33 Complotti e ingiustizie

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A breve sarebbe scoppiato l'inferno. Si trattavano forse di minuti, forse di ore. Magari le sirene sarebbero scattate il mattino dopo quando le guardie avrebbero trovato le celle vuote. Asimov sperava che accadesse proprio in quel modo. Ed erano anni che non sperava.

Il presidente si sedette pesantemente sulla sedia davanti al tavolo delle riunioni. Quante volte era stato seduto in quella posizione, pensando a cosa dire al proprio popolo? A come poterlo tranquillizzare sul futuro, sulla guerra, sulle prospettive di vita?

Ora si ritrovava nella medesima posizione, cercando di trovare un motivo plausibile con cui spiegare la fuga dei traditori a cui lui stesso aveva contribuito.

Sospirò pesantemente dal naso e si iniziò a tormentare per l'ennesima volta l'anello al dito mignolo. Lo guardò meglio, studiandone i graffi e le scanalature che mostravano l'evidente usura del monile durante gli anni. Quasi trent'anni erano passati da quando sua sorella glielo aveva donato come promessa del suo ritorno al Sito dopo un'escursione militare.

Non era mai tornata a prenderselo.

La mano gli tremò al ricordo, e così l'anello cadde per terra, rotolando via dall'altro lato della stanza.

L'uomo si alzò e si abbassò di nuovo in corrispondenza del punto in cui si era fermato quel piccolo pezzo d'argento, ovvero vicino ad uno schedario.

Mentre riprendeva tra le dita il ricordo di sua sorella, Asimov alzò la testa, e quasi per caso notò una piccola sporgenza lungo il bordo orizzontale dello schedario.

C'era un piccolo bottoncino, talmente piccolo che si notava a malapena. Bisognava conoscerne l'esatta posizione se si voleva usarlo.

Asimov non ci pensò più di una volta, e avvicinò il dito al bottoncino per scoprire a cosa servisse. Al contatto, un cassettino lungo e sottile, nella parte più bassa del mobile d'acciaio, si aprì con uno scattino.

<<Ma cosa diavolo...?>> pensò il Presidente.

Aprì il cassettino e iniziò a scorrere con lo sguardo i titoli dei vari fascicoletti che vi erano contenuti. Ne prese uno fra tanti che attirò la sua attenzione.

"Livello radioattività geografico

Zona: Stati Uniti d'America"

Il fascicolo non gli era nuovo: l'attività radioattiva veniva monitorata annualmente, in modo da scoprire se ci fossero zone decontaminate. Le zone ad alto rischio venivano evidenziate in rosso sulla mappa, mentre quelle sicure e decontaminate in verde. Ovviamente erano anni che non se ne vedevano

Asimov era abituato a vedere una piccola macchiolina verde in corrispondenza del Sito, mentre tutt'attorno il colore mutava e diventava di un rosso sempre più acceso.

Rimase letteralmente a bocca aperta però quando le zone verdi erano più vaste di quanto immaginasse. Erano decine, anzi no, forse centinaia i chilometri di terra evidenziati col verde.

Fece un salto quando si rese conto di ciò che gli stava dicendo la carta. Iniziò a sfogliare tutte le pagine del fascicolo, fino ad arrivare all'ultima, in cui era indicata la data: 12 aprile 2257.

Quel file risaliva a circa 7 mesi prima. E lui non ne sapeva nulla.

Prese le cartelle precedenti e iniziò a sfogliare le pagine con foga. I suoi occhi studiavano attentamente le carte geografiche che si facevano sempre più rosse mentre andava indietro nel tempo.

Il fatto che le zone si decontaminassero aveva un senso. Dopotutto i Siti erano anche delle postazioni "temporanee"; dei rifugi in cui l'uomo sarebbe stato al sicuro dalla guerra e dall'attività radioattiva finché tutto non fosse cessato.

Erano anni ormai che speravano che la situazione potesse migliorare, affinché potessero essere fatti dei passi avanti per poter risalire in Superficie ed iniziare una vita vera. Una vita umana.

Se le cose stavano in quel modo, significava che lui sarebbe potuto salire in Superficie, in quell'esatto momento, senza alcun casco o respiratore.

Quella scoperta significava tante cose. Una però lo turbava più di tutte.

C'era un complotto. C'erano dei traditori. Ed erano parecchi.

Chiunque fosse stato, aveva agito per tutti quegli anni di nascosto senza farsi scoprire, coinvolgendo un gran numero di persone. Ma soprattutto, per fare una cosa del genere, bisognava avere molto potere... eppure, ironia della sorte, lui era l'uomo con più potere in quella struttura.

Una sirena iniziò a suonare in lontananza. Il suono era acuto e diverso da quello delle altre. Era una sirena speciale, che funzionava soltanto quando le porte esterne venivano aperte.

Questo voleva dire che qualcuno stava uscendo in Superficie.

Jahr, i sottoufficiali Bennet e Rayn ce l'avevano fatta...

In un primo momento si sentì sollevato, ma poi Asimov pensò che fosse indispensabile che loro sapessero la verità. Come dovevano saperla tutti. Era un'informazione troppo grande ed importante per poter essere nascosta, e chiunque aveva cercato di celare la verità in quegli anni, stava tramando qualcosa di veramente oscuro.

Si voltò verso il monitor per le comunicazioni, da lì avrebbe inviato un messaggio in diretta a tutti i cittadini. In quel modo avrebbe potuto diffondere la notizia velocemente, in modo chiaro. Magari l'avrebbero fatto anche fuori, ma poco importava. La sua priorità era far sì che il suo popolo si rendesse conto di come le cose stessero veramente andando.

Doveva trovare i traditori e giustiziarli. Sì, l'avrebbe fatto.

L'avrebbe fatto.

Se una pallottola non l'avesse colpito al petto.

<<Vecchio mio, cosa stai combinando?>> dei passi echeggiarono per la stanza, mentre il presidente cercava di spostare la sua mano dove era stato colpito.

Le orecchie fischiavano furiose, mentre la vista era sfocata, e il corpo era attraversato da fiamme.

Il dolore più cieco lo invadeva, specialmente nella zona della spalla destra, ma ciò non gli impedì di vedere con chiarezza il voltò dell'uomo che si stava inginocchiando accanto a lui.

<<Non avresti dovuto trovare quei documenti. In questo modo stai velocizzando tutta la procedura. Vedi...>> l'uomo dalle dita nodose strappò i file che Asimov stringeva ancora convulsamente tra le dita. <<In questo modo mi fai saltare le tappe; e poi, amico mio, avevo pianificato un'altra morte per te, meno dolorosa, molto più tranquilla. Peccato che tu non me l'abbia permesso!>> l'uomo rise. La sua era una risata scellerata. Perfida. Malata.

<<Non fa niente. Troverò il modo per uscire da questa situazione: sarà facile incolpare i fuggiaschi. E con la tua morte prenderò tutto il tuo potere. Comanderò io, finalmente. Il futuro di queste persone, delle ultime persone che sono rimaste in questo mondo, è nelle mie mani!>>

Una altra risata.

Molto più scellerata della precedente.

Fu quella l'ultima cosa che sentì Asimov, mentre il sangue caldo gli scorreva su tutto il corpo, finendo ad imbrattare l'anello che stringeva nel palmo.

Nota dell'autore

Finisce in questo modo la vita di Asimov, un personaggio che ho sempre amato e rispettato per la sua dedizione ai valori e alla razionalità. È un personaggio, che per certi versi richiama anche Atreo.

Ed è totalmente ingiusta la sua morte. Ma, secondo voi, chi sarà stato ad ucciderlo? 

Enjoy the story

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