sono morti, sono umani>> si limitò a dire.

Il ragazzo però non prese alla leggera il suo commento:<< Come scusa?>> Nei numerosi giorni che avevano passato insieme Landon aveva imparato ad apprezzare Andromeda, nonostante fosse terribilmente scontrosa e cocciuta, ma mai avrebbe potuto pensare che potesse essere così... gretta? Ignorante? Chiusa? Magari era lui che stava soltanto esagerando, però il suo commento l'aveva lasciato turbato. Andromeda era una ragazza forte, leale, e nonostante avesse solo 18 anni era cresciuta in un'epoca difficile, la stessa di Landon, e a loro non era permesso avere un'infanzia normale. Loro avevano conosciuto fin da subito la morte, la violenza, la guerra. E per questo si era aspettato da lei un po' più di considerazione verso i morti. Specialmente gli umani. Coloro che durante i bombardamenti avevano abbandonato le loro case, nella disperata ricerca di un luogo più sicuro, nella speranza di riuscire a salvarsi. Non era stato così.

<<Andiamo>> lo sollecitò la Radiata, strappandolo via da quei pensieri troppo tristi. Si scrollò via di dosso quella permanente coltre di disperazione che lo avvolgeva da troppo tempo, e si ricordò che era stato lui a volersi ficcare in quel buco. Calpestò il pavimento sporco e la polvere che non si era ancora finita di depositare al suolo si attaccò ai suoi stivali, mentre imboccavano un tunnel che conduceva ad altre scale. Queste però erano diverse, erano striate e fatte di metallo. Infatti non appena la ragazza appoggiò il piede avvolto dalla pelle nera sul primo scalino, qualcosa scattò, e un vicino ronzio, come di qualcosa che si rimetteva in funzione, raggiunse le loro orecchie. Poi con qualche balbettio, la scala iniziò a scendere, attivata dal peso di entrambi i ragazzi, e ad avvolgersi su sé stessa. ( E chi l'avrebbe mai detto: scale mobili centenarie funzionanti! Sono cose che non accadono neanche nei fantasy più assurdi )

Con un pizzico di sorpresa Landon e Andromeda si lasciarono trasportare, assaporando un piccolo pezzo di quotidianità che doveva essere appartenuto a chissà quante persone, chissà quanti anni prima.

Scivolarono nel ventre della terra finché davanti a loro non si aprì una galleria. Come la pelle di un serpente abbandonata dal suo proprietario dopo la muta, il treno giaceva abbandonato sulle rotaie, sporco, ammaccato e persino ostruito da alcuni cumuli di macerie. Senz'altro aveva conosciuto giorni migliori.

Andromeda spalancò gli occhi, fissando l'eredità che li aveva lasciato l'uomo, e alzò la testa per osservare quello che circondava il serpente metallico. Il soffitto dalle ampie arcate era disseminato di buchi che permettevano alle ampie lame di luce solare di illuminare la galleria, ormai ricoperta da uno spesso strato di erba e piante rampicanti che si aggrappavano ad ogni appiglio.

RadioactiveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora