8 Speranza

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Sarebbe stato troppo facile dormire. Dopo una giornata come quella, piena di avvenimenti e colpi di scena, Tander era esausto e non desiderava fare altro che sprofondare fra le dolci braccia del sonno. Ma c'era qualcosa che glielo impediva. Aveva l'impressione che qualche ombra nella sua mente si divertisse a dargli il tormento: era decisa a lasciarlo in un perenne stato di ansia.

Al contrario, Landon era sprofondato nel sonno nel momento in cui i raggi del sole avevano abbandonato quella parte di globo. Dormiva pesantemente e completamente rilassato. Tander si permise di essere un po' geloso di questa sua capacità.

Si girò sul lettino e guardò nella stanza buia illuminata dalle stelle e da alcune lanterne. La struttura di vetro era stranamente calda, isolava dall'esterno il freddo innaturale che sopraggiungeva di notte non appena il sole scompariva, e permetteva ai suoi occhi di vagare sul mondo esterno a lui sconosciuto.

Quando gli era capitato di pensare al mondo esterno aveva immaginato delle rovine, la natura che riprendeva possesso della sua terra, coprendo tutto con la vegetazione, ma era rimasto sconvolto dai Radiati. Li avevano descritti come primitivi, rozzi... delle bestie incivili e violente. Ma ciò che Tander aveva visto era completamente diverso: i Radiati erano organizzati in una società stratificata e civilizzata; non vivevano in tende o baracche, vivevano in strutture di tutto punto recuperate da vecchi edifici o costruite da zero. Cosa sarebbe successo se gli uomini avrebbero conosciuto la verità, che al di sopra delle loro teste fiorivano civiltà e non tribù primitive?

Scosso dai pensieri Tander sì alzò, buttando a terra le coperte, e si avvicinò alla parete di vetro più vicina. Era una notte di luna nuova, illuminata solo dalle stelle che spiccavano nel cielo terso. Nonostante il buio generale, si distinguevano facilmente gli alberi, le cui fronde venivano avvolte dal vento e condotte in una danza dolce e continua. A circondare la vegetazione c'erano imponenti edifici, miracolosamente sopravvissuti alle guerre, che ricordavano la grandezza del loro passato.

Il ragazzo rimase in piedi per un bel pezzo, imprimendo nella memoria la tranquillità e la bellezza delle quali quella notte era intrisa.

<<Immagino che sottoterra la vista non sia come questa?>>

Tander sobbalzò, ma cercò di non darlo a vedere continuando a fissare il panorama. Quando Akiva lo raggiunse al suo fianco, si voltò e la guardò. I suoi occhi verdi erano particolarmente luminosi al buio: tradivano la genetica e il fatto che non fosse umana.

<<Non ho mai visto nulla del genere in tutta la mia vita.>> Tander ebbe un piccolo dubbio mentre le sue labbra pronunciavano quelle parole: non sapeva se si stesse riferendo al mondo in superficie o a qualcos'altro... a qualcun altro.

Akiva lo fissò curiosa e anche un po' dispiaciuta conoscendo le condizioni in cui versavano gli umani. Ma i suoi occhi si indurirono subito. << Siete stati voi a scavarvi la fossa e a separarvi dal resto del mondo in quella tomba di cemento secoli fa.>> Lo guardò con durezza e rimprovero. Tander inizialmente rimase scioccato dal cambio di umore repentino della Radiata, però non si infuriò, né cercò di negare ciò che aveva detto. Anzi si mise nei suoi panni, nel pensiero della sua gente e comprese tutto il riserbo che i Radiati provavano per gli umani.

Sì portò una mano al mento, e dopo alcuni secondi di riflessione la guardò di nuovo negli occhi :<< Hai ragione, ma non puoi incolpare me di ciò che hanno fatto i miei antenati. Il mio unico errore è stato quello di essere nato nel fronte sbagliato.>>

Akiva lo fissò, stranamente colpita dalle sue parole, dal fatto che non si fosse arrabbiato e che le sue parole suonassero quasi come una scusa. Abbassò gli occhi sulla punta dei suoi piedi e continuò a parlare:<< Da quando mio nonno Atreo è diventato capo clan Omega, ha sempre cercato un modo per diminuire il divario e l'odio tra le nostre specie. Ovviamente le occasioni sono state poche, ed è anche difficile trattare con voi umani. Però penso che il Cielo gli abbia dato una possibilità oggi. È questo il motivo per cui siete qui e non siete ancora morti: siete troppo importanti.>> Akiva guardò lui e poi Landon alcuni metri più in là: sul suo viso corrucciato si leggevano mille emozioni, ma una in particolare spiccava. Quel tipo di emozione Tander non la provava da anni. Non provava speranza da quando i suoi genitori erano morti.

Torneremo a prenderti Bugia

Tander scosse forte la testa, cercando di zittire i ricordi e concentrò di nuovo il suo sguardo sulla ragazza.

<< Comunque non ho ancora avuto l'occasione di presentarmi. Mi chiamo Tander Reyn.>> porse la mano alla Radiata. Lei gli rivolse un sorriso, stupita da quell'iniziativa. Gli porse a sua volta la mano e la strinse: << Il mio nome è Akiva del clan Omega>>


...


Nascosto dalla buia notte e appoggiato ad una vecchia quercia, Atreo guardava quello che sarebbe stata la salvezza del suo popolo e forse dell'intera umanità: un umano e una radiata che si stringevano per mano.

Una cosa del genere non era mai successa. Quello era un nuovo inizio.

Il suo piano avrebbe funzionato.

Doveva funzionare. Oppure sarebbero tutti morti.


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