1 Una nuova missione

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Una caratteristica del Sito erano gli infiniti corridoi pitturati di un bianco sporco, illuminati da quelle fredde e sfarfallanti luci al neon. I toni erano monocolori, tristi e noiosi, intervallati ogni tanto da macchie verdi di muffa. Di fatti, era proprio la muffa a rendere quei luoghi distinguibili e nonostante Tander percorresse quei corridoi da vent'anni, spesso si doveva soffermare ad osservare le diramazioni di muffa e le incrostazioni per capire a che livello del Sito si trovasse. A giudicare dalle vene gialle e verdi che solcavano le pareti dai soffitti fino ai pavimenti, si trovava in uno dei piani più profondi del Sito, a circa trenta metri dalla Superficie. Normalmente si sarebbe agitato nel girare a quelle profondità, dove la pressione lo aggrediva, comprimendogli la testa come a volerla far scoppiare ma, in quel caso, si limitò a sopportare la sgradevole condizione. Infatti, stare ai piani più alti non era conveniente specialmente in quel momento in cui era in atto un bombardamento. I neon sfarfallavano ad ogni colpo, alcuni rimanendo del tutto spenti, e della polvere bianca cadeva giù dal soffitto: una minaccia, e forse un presagio, di quello che sarebbe potuto accadere se la struttura avesse ceduto.

Tander si fermò ad un colpo più forte, che gli fece vibrare le ossa e gli diede l'impressione che gli organi stessero combattendo fra loro al suo interno. Sentì il morso della paura, della claustrofobia, della possibilità che i quintali di cemento armato che si trovavano sopra di lui potessero cedere da un momento all'altro: sullo stomaco ne avvertiva tutto il peso. Non appena la terra smise di tremare, cominciò a camminare a passo svelto lungo il corridoio, avvertendo la targhetta da sottoufficiale rimbalzargli sul petto e la missiva che aveva in mano farsi molliccia a causa del sudore. La puzza di muffa gli metteva la nausea. Vivere sotto terra gli metteva ansia. Curioso visto che viveva in un caveau sotterraneo in un periodo di guerra. Il suo corpo gli gridava di scappare via da quel buco ma, purtroppo, non era possibile. Ad impedirlo non erano solo le misure di sicurezza, ma anche il fatto che salire in Superficie sarebbe stato un suicidio assicurato senza le dovute precauzioni. 

Arrivato finalmente alla fine del corridoio si fermò davanti alla porta blindata e alle due guardie armate: sfilò il tesserino magnetico dalla tasca e lo passò sotto al lettore. Una voce metallica annunciò: Tander Reyn, accesso consentito in area A3. Il portone si aprì automaticamente con uno sbuffo ed il soldato entrò nella stanza. In piedi davanti ad un enorme tavolo d'acciaio, i quattro ufficiali erano separati in due schiere, mentre il presidente del Sito ascoltava pensoso le urla che gli uomini si lanciavano da una parte all'altra.

<<Non possiamo permettere che il Sito di Pyongyang ci attacchi di nuovo! Il caveau non può resistere ancora, si stanno formando crepe che potrebbero essere potenzialmente mortali. Non possiamo mettere a rischio la vita di centinaia di persone. Dovremmo dividerci nei vari avamposti: è il metodo più sicuro.>> Disse il superiore Jahr.

Il superiore Jahr era il classico uomo tutto d'un pezzo. Era alto e muscoloso, le braccia erano come tronchi e il viso era rigato dalle rughe della fatica e dalle numerose cicatrici riportate in battaglia. Egli aveva combattuto per molto tempo in Superficie, ma dopo aver sostituito la mano destra con un uncino, i medici avevano stabilito che gli scontri diretti per lui sarebbero potuti essere fatali, e quindi era stato relegato all'amministrazione e all'addestramento reclute. Il povero vecchio Jahr dopo aver perso la mano e l'onore, era anche retrocesso dalla posizione di generale. Nonostante il suo declassamento però, il Presidente aveva deciso di tenerlo nel Consiglio.

<<No, non scapperemo, non lasceremo che i coreani vincano con tanta facilità. Contrattaccheremo invece, e distruggeremo finalmente dopo 100 anni il loro Sito. Presidente, chiedo un impiego di forze armate massimale. Il più grande e potente che ci sia stato in tutti questi anni.>> Il generale Donald non era certo il tipo da sprecare un'opportunità del genere: i coreani finalmente, dopo numerosi attacchi, gli avevano fornito il pretesto per iniziare una nuova campagna militare, come se non ce ne fossero abbastanza in atto. Era un uomo virile, forte e muscoloso più del superiore Jahr. Aveva entrambe le mani e sul suo curriculum militare la parola "sconfitta" era usata solo per le armate che aveva combattuto. Egli era l'emblema, il simbolo della forza militare, il sogno e l'ambizione di ogni recluta, escluso però Tander. A quel punto il ragazzo si schiarì la gola e il gruppo si girò verso di lui. Gli occhi del generale Donald si posarono su di lui con fare minaccioso: <<Sottoufficiale esci immediatamente, è in atto una riunione del Consiglio. A meno che tu non sia venuto a dirci che i coreani sono tutti crepati per le radiazioni; in caso contrario puoi anche sparire.>> Sul viso dell'ufficiale inferiore Nev che sostava accanto al generale, si dipinse un sorriso sornione.  Al che Tander si fece avanti e marciò fino al tavolo imbandito di carte, mappe e computer. Allungò la lettera che aveva in mano da alcuni minuti, tutta arricciata e impregnata dal suo sudore, al Presidente. <<Una lettera per voi signore, direttamente dal Centro di Sicurezza. È piuttosto urgente>>. Il Presidente Asimov si riprese dai suoi pensieri e scartò velocemente la lettera. Più i suoi occhi discorrevano verso il basso, più la sua fronte si arricciava e tratti di preoccupazione si dipinsero sul suo volto stanco.

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