Iniziò tutto con un forte rombo, come se un tuono stesse squarciando il cielo. E proprio dal cielo si riversarono un caccia e un bombardiere.
Mentre i Radiati guardavano sconvolti quei mostri metallici che incombevano sulle loro teste, la luce del giorno illuminò il campo in cui stava per svolgersi lo scontro.
Non persero tempo: il caccia iniziò a colpire l'imponente portone metallico in modo da permettere alle truppe di terra di passare attraverso la breccia.
I Radiati che facevano da sentinelle sulla recinzione o vennero colpiti dai proiettili oppure caddero da quei cinque metri di altezza fracassandosi le ossa. Ajax si voltò, dando le spalle a quello spettacolo raccapricciante:
<<Arcieri, in posizione! Truppe di terra, avvicinatevi alla porta!>>
Nonostante le sue urla fossero quasi sopraffatte dal cozzare dei colpi sul metallo, le truppe di terra si disposero davanti al portone delle mura, mantenendo una distanza minima per non essere colpiti, e lasciando così spazio ad una ventina di arcieri. Questi alzarono gli archi verso il caccia, puntando alle parti più fragili, come al vetro della cabina del guidatore, e iniziarono a sparare.
Tander guardò come le frecce rimbalzavano impotenti sulle superfici rinforzate del velivolo e di come solo alcune graffiassero il vetro. Andare contro un caccia con archi e frecce? Abbastanza inutile. Sarebbero morti prima di iniziare se le cose avessero continuato ad andare in quel modo.
Così il ragazzo uscì dalla formazione delle truppe di terra e raggiunse gli arcieri in modo da avere una visuale migliore. Appoggiò la mitragliatrice sulla spalla e premette il grilletto. La scarica di colpi partì veloce fino ad impattare al centro del vetro che iniziò a incrinarsi. Era più duro di quanto immaginasse.
Finì di scaricare l'intero caricatore, poi si girò ad urlare agli arcieri dietro di lui, mentre ricaricava l'arma:
<<Puntate tutti al centro della cabina di pilotaggio, dove il vetro è già incrinato!>>
I Radiati assentirono e non appena Tander puntò il mirino sulle incrinature una pioggia di proiettili e frecce impattò sul caccia e poco dopo il vetro cedette ammazzando il pilota, che perdendo il controllo, fece precipitare l'aereo che si schiantò al suolo abbattendo gli alberi all'interno del campo. Mentre il caccia si estingueva nelle fiamme provocate dallo schianto, il bombardiere avanzò con la sua immensa mole e continuò il lavoro incompiuto del caccia.
Tander si tastò il cinturone in vita: gli rimanevano solo due caricatori e non sarebbero serviti a niente contro il colosso metallico. Si guardò disperato intorno, pregando che qualcuno avesse una qualche soluzione oppure una minima idea per risolvere quel problema.
Notò che le truppe che si erano distribuite lungo tutto il perimetro delle mura erano intente a respingere i soldati che cercavano di riversarsi nel campo. Dei rampini erano agganciati alla sommità delle mura e gli Omega cercavano di tagliare le funi sintetiche meglio che potevano. Per fortuna per quel lavoro non avevano bisogno di proiettili e le loro lame affilate erano più che sufficienti.
Poi nel suo campo visivo entrò il viso di Akiva, leggermente pallido, che guardava con angoscia il bombardiere che continuava a sganciare i proiettili sul portone metalli, il quale si era fatto incandescente sotto la scarica: non avrebbe retto ancora per molto.
Tander corse verso di lei e la prese per un braccio, facendola voltare verso di lui: <<Dimmi che in quell'armeria avete qualcosa di più potente di spade e archi...>>
Lo sguardo di Akiva si perse nel vuoto, passando mentalmente in rassegna ogni arma posseduta dal clan. Poi un lampo le attraversò lo sguardo e, con rinnovata fiducia, parlò:<<Penso di sì, ma nessuno di noi sa come usarlo.>>
STAI LEGGENDO
Radioactive
Science FictionTu. Fermati, adesso. Smetti di fare qualunque cosa ed inizia ad immaginare. Immagina una guerra nucleare dalle conseguenze apocalittiche. Immagina la popolazione mondiale sopperire a causa delle radiazioni, delle malattie, delle carestie. Immagina a...