Capitolo 9

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Narra Peter:
-Signor Lanzani, come sta?- mi chiese il giudice Nicolas Vasquez appena mi vide, mi mise una mano in torno alla schiena ed insieme ci avviammo verso la porta. -Le va un caffè?- feci cenno di si con la testa. La caffetteria era quasi vuota, non sapevo se preferivo il fatto che nessuno ci potesse sentire o se preferivo che non potessimo parlare per il casino. Ci sedemmo ad un tavolino ed ordinammo due caffè neri, appena il cameriere se ne fu andato lo sguardo del giudice si fece più duro, scrutatore e stava studiando la mia espressione, le mie mosse, impacciate. -Bel tempo, no? Dopo il giorno di pioggia di ieri, finalmente un po' di sole, anche se a me piace la pioggia- dissi tutto d'un fiato. -Non perdiamoci in chiacchiere- mi interruppe -vada al punto Lanzani. Siamo qui per Mariana Esposito- disse. Feci cenno di si con la testa e mi dissi di calmarmi, di rilassarmi, che lui non poteva sapere ciò che c'era fra me e quella ragazza, eppure per me era come se tutto il mondo sapesse qualcosa, il postino quando ero andato a prendere la posta, mia sorella sta mattina, la madre di Lali, il padre di Lali, il giudice, perfino il cameriere. Feci un respiro profondo e dissi -Si sta iniziando ad aprire- l'espressione del giudice cambiò, da indagatrice si fece stupita. -Realmente?- mi chiese incredulo. Feci cenno di si con la testa, mettendo lo zucchero di canna nel caffè e girandolo con cucchiaino. -Allora perché mi sembra così stressato?- mi domandò. Alzai lo sguardo dal caffè, poi non sopportando il suo sguardo lo riabbassai. -Perché parlare di Lali mi rende un po' nervoso- dissi e non mi accorsi del mio sbaglio, finché il giudice non mi chiese -Lali?- e lì mi ricordai che dovevo chiamarla Mariana, perché quello era il suo nome e Lali era il suo soprannome, che io non dovrei nemmeno conoscere. -Si, ha voluto che la chiamassi così, è il suo nomignolo- dissi. Lui fece cenno di si con la testa e disse -Si, lo so. Mariana ha chiesto che la chiamasse così?- domandò incredulo, feci cenno di si con la testa, stringendomi le mani sudate sotto il tavolo più che stressato. -Si sta aprendo e le ha chiesto di chiamarla Lali, è meraviglioso- disse. Lo guardai meravigliato, possibile non si fosse accorto di nulla, eppure avevo scritto colpevole sulla fronte. -Lei mi sembra un po' giù, è accaduto qualcosa?- mi domandò. -Lali ha molti problemi familiari- dissi, ormai senza più importarmi di come la chiamavo. -Lo so, è per questo che sta venendo da lei- mi fece presente il giudice. -Lei dice che sono uguali a prima, ma secondo stanno aumentando. Il padre è troppo scontroso e se l'è presa con me, un giorno che l'ero andata a trovare per fare dei controlli e la madre crede che sia una puttana- dissi, cercando mascherare la mia preoccupazione e la mia tristezza, cercando di essere distaccato mentre raccontavo la storia di Lali, quella che ormai conoscevo a memoria, quella che la faceva soffrire tanto. -Lei crede che dovremmo mandarla in una casa famiglia?- mi chiese. -Non lo so- dissi. -Credo che forse dovremmo per un po', per vedere se il padre mette la testa a posto e la madre non cerchi di capirla meglio- gli spiegai. -Non è la prima volta che uno psicologo mi mette questa scelta, il problema è la madre, ne morirebbe- disse. -Io lo so, capisco, ma penso prima di tutto ai problemi della mia paziente e Lali non sta bene lì, soffre, sta male e piange molto- dissi. Lui alzò un sopracciglio -Piange?- chiese. Feci cenno di si con la testa, non capendo dove volesse andare a parare. -La signorina Esposito non piange da un anno, dalla morte del fratello, non riusciva a liberarsi. Lei Lanzani è un talento, come ha fatto?- mi domandò. -è un segreto fra la mia paziente e me- dissi. -Per favore- disse. -Il trucco non c'è, Lali ha bisogno di essere capita ed ascoltata, Lali non è cattiva, Lali ha paura, soffre molto, anche se non lo da a vedere. Però Lali è una brava persona che non merita tutto ciò che le sta succedendo- dissi -volevo chiederle di farla venire a stare da me per alcuni giorni, credo che potrebbe aiutarla, farla stare meglio, credo che riuscirò a farla aprire ancora di più e a riuscire a vedere se l'idea della casa famiglia non sia la cosa migliore- dissi. Lui fece cenno di si con la testa -Accetto, credo che lei sia molto intelligente, ma stia attento, perché quella ragazza è fra le sue mani, non la lascia cadere, è fragile e si potrebbe rompere- feci cenno di si con la testa, non poteva usare una metafora migliore.

Per sempre insieme LaliterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora