Peter si sistemò gli occhiali, che gli stavano scivolando dal naso. -Non parli molto, eh?- disse. Lei lo stava fissando, ma il suo sguardo era vitreo, come se stesse oltrepassando il suo corpo e guardando qualcosa dietro di lui, che solo lei poteva vedere. -Ascolta Lali so che è molto difficile la tua situazione, so che stai male, ma non puoi evitare di parlare- disse. Lei sbattete le palpebre, il suo sguardo era diventato più duro, ma anche più pieno di vita di qualche momento prima. -Lei lo sa?- domandò, la voce fievole, quasi inaudibile e dura, molto dura. -lei lo sa dottore com'è vedere il corpo del proprio fratello appeso ad una corda, penzolante, morto? Lei sa cosa significa scoprirlo leggendo una lettera che lui ha scritto poco prima di compiere quel gesto? Lei lo sa cosa significa guardare la propria vita per settimane come se stessi guardando un film? Non potevo fare nulla, nessuna azione, ero rinchiusa in ospedale, mi dovevano costringere a mangiare, per farmi dormire mi dovevano dare dei sonniferi, ed ogni giorno almeno un calmante perché urlavo e tentavo di scappare. Lei lo sa cosa significa svegliarsi ogni mattina e sperare che ciò che era successo il giorno prima fosse solo un sogno? Lei lo sa?- lui scosse la testa, senza sapere effettivamente cosa dire. Peter sapeva che non era il primo psicologo della ragazza, sapeva che ne aveva avuti molti, e che tutti si erano arresi dopo poco, per il fatto che la ragazza non parlasse o perché si metteva a fare la pazza. Forse la ragazza stava migliorando, dopo tutto era il primo con cui si esprimeva con rabbia, ma anche con calma. -Lali, non lo so, ma potresti dirmelo tu- le propose. Lei lo fissò per un momento prima di dire -Non si può spiegare a parole, non mi capirebbe, come tutti- Lui sospirò. -Dimmi come ti senti- le disse. Lei lo guardò per un attimo senza dire alcun che, poi sospirando gli rispose -Sono furiosa- lui annotò la risposta della ragazza su un foglio e poi le domandò -Con chi?- lei fece spallucce e le rispose come se fosse naturale -Con mio fratello perché mi ha abbandonato, con mia madre perché si è scordata di avere un altra figlia oltre a quello che ha perso, con mio padre perché è un ubriacone che non pensa alla sua famiglia, con il giudice perché mi ha costretta alla psicoanalisi, con lei, anche se non è un fatto personale, ma odio gli psicologhi- lui fece cenno di si con la testa, mentre scriveva ciò che aveva appena finito di dire. -Ciò che scrive su quel foglio non servirà, si arrenderà come tutti- lui alzò lo sguardo dal foglio e la guardò -Come puoi sapere che io sarò come tutti gli altri?- le domandò, posando la penna sulla scrivania ed unendo le mani. -Perché siete tutti identici, una targhetta dorata che mostra il vostro dottorato, gli occhiali, i capelli tirati all'indietro, uno studio polveroso pieno di libri ed una sicurezza disarmante negli occhi, ma contro di me, nulla di tutto ciò vi servirà- gli rispose. -Io non sono contro di te Lali- le disse -io sono qui per starti accanto, per capirti, per aiutarti- tentò di spiegarle. Lei scosse la testa. -Come ho detto prima lei non può capirmi. Nessuno può, molte volte nemmeno io mi capisco, sarà per questo che mi costringono a venire da lei, perché sono pazza, come dicono tutti- lui la guardò. -Lali, la psicoanalisi non è per i pazzi, aiuta le persone che ne hanno bisogno. Tu non sei pazza, tu stai soffrendo- le rispose. Lei lo guardò per un attimo, uno sguardo trasparente, triste e pieno di dolore, un dolore immenso che non aveva parole per essere descritto. Lei non lo aveva mai mostrato questo dolore, lei si era semplicemente allontanata, per questo Peter pensava che lei stesse facendo dei miglioramenti. -Allora perché mia madre non fa psicoanalisi?- domandò lei di getto, abbassando lo sguardo e posandolo sulle sue mani, che stava intrecciando sotto al tavolo. -Perché tua madre non ha infranto la legge, perciò il giudice non l'ha obbligata. I medici glielo hanno consigliato, a tuo padre, ma se la tua psicoanalisi viene pagata dallo stato, quella di tua madre andrebbe pagata di tasca vostra, e dati i vostri problemi economici, tuo padre ha rifiutato- le fece capire. Lei scosse la testa -Mio padre pensa solo ai soldi, ma non sa guadagnarli- commentò lei. -Perché non mi parli di lui?- le domandò. Lei scosse la testa -Non c'è molto da dire, è solo un ubriacone che non ama la sua famiglia e che preferirebbe bere tutto il giorno che vivere- disse. -dato che sa tutto su di me, mi può spiegare che ci faccio qui?- gli chiese. Peter la guardò e le disse -Perché hai bisogno di aiuto, le tue azioni fanno intendere che stai molto male- lei scosse la testa e si alzò dalla sedia -Io non ho bisogno di aiuto, io non voglio l'aiuto di nessuno, e non voglio stare qui, non ho bisogno ne di lei, ne dei farmaci che mi costringete ad assumere, sto solo male per aver perso mio fratello, è cosi difficile da capire?- urlò lei, e poi si buttò a terra a piangere. Peter avrebbe tanto voluto chiamare i medici, doveva solo schiacciare un bottone, ma questo non avrebbe fatto altro che mettere la ragazza contro di lui. Anche se la sua testa gli diceva di non farlo, Peter si alzò dalla sedia e con calma si avvicinò alla ragazza, si abbassò e l'abbracciò, le accarezzò la schiena e le sussurro -Andrà tutto bene, te lo prometto. Lasciati andare-
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Per sempre insieme Laliter
FanficLali è una ragazza con una vita difficile, e per questo si lascia molto andare, arrivata sulla punta del precipizio pensa di non poter più tornare in dietro ed è pronta a buttarsi, ma prima che lei possa cadere, appare un qualcuno, le afferra la man...